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 2023  agosto 02 Mercoledì calendario

Intervista a Roberto D’Agostino

A 75 anni Roberto D’Agostino affronta da stacanovista la prima estate della destra al governo. «Niente vacanze: agosto lo passo a Roma, al massimo vado qualche giorno a Sabaudia per un tuffo, ma dopo un quarto d’ora che faccio? Il mio sito Dagospia non è un lavoro, ma un piacere. Per questo non smetterò mai. È il mio cinema, il mio divertimento, la mia giornata. Farsi gli affari degli altri è godimento puro. Poi penso a quel che succederà a settembre, da Santanchè a La Russa».
Come vede l’estate italiana?
«È la stagione dello scioglimento delle maschere. Dopo nove mesi di governo abbiamo capito che la premier Meloni in realtà è una democristiana. Da Orbàn è passata a Von der Leyen e da Trump a Biden».
È così un male per l’Italia?
«No, ma è la cifra della politica attuale. E non solo in Italia: anche Biden accoglie Meloni per avere un appoggio sull’Ucraina».
C’è un’evoluzione della destra italiana?
«Serve tempo. Il potere è come una patata. Se la tiri fuori dalla terra ha radici lunghissime. Ed è quel radicamento a rappresentare davvero il potere. Abbiamo visto tante patate, Renzi, Salvini, Conte… ma sono finite male perché prive di radici. La politica invece ha bisogno di radicamento. Il Pd anche se perde le elezioni si giova ancora di certe sue radici. E se al vertice della Rai è arrivato Roberto Sergio, grande democristiano del cerchio di Casini, è perché viene da lontano. Questo è il potere vero, mentre la destra fa solo confusione: il premierato, le riforme, il Pnrr. Senza radici si va a sbattere».
Andrà a sbattere?
«Difficile dirlo, ma anche facile: i problemi maggiori sono all’interno della maggioranza. Da Salvini che fa opposizione alla Meloni, ai Berlusconi che si interrogano sull’utilità di Forza Italia. Basta poco per far cadere la premier».
Sinistra non pervenuta?
«Finché saranno divisi non impensieriranno la destra».
E Renzi e Calenda?
«Il primo semina zizzania come al solito, mentre il secondo spera in un’alleanza col Pd per le Europee».
Alla Rai cosa sta succedendo?
«Alla mia età ho visto di tutto, compreso Berlusconi che pur controllando sei reti ha perso le elezioni. La destra sta occupando la Rai in maniera tale e quale agli altri. E come in passato questo non porterà nessuna differenza se non per le carriere dei nominati. Non a caso Fdi ha vinto le elezioni senza la Rai. E poi siamo nell’era digitale».
Perché il programma già registrato di Saviano non è in palinsesto?
«Per ripicca, perché ha trattato male Meloni e Salvini. Un fatto personale».
Fazio poteva essere trattenuto in Rai?
«No, ha fatto una scelta economica mettendo le mani avanti. Poi è la cornice che fa il quadro. Se uno si sposta dalla Rai bisogna vedere che audience fa a Discovery. La vera trasmissione politica ora è Report».
E Giletti perché è stato fatto fuori da La 7?
«A caccia di scoop è incespicato in uno strano personaggio vicino ai boss Graviano, Salvatore Baiardo, e l’editore Urbano Cairo alla fine si è stufato di pagare per averlo come ospite in trasmissione».
Lei crede alla teoria del Berlusconi mafioso?
«Se ne parla da anni, ma l’unica prova a riguardo l’ho letta nel libro di Ilda Boccassini. Penso che Berlusconi da immobiliarista abbia ricevuto fondi oscuri quando le banche non glieli davano. D’altra parte anche oggi i soldi della mafia da qualche parte finiscono».
È l’estate della Puglia come meta di vacanza?
«Sì, vanno tutti là. La premier ci vuole fare il G7, è la regione del sottosegretario Mantovano, del ministro Fitto e della masseria di Bruno Vespa».
E il Twiga a Marina di Pietrasanta?
«Con i prezzi che fa in molti ci stanno alla larga, e poi ci si trova la Santanchè. Per i renziani però evidentemente non è un problema».
A Capalbio non batte più la bandiera rossa?
«Non esistono più località di destra o di sinistra. Sono caduti i punti di riferimento culturali. Si cerca una cultura di destra, ma non si trova e a volte assume volti improbabili. Chi è Beatrice Venezi? È la stagione delle maschere appunto, oltre il patetico. Scomodano sempre Giordano Bruno Guerri, che sta tanto bene al Vittoriale, ma si sa che non piace a Meloni, a differenza di Pietrangelo Buttafuoco».
E a Cortina chi ci va?
«Gente in soffitta “d’Ampezzo”. Ci vanno quelli con lo chalet. Il generone romano che non si stanca di replicare i film dei Vanzina. Gente che, come a Roma, tra destra e sinistra ha sempre preferito il centrotavola. Laddove attovagliarsi significa spartirsi il potere. A Roma si gestisce tutto in gruppo, non a caso ci sono una ventina di circoli. Solo Meloni va al mare a Santa Marinella perché gliel’ha consigliato Pierluigi Diaco».
E oggi qual è il circolo più influente?
«Non è quello visibile, ma quello che perdiamo di vista. Il mondo di sotto: servizi, apparati, burocrazia, magistratura».
E la finanza?
«È un mondo parallelo, articolato e ramificato. E Bazoli e Guzzetti non li si trova certo al Twiga».
Chi è la persona più potente d’Italia?
«Ah, saperlo! Ma in Italia dopo Cuccia un vero potente non c’è più stato. Oggi il potere è molto legato alla geopolitica: da Berlusconi accompagnato alla porta, a Salvini decaduto, a Meloni che appoggia l’Ucraina».
E Draghi?
«Ha fatto quello che doveva fare e in qualche modo tornerà, ma non nello stesso ruolo di prima».
Chiara Ferragni un giorno diventerà premier?
«No, è tutta fuffa. I leader del futuro saranno coloro che interpreteranno meglio la geopolitica. Chi insiste su Vox e i sovranisti invece non andrà molto lontano». —