La Stampa, 4 agosto 2023
Intervista a Viola Viteritti, la bibliotecaria di Capraia
«Le onde che si infrangono rumorose sulle scogliere, il maltempo che per giorni impedisce al traghetto di arrivare, il grecale che con forza fa sentire la sua voce… E poi una manciata di uomini e donne, con un bollitore e ognuno con la propria tazza di the portata da casa, protetti dentro alla torre a leggere insieme un romanzo: questa per me è la biblioteca; questo per me è fare comunità – è costruire identità – partendo dai libri». Sembra quasi di intravedere in lontananza i corsari veleggiare sulle loro galere, mentre con lo sguardo appassionato di chi ama la propria terra e il lucido entusiasmo di chi adora la propria professione – anzi, di chi ha realizzato il proprio sogno – lei, la bibliotecaria di Capraia, ti racconta come quella torre, costruita dai genovesi nel 1540 proprio per difendersi dai pirati, oggi sia la sede di quella che il Centro per il libro e la lettura ha battezzato come la biblioteca più straordinaria d’Italia. «Ho trascorso quattro mesi all’anno su quest’isola da quando sono nata, è casa mia, è il luogo in cui sto bene, in cui sono io. Da bambina divoravo libri, ma in questa terra a tre ore di nave da Livorno, non esisteva un posto dei libri. Quando ho scelto di trasferirmi in pianta stabile, contemporaneamente è partito il progetto della biblioteca: non poteva esserci congiunzione astrale migliore». Viola Viteritti ha 33 anni, una laurea in Storia e critica di arte e spettacolo conseguita a Firenze, e una seconda – ad un paio di esami di distanza – in Insegnamento della lingua e della cultura italiana agli stranieri all’Università di Siena. Su quest’isola vulcanica, lunga otto km e larga quattro, a 60 km da Livorno – disegnata dalla lava e modellata dal mare e dal vento – nel 1982 il padre poliziotto, di origine torinese, entra in servizio presso la Colonia penale, chiusa poi nel 1986. Qui conosce la futura moglie, capraiese, che sposa nel 1989. La coppia di trasferisce a Firenze e un anno dopo nasce Viola. «Sono venuta al mondo a febbraio, ma a maggio ero già sull’isola – spiega con un certo orgoglio –. Sono cresciuta e ho studiato a Firenze, ma era un continuo andare e tornare a Capraia. Non mi sono mai sentita cittadina, io stavo bene qua: nella natura selvaggia, nel mare difficile da raggiungere, nei sentieri su cui inerpicarsi. E poi nelle narrazioni dei nonni, degli abitanti, nel suono del dialetto ormai perso, nel ritmo degli isolani che è un ritmo di vita diverso da quello di tutti gli altri. Così, dopo la pandemia, mi sono chiesta: «Ma tu dove sei davvero felice?». La risposta la sapevo già: e mi sono trasferita qua dodici mesi all’anno. Capraia conta all’anagrafe circa quattrocento residenti, che diventano poco più di un centinaio nel periodo invernale. Il neosindaco Lorenzo Renzi ha vinto le elezioni del maggio scorso con 147 voti, contro i 146 dell’avversaria. Una sola preferenza, che gli ha dato il diritto di guidare questo Comune e – di fatto – gestire il milione e 600 mila euro di finanziamenti ottenuti grazie alla vittoria del progetto Pnrr Borghi, e che prevede ben sedici interventi tra cui il restauro della cinquecentesca Torre del Porto. «Non vediamo l’ora: a settembre dovrebbero iniziare i lavori di ampliamento e avremo più spazio e nuovi allestimenti – spiega Viola –. È davvero incredibile essere arrivati a questo risultato. Quando nel settembre del 2020 si è deciso di aprire la torre ai libri, in tanti erano scettici. Qualcuno anche si era opposto: «Ma come, non abbiamo neppure il Pronto Soccorso e pensiamo alla biblioteca?». Invece oggi è un valore per tutti gli abitanti: questi 6 mila libri – in principio donati e poi acquistati – disposti su scaffali ricavati dalle cassette da frutta, sono parte di noi, sono parte dell’habitat. È la nostra resistenza culturale». Quattrocento prestiti dall’inizio dell’anno, turisti che entrano increduli a cercare informazioni o un qualcosa da leggere tra le rocce, bambine e bambini che sfogliano un fumetto. In estate la torre è il riferimento di tutti, ma soprattutto per i vacanzieri. D’inverno invece diventa privilegio esclusivo per i residenti. «Siamo aperti nei weekend, facciamo gruppi di lettura, ci confrontiamo sui nuovi arrivi o su qualche libro donato bevendo qualcosa di caldo. E poi c’è il prestito: qui i gialli vanno per la maggiore. Carofiglio, De Giovanni, Patricia Cornwell: sono tutti autori richiestissimi. Se qualche persona anziana non può arrivare alla torre basta un messaggio o una telefonata e porto io i romanzi a domicilio. Oppure, mentre cammino per strada, succede tantissime volte che qualcuno dalla finestra – magari mentre stende o chiacchiera con il vicino – mi riconsegna il libro al volo, senza orari e senza appuntamenti. E poi ci sono gli adolescenti, per i quali cerco di tenere sempre una selezione aggiornata, per spiazzarli e catturare il loro interesse». Perché Viola la bibliotecaria, i suoi “clienti”, li conosce uno a uno: sa i loro nomi, i loro gusti, le loro preferenze. Di lei si fidano, e lei – per ciascuno – pensa al libro giusto, da suggerire al momento giusto. Con gentilezza ed entusiasmo, con tatto e con coinvolgimento. Ed è sempre lei una delle collaboratrici, insieme alla responsabile Elisa Casagrandi Montesi, del progetto “Human library” – anche questo inserito nel pacchetto Pnrr Borghi – una sorta di realizzazione di biblioteca vivente: nei prossimi quattro anni tutti gli abitanti dell’isola che accetteranno di farlo verranno intervistati, per parlare di sé, delle proprie tradizioni, degli usi e dei costumi. Incontri aperti al pubblico e registrati, da cui trarre poi un libro e un eventuale podcast. «È un tentativo di tenere traccia della storia umana dell’isola, attraverso le storie piccole, semplici, normali, insomma attraverso le voci delle persone nella loro quotidianità. Per fare memoria attuale, presente, contemporanea. Per creare connessioni e relazioni. Non per difendere, ma per curare e proteggere la propria identità culturale. Per sentirsi isolani. Per sentirsi isolati. Ma per non sentirsi soli». —