il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2023
Renzi flirta con Meloni e litiga con tutti
“Noi siamo qui per dare un contributo”. Matteo Renzi è dimagrito, abbronzato e sempre con una battuta in bocca. Poiché le cronache lo danno sempre più vicino al governo Meloni (e i suoi scudieri si fanno vedere a cena al Twiga con la ministra Santanchè), lui convoca la stampa al Senato e gioca d’anticipo. Per dire, in caso, che è Meloni a diventare renziana, mica il contrario. Prende una penna e firma davanti ai cronisti una paginetta dattiloscritta, è il testo di una legge di revisione costituzionale: “L’elezione diretta del presidente del Consiglio è una proposta con 4 articoli della Costituzione concreti da modificare – dice –. Non ce n’è per i rinvii e le perdite di tempo, la Meloni ci dica sì o no”. Poi aggiunge due proposte di contorno: “Il ripristino di Casa Italia e Italia Sicura” – le vecchie strutture del suo governo contro il dissesto idrogeologico – e un testo sulla partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali, che riprende un’idea della Cisl.
Ma la conferenza stampa di Renzi è come un match d’esibizione, in cui il risultato conta poco o nulla: un esercizio di stile e tatticismo. Al di là dell’apertura di prammatica di FdI sul premierato (“proposta interessante”, ha detto il senatore meloniano Andrea De Priamo), il peso dell’iniziativa di Iv difficilmente è destinato a sconvolgere gli equilibri della legislatura. Quello che resta è una performance fine a se stessa: la lunga sequenza di “io” pronunciati dall’ex premier, come se non fosse mai diventato ex; la pretesa confidenza con cui chiama i giornalisti col nome di battesimo; citazionismo e ironie da cabaret; mezze verità e provocazioni ai partiti d’opposizione (con una predilezione per Carlo Calenda, con cui tuttora condivide lo stesso gruppo parlamentare) e sfide guascone a quelli di governo. Alcuni estratti di battutismo renziano: “Il governo Meloni non sta facendo nulla, chiacchiera chiacchiera chiacchiera”; “La proposta sull’elezione diretta del premier faceva parte del programma del Terzo Polo, se qualcuno ha cambiato idea, lo dica”; “Cosa dice Calenda? Mi fate ridere, chiedete a lui… Lui parla per me, spesso attribuendomi pensieri fantasiosi, io non lo faccio”; “La polemica sulle cene di Bonifazi è esattamente il grillismo degli antigrillini. A me, di dove va a mangiare Richetti, non me ne frega niente”; “La commissione d’inchiesta sul Covid serve, a meno che qualcuno non pensi che sia stato fatto tutto bene, dai banchi a rotelle fino alle mascherine, dall’esercito russo in Italia fino ai ventilatori cinesi, dalla didattica online fino ai ristori”. Chiude con una cantilenante imitazione di Conte: “Chi ha letto la sua proposta sul salario minimo sa che di graduidamende non c’è niente”. È il solito Renzi contro tutti.