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 2023  agosto 03 Giovedì calendario

UN FASCIO DI CULTURA - ALBERTO MATTIOLI: “DUOLE DIRLO. IL FASCISMO COMBINO' I DISASTRI CHE SAPPIAMO, MA FACEVA QUELLO CHE L’ITALIA DEMOCRATICA E ANTIFASCISTA NON HA MAI FATTO: UNA POLITICA CULTURALE. I DEMOCRISTIANI AVEVANO IL POTERE MA NON ERANO INTERESSATI ALLA CULTURA E I COMUNISTI ERANO INTERESSATI ALLA CULTURA MA NON AVEVANO IL POTERE - VOGLIAMO FARE UN ELENCO DEI RISULTATI DELL’ITALIETTA LITTORIA? FUTURISMO, ARCHITETTURA, CARTELLONISTICA, LA PRIMA MOSTRA CINEMATOGRAFICA AL MONDO, L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA?, L’ACCADEMIA D’ARTE DRAMMATICA, L’ENCICLOPEDIA ITALIANA, ETC...” -

Viaggio sentimentale nel Paese del melodramma” - Garzanti – Estratto ……………….. Duole dirlo. Il fascismo combino i disastri che sappiamo, ma faceva quello che l’Italia democratica e antifascista non ha mai fatto: una politica culturale. I democristiani avevano il potere ma non erano interessati alla cultura e i comunisti erano interessati alla cultura ma non avevano il potere. Invece, bisogna ammetterlo, il duce o, meglio, alcuni dei suoi consiglieri una visione della cultura l’avevano, magari per molti aspetti sbagliata, ma altrettanto spesso giusta. Vogliamo fare un elenco dei risultati?

La prima Mostra cinematografica al mondo, il Centro sperimentale di cinematografia, l’Istituto superiore di sanita, l’Accademia d’arte drammatica, e poi naturalmente l’Enciclopedia Italiana, l’Accademia d’Italia (curioso pero che un regime cosi nazionalista scopiazzasse a man salva l’Encyclopaedia britannica e l’Academie francaise) e cosi via.

Quando nel 2007 il Deutsches Historisches Museum di Berlino fece il punto sull’arte dei totalitarismi europei del XX secolo con la mostra Kunst und Propaganda im Streit der Nationen 1930- 1945 mettendo a confronto l’Italia fascista, la Germania nazista, la Russia sovietica e, gia che c’era, l’America del New Deal in quanto grande caso di interventismo statale con relativi mecenatismi e commissioni, l’Italietta littoria risulto ampiamente la piu interessante, specie in arti «moderne» come il cinema o la cartellonistica, tanto che sulla copertina dello sterminato catalogo ci sono i Balilla di Albino Siviero, in arte Verossi.

E, francamente, fra gli stakanovisti in marcia verso il sol dell’avvenire pero sempre stranamente statici di Stalin, i villici bavaresi con venti figli riuniti intorno al desco nazi-Biedermeier aspettando il discorso del Fuhrer alla radio o i murales a maggior gloria della Social Security di Washington (ma la fotografia americana dell’epoca e fantastica), i bombardamenti in picchiata dei nostri futuristi o, mettiamo, il Profilo continuo del Duce di Renato Bertelli (1933) vincono facile.

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