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 2023  agosto 02 Mercoledì calendario

Una bella intervista a Brunello e Federica Cucinelli

«Lei aveva 16 anni e mezzo e io 17, suvvia la stessa età. Perché la differenza sono solo sei mesi. E non mi guardare così perché non è un anno...». «Io sono del ‘54 e tu del ‘53. A settembre ne compi 70 e io ne avrò sempre 69».
Ridono Brunello e Federica Cucinelli, marito e moglie dal 7 marzo 1982 ma innamorati da 52 anni. «Avevo un vespino color panna e ogni mattina seguivo la corriera che portava Federica a scuola». «Cosa dici? Il nostro primo incontro è stato alla Città della domenica, a ballare un pomeriggio. È lì che mi hai notato. Chissà poi perché? Andavamo alla stessa scuola: tu geometra e io ragioneria. Poi a voi vi hanno spostato nell’ex ospedale psichiatrico e vi prendevamo in giro dicendo “i geometri sono andati ai matti”».
Ascoltarli è un piacere. Racconti e sintonie e punti di vista d’altri tempi. «Ero appena arrivato dalla campagna, in città, ad Arezzo. Non sapevo cosa fosse l’elettricità, l’acqua calda e la tv. Scoprivo le cose piano, piano. Alla Città della domenica, una specie di Disneyland di cinquant’anni fa, arrivavano i pullman delle gite. Pensavo che lei fosse una di fuori. Solo il giorno dopo vidi che frequentava il mio istituto. E cominciai a seguire la sua corriera con il cinquantino. Pensavo di conquistarla così con il vespino e il mio lungo cappotto cammello da zar. Ma nulla. Respirai carbonio da ottobre a dicembre». «Lo notavo. Lo notavo. E ne ridevo con le mie amiche. Mi piaceva questo gioco di farlo aspettare e a volte depistarlo».
Neanche un cenno?
«Nulla. Dovetti aspettare marzo. Ancora alla Città della domenica. Si ballavano i lenti. La invitai in pista, la strinsi a me e la baciai. Gli amici ridevano di noi: entrambi avevamo i capelli lunghi e in due non facevamo 100 chili: “Tu e Federica – dicevano – neanche se fate l’amore su di un barile di latta vi si sente!”».
Il bacio divenne amore?
«Macché! Ci furono le presentazioni in famiglia con i pranzi a casa dove non mangiavo per lo stress e gli appuntamenti nella piazza della chiesa a Solomeo con la nonna dietro con la frusta. Adesso invece entrano in casa e ti danno del tu e tutti sono rilassati. Incredibile».
«La nonna controllava le distanze. Ricordo le telefonate di Brunello: io a casa e lui al bar dove stava, sempre. Mio padre quando lo vide la prima volta disse: “Guarda tuo cugino ha portato un’amica... ma era Brunello con i capelli lunghi».
Il bar?
«Sempre, dai 17 anni ai 25 anni. O lì o dal sarto vicino, l’amico che mi faceva i completi per andare agli appuntamenti con Federica, a giocare a carte o a scacchi fantasticando di essere Fischer o Spasskij e a parlare di calcio, politica, donne e matematica».
«Loro, i ragazzi, vivevano lì. Io non sono mai entrata. Gelosa? Ero giovanissima. Non mi importava. Certo loro erano i giovani di Ferro di Cavallo e qui da noi a Solomeo dicevano fossero tutti un po’ scapestrati e giocatori di carte».
Dal bacio all’amore?
«Non sapevamo nulla. Niente di niente. Non avevo neanche mai visto una donna in costume. Figurarsi se sapevo come si faceva all’amore. Lo scoprimmo insieme. Presi la patente e comperai l’auto, una Mini Minor. Era il 26 dicembre, il giorno dopo Natale. Fu la prima volta per tutti e due. Si andava tutti nello stesso bosco».
«Eravamo magri, magri però ci amavamo tanto. E sì lui mi piaceva perché era un po’ matto, non come gli altri».
Ma a vent’anni parlava già con i filosofi?
«Non proprio. Però era un visionario. Ricordo una volta, fra le prime, che eravamo in piazza a Solomeo e lui alzò gli occhi verso la torre e disse “questa sarà nostra e aiuteremo tutti a far rinascere il paese”. Gli credetti».
«Ma non lavoravo ancora a quei tempi. Giocavo a carte! E vincevo. Poi Federica e sua sorella misero su un negozio di abbigliamento e ogni tanto le seguivo dai fornitori. È così sono entrato nella moda».
Quindi senza «la» Federica di Solomeo, oggi non ci sarebbe nulla?
«Già è così. Tutti a dire che genio è Brunello e invece è tutto merito di Federica. E tutt’ora è lei l’anima e il cuore di questo borgo. Lei organizza e fa per la comunità».
«Diciamo che feci entrare Brunello nel nostro mondo che era una vita di paese dove ci si conosceva e si aiutava tutti. Una famiglia allargata. Ci si ritrovava e ci si ritrova».
«Era bellissimo: bambini e adulti, sempre insieme. Mi sono sentito un po’ custode di quella bellezza. Da subito andammo a vivere tutti lì. E la nascita delle bambine non cambiò gli equilibri; non eravamo mai soli. Specialmente lei, quando io cominciavo ad essere sempre in giro per lavoro. Questa è la forza e la vita bella del paese».
«Non mi è pesato stare dietro: sono felice che Brunello sia entrato e abbia reso Solomeo un luogo famoso nel mondo. Io con lui ho vissuto una favola».
La testa a posto Brunello Cucinelli quindi quando l’ha messa?
«Tardi... Dopo tre anni di ingegneria, a 25 anni. Mio padre mi diceva tutti i giorni: “Come va la scuola?”. E io: “Babbo potrebbe andare meglio”. I miei due fratelli lavoravano e io facevo il signorino».
«Vuoi dire il viziato. Al sabato quando ero in negozio, fuori Perugia, lui passava prima di andare a fare il bagno al lago. Alla sera tornava e stavamo insieme sino alle 11. Poi lui andava al bar e io a Solomeo con le amiche. Ognuno i suoi spazi e la sua libertà. Ieri e ora».
«Ancora oggi è così: lei va giù a cantare nel coro o guarda i suoi sceneggiati, come li chiama la zia, e io resto a rincoglionirmi con il fuoco o a leggere dei miei filosofi e dei miei santi».
Qualcosa che non va?
«Brunello odia viaggiare. Io lo amo. Una volta andò e tornò dalla Mongolia, per una foto, in un giorno. In questo proprio non ci capiamo. Così me ne vado in giro con il mio coro polifonico».
«Io farei come Kant, non mi muoverei mai da casa».
Quando arrivò Brunello a casa parlando di cashmere?
«Federica, che è la cugina prima di Schopenhauer, era scettica».
«Un giorno venne a casa con un pacchetto di cambiali infinte e firmate. “Oddio Brunello che hai fatto?”. E non lo ostacolai, no. Anche perché non sarebbe stato e non è facile fermarlo».
«Avevo comperato la torre con 250 milioni di cambiali. Confortato dal proprietario che mi disse: “Non ti preoccupare, le sposteremo”. Non certo da Federica-Schopenauer che disse: “Sarà!”».
Litigi?
«Pochissimo anche perché io non ho mai visto i miei farlo. All’inizio le dissi solo: “Ti raccomando non ti venga mai in mente di offendermi perché sono figlio di contadini. Per il resto puoi dirmi tutto”. Ma non ce n’è stato bisogno».
Chi è cambiato di più?
«Brunello, è diventato più riflessivo. Anche se a me piaceva matto».
«Per forza, prima abbiamo messo su un allevamento di lombrichi, poi di lumache che sono scappate e l’idea dei conigli che non è decollata. Dovevo mettere la testa a posto».
Gelosie?
«Era bella e corteggiata.... Ma che ti ridi?».
«Non è mai stato geloso. Io sì invece. Ma che ti ridi?». E ridono, entrambi, innamorati da 52 anni.