la Repubblica, 4 agosto 2023
I cimeli di Freddie Mercury all’asta
LONDRA – Il re è nudo. King Freddie Mercury, nessuno ti aveva mai visto così. Eccoli, i tuoi costumi, anzi praticamente tutto il guardaroba. I gioielli, i kimono e le stampe dell’adorato Giappone. E poi gli appunti inediti, il primo manoscritto scarabocchiato del testo diBohemian rhapsody che inizialmente era Mongolian rhapsody prima della censura. La corona, il mantello regale e la canotta gialla Champion dell’ultimo concerto dei suoi Queen a Knebworth nel 1986. Fino allo Yamaha G2 baby grand piano, lucido e tenebroso, dove ha creato quasi tutti i suoi capolavori, fino aBarcelona con Montserrat Caballé: una pietra filosofale dell’arte, della musica e della viva leggenda di Freddie Mercury, morto troppo presto, il 24 novembre 1991, a 45 anni, per una polmonite provocata dall’Aids.
E dunque: se siete fan, devoti di re Farrokh Bulsara (suo vero nome) o semplici appassionati di musica, non potete mancare la mostra che da oggi e per un mese barderà la sede di Sotheby’s a New Bond Street, a Londra. Freddie Mercury: A world of his own, ingresso gratuito. Perché, tramite “l’amore della sua vita” e unica vera ereditiera di re Freddie, Mary Austin, la casa d’aste ha acquisito oltre 1.400 oggetti, preziosi, scritti e segreti di Mercury. Dal 6 settembre andranno all’asta, «forse la più democratica della nostra storia», dichiara lo specialista di Sotheby’s Thomas Williams, visto che si partirà da circa 120 euro per il kit da cucito di Mercury o da circa 50 per il pettine per sopracciglia di Tiffany.
Sotheby’s conta di raccogliere 2 o 3 milioni di sterline solo dalla vendita del pianoforte Yamaha G2, oltre un milione dal testo diBohemian rhapsody.
In tutto, fino a 13 milioni di euro per l’intera collezione. Tutte chicche sinora custodite nella misteriosa reggia Garden Lodge a Kensington, nel cuore di West London, dove il leader dei Queen ha vissuto e poi passata alla riservatissima Austin. Sotheby’s ne ha ricreato una semi-replica, con tanto di soggiorno aureo, tavolo da pranzo apparecchiato con ceramiche orientali e persino il cancello esterno farlocco: «Se Freddie fosse ancora vivo, forse si sentirebbe a casa», azzarda David Macdonald, responsabile Sotheby’s di tutte le vendite all’asta di Mercury. Mary, figlia di genitori entrambi sordi e operai di Fulham, invece ieri non si è fatta vedere. Ma era la fidanzata di un giovanissimo Freddie, che le dedicò Love of my lifeprima di dichiararsi omosessuale.
Austin in vita sua ha concesso rarissime interviste, ora alcune dichiarazioni alla Bbc in cui spiega perché, a 72 anni, ha deciso di liberarsi dei ricordi di Mercury: «È passato molto tempo, volevo chiudere questo capitolo e mettere ordine alla mia vita». Si apprende che è stata la donna, miglioreamica e consigliera di Mercury fino all’ultimo secondo al suo capezzale, a contattare per prima Sotheby’s oltre ad aver avuto un ruolo anche nell’esposizione degli oggetti, su questa strada del lusso mondiale a Londra. «Mary credeva fosse il momento di rimuovere da casa ricordi e oggetti con i quali ha convissuto per decenni», ci spiega Macdonald, «questo era il modo migliore, visto che Freddie non voleva finire in museo o in una mostra permanente». Ma qual è il lato nascosto che sinora non conoscevamo di Mercury? «Era un collezionista». Per esempio di kimono, stampe, mobili e suppellettili giapponesi, Paese che lo folgorò in uno dei primi tour e dove spese una fortuna in vacanza con il suo storico compagno Jim Hutton. Ma anche di gioielli di Cartier, lampade di Tiffany, Jacqueline au chapeau noir di Pablo Picasso (stimato oltre 70mila euro), opere di Miró, Matisse, Chagall e Braque, o il braccialetto di serpente del video diBohemian rhapsody fino a un enorme cuscino giallo che nel Garden Lodge ornava un celestiale “camerino” circolare a specchio dove Mercury indossava i suoi costumi.
Don’t stop me know, perché questa memorabilia è lunga. C’è l’arancio jukebox Wurlitzer Peacock del 1941 che Mercury teneva in cucina e che ha ancora la lista dei capolavori altrui preferiti:Hallelujah di Ray Charles, Rip it up di Little Richard, I walk the line di Johnny Cash. Da colto studente di arte, troviamo i suoi adorati libri di Le Carré, Freud, Scott Fitzgerald, Asimov. E poi costumi e vestiti appena riesumati da chissà quanti stipiti della sua magione, in una stanza che sembra un mercatino vintage di Brick Lane e/o la bancarella che lui stesso curava a Kensington, ai modesti inizi della sua carriera: t-shirt, giacche, panciotti, converse, scarp de’ tennis e da ballo, tutti lacerati e vissuti da Mercury, alcuni ancora con la sagoma del suo sudore. Oltre a duecento scatti Polaroid privati, ma non roviniamo la sorpresa.
Come si evince dai suoi appunti, Freddie Mercury era un perfezionista anche nell’organizzazione delle cene in casa: appuntava la disposizione degli ospiti, il menu da offrire, il dress code o l’orario del concerto privato che offriva ai commensali, anche della durata di due ore. «Voglio essere circondato da cose splendide, voglio una vita vittoriana», ripeteva. C’è pure il conto delle bevute per il suo 39esimo compleanno, alla discoteca New York di Monaco di Baviera, quello del 5 settembre 1985 e del video diLiving on my own, di cui qui possiamo ammirare anche quell’eccentrica e immortale giacca militare: alcolici per 92mila marchi, quasi 60 milioni di lire all’epoca. Alla tua, Freddie.