la Repubblica, 3 agosto 2023
La “influencer crudista” Samsonova, che aveva messo a punto una dieta poverissima, fatta di soli semi e succhi di frutta, ha conquistato milioni di follower perché faceva quella dieta, oppure faceva quella dieta per conquistare milioni di follower? La domanda non sembri un sofisma
La “influencer crudista” Samsonova, che aveva messo a punto una dieta poverissima, fatta di soli semi e succhi di frutta, ha conquistato milioni di follower perché faceva quella dieta, oppure faceva quella dieta per conquistare milioni di follower? La domanda non sembri un sofisma. È una domanda sostanziale sul tempo dei social.
Samsonova è morta a 39 anni forse per un’infezione, sicuramente perché la sua dieta l’aveva ridotta a uno spettro.
Debolissima, una foglia al vento. E dunque vale la pena chiedersi quanto la sua scelta autodistruttiva sia stata un percorso voluto, un libero esperimento sul proprio corpo che avrebbe avuto corso in ogni modo, a prescindere dai clic in rete. E quanto fosse invece una forma di esibizionismo il cui solo scopo era l’esibizione stessa.
Questo secondo caso (pur di farmi notare sono disposta a fare qualunque cosa) mette seriamente a repentaglio la sincerità e la libertà di chi prende la parola ed espone se stesso. E forse le mina in partenza. A condurre il gioco non solo non è la qualità di quello che fai; non è neppure la tua volontà di farlo; è la tua capacità di stupire, di scandalizzare, di attirare l’attenzione con qualunque mezzo e a qualunque costo.
Come un artista che non ha alcuna esigenza interna, e comincia a produrre solamente opere che presume possano “avere successo”.
Significa morte dell’arte come esperienza individuale, fine dello scambio culturale fondato sulla sostanza, e dittatura della comunicazione nelle sue forme più basiche: una specie di effetto Barnum su scala planetaria che riduce l’esperienza umana a una continua rassegna di casi fenomenali.
Venghino signori!