La Stampa, 3 agosto 2023
Lo stipendio di Fassino
«È un luogo comune che i deputati godano di stipendi d’oro». Piero Fassino, ex segretario dei Ds e deputato Pd, si alza in piedi, annuncia che voterà contro un ordine del giorno che conferma il taglio dei vitalizi e – senza temere l’impopolarità – sventola la sua ultima busta paga: «Ho qui con me il cedolino di luglio – dice – e fatti i giusti prelievi, l’indennità netta è di 4718 euro al mese». Pausa scenica: «Va bene così. È una buona indennità, ma non diciamo che i deputati godono di stipendi d’oro», conclude il parlamentare di lunga data. Colleghi e responsabili della comunicazione Pd si mettono le mani nei capelli davanti a una dichiarazione che nessun eletto avrebbe avuto il coraggio di pronunciare in aula sedici anni dopo la pubblicazione de “La Casta” e dopo due legislature segnate dalla più feroce anti-politica. E infatti a sera la segretaria del partito smentisce il proprio deputato: «Fassino ha parlato a titolo personale, in dissenso rispetto al voto del Pd. Noi continuiamo a batterci per il salario minimo», puntualizza Elly Schlein in una nota. Tanto più che la frase del parlamentare, già su un terreno scivoloso, contiene un significativa omissione.
Ai 5mila euro netti di indennità, vanno aggiunte diverse voci. Fa il calcolo l’ex deputata M5s Roberta Lombardi: «Aggiungiamoci anche i 3.500 euro di diaria mensile, i 3.700 euro mensili di spese esercizio mandato, i 3. 500 euro trimestrali delle spese accessorie di viaggio, i 1. 200 euro di spese telefoniche forfettarie annue, la dotazione per le spese informatiche di inizio legislatura pari a 5.500 euro». L’ex segretario dei Ds non indietreggia di un passo, anzi risponde cifra per cifra: «Ad ogni deputato – scrive qualche ora dopo Fassino – è corrisposto un Fondo per l’attività parlamentare di 3.610 euro che, per quel che mi riguarda, utilizzo interamente per i compensi ai miei due collaboratori parlamentari», specifica. E poi ancora: «Ogni deputato riceve una diaria mensile di 3.500 euro che, per quel che mi riguarda, devolvo al Pd nazionale e veneto in misura di 2.500 euro per il sostegno alle attività politiche, utilizzando i restanti 1.000 euro a copertura delle spese per l’attività parlamentare». Più di tutto, il veterano del parlamento rivendica il concetto di base: «Le risorse che riceve un deputato – conclude – non rappresentano una indebita forma di arricchimento, ma sostegno all’attività politica e parlamentare».
Nella stessa seduta, mentre viene approvato e pubblicizzato un ordine del giorno per non ripristinare i vitalizi ai deputati che abbiano svolto il mandato prima del 2012, passa più inosservato un altro testo, primo firmatario il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. La proposta: equiparare e indennità dei deputati (circa 5mila euro) a quelle dei senatori (circa 5300). Insomma, un aumento. Alla fine approvato in forma più tenue come un invito al collegio dei questori ad «adottare le dovute modifiche al regolamento e al bilancio della Camera al fine di tendere verso l’equiparazione del trattamento dei deputati e dei loro collaboratori a quello previsto dal Senato». «Tendere», almeno per cominciare.