La Stampa, 3 agosto 2023
Gli errori dei Kolossal
Il cinema non è una scienza esatta. Dietro un film o una serie tv c’è un grande lavoro collettivo e tenere tutto sotto controllo non è facile. E più le opere sono ambiziose, più sono alte le aspetattive del pubblico. Così quando si sceglie di mettere in scena un soggetto storico, è richiesta una certa attendibilità. Ma la fiction, nei limiti, tende a prendersi delle licenze. Non è un documentario, ma narrazione di finzione basata su fatti realmente accaduti.
Prendiamo il kolossal del momento: Oppenheimer di Christopher Nolan. Nelle sale Usa da due settimane (per vederlo in Italia bisognerà pazientare fino al 23 agosto), il film con Cillian Murphy, che indossa i panni del padre della bomba atomica, lo scienziato J. Robert Oppenheimer, è stato recentemente accusato di «inaccuratezza storica». Nel dettaglio, una scena ambientata nel 1945 mostra la bandiera americana con 50 stelle. All’epoca, però, ne aveva solo 48, in quanto l’Alaska e le Hawaii non facevano ancora parte della nazione. La versione attuale è stata infatti issata per la prima volta il 4 luglio 1960.
C’è da sottolineare però che in altre scene del film la bandiera risulta corretta. Motivo per cui gli estimatori di Nolan non si sentono di gridare all’errore, bensì a una scelta intenzionale del regista di Inception e della trilogia di Batman con Christian Bale. Così un utente su Twitter sottolinea che «le scene a colori sono dalla prospettiva di Oppenheimer, mentre le scene in bianco e nero da un’altra. Questo sarebbe un ricordo di Oppenheimer dalla sua memoria odierna che ha 50 stati sulla bandiera».
Volontà di Nolan, a parte, non si tratta né del primo né dell’ultimo «errore storico». Un altro kolossal finito sotto accusa è Napoleon di Ridley Scott, ancora prima che il film con Joaquin Phoenix nei panni di Bonaparte arrivi in sala. Dal trailer rilasciato da Apple risulta erronea la bandiera austriaca: invece di usare quella asburgica, che in età napoleonica indicava i terreni soggetti alla corona d’Austria, hanno optato per la versione a bande rossa-bianco-rossa, in uso dal 1945. Meglio renderlo noto ai realizzatori per permettere loro di risolvere la «svista» con un semplice intervento di computer grafica, essendo il film ancora in post-produzione.
Bandiere a parte, lo storico Dan Snow ha ricavato ulteriori imprecisioni. A partire dallo slogan inglese che recita letteralmente, riferendosi al protagonista, «È venuto dal nulla e ha conquistato tutto». «Di fatto, il padre di Napoleone era un aristocratico, dunque non è corretto affermare che il figlio sia venuto dal nulla. Così come, pur avendo conquistato molto, non ha conquistato tutto, come per esempio l’Inghilterra» spiega Snow, autore di un saggio sulla battaglia di Waterloo, quella che sancì la disfatta dell’imperatore francese. Per non parlare degli accenti degli attori, aspramente criticati. Oltre a quello di Phoenix, a finire nel mirino anche quello di Vanessa Kirby, che nel film interpreta la moglie dell’imperatore, Giuseppina.
Bisogna sottolineare, però, che Scott non è un maestro di «accuratezza storica». A partire dal suo capolavoro, Il Gladiatore (di cui ha da poco iniziato le riprese del secondo capitolo). Nel film le inesattezze sono decine, a partire proprio dal protagonista Massimo Decimo Meridio, interpretato da Russell Crowe, che da generale finisce per diventare schiavo e infine gladiatore. Intanto all’epoca non esisteva la carica di generale (al massimo quella di legato) e comunque secondo un principio del diritto romano, il Postliminium, un soldato fatto prigioniero durante una guerra poteva riacquistare automaticamente i propri diritti, una volta rientrato entro i confini romani. Ancora, la frase più famosa, «Al mio segnale scatenate l’Inferno!» è anacronistica perchè nell’antica Roma non esisteva il concetto cristiano di Inferno, piuttosto quello di Inferi o Tartaro, esattamente come si parlava di Campi Elisi e non di Paradiso.
Ci sono pochissime scuse per Roland Emmerich, che in 10.000 AC fa costruire le piramidi ai mammuth. Piu scusabili, invece le imprecisioni di scena. Come l’aeroplano alle spalle del Gladiatore. O come il van bianco che appare nella scena di Braveheart di Mel Gibson. Errori in cui cadono anche i grandissimi: ne Il Vangelo Secondo Matteo di Pierpaolo Pasolini succede una cosa analoga: nel finale, nel momento in cui il soldato stacca il braccio di Gesù dalla croce sul calvario, si vede sullo sfondo, in lontananza, il passaggio di un pullman. Un film non è un libro di storia. Soprattutto la vita non è un film. E allora perdoniamo gli errori (purché circoscritti).