Anteprima, 13 luglio 2023
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Biografia di Milan Kundera
Milan Kundera (1929-2023). Scrittore ceco. «Kundera era nato a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca, capitale della regione della Moravia. Il padre di Milan, Ludvík Kundera, era un noto pianista e direttore dell’Accademia musicale locale: di questo c’è ampia traccia nelle opere del figlio, in cui a volte troviamo il pentagramma delle note. Studente nella fase in cui i comunisti si erano impadroniti del potere, il giovane Kundera si era iscritto al partito nel 1948, ma poi ne era stato espulso nel 1950 per alcune critiche rivolte alla linea culturale d’impronta stalinista. Allo stesso 1950 risale il documento, portato alla luce nel 2008, secondo cui Kundera denunciò alla polizia la presenza clandestina nel dormitorio universitario di Miroslav Dvorácek, disertore dell’esercito cecoslovacco, che venne così arrestato e condannato ai lavori forzati. Lo scrittore aveva sempre negato di aver mai compiuto quella delazione e di certo non conosceva la vittima, ma i dubbi non erano stati fugati, anche se l’episodio va correttamente inquadrato nel clima di sospetto e paura della guerra fredda. Nel 1956, con la destalinizzazione, Kundera era stato riammesso tra le file comuniste. Già aveva cominciato a scrivere poesie, poi era passato ai racconti. Dopo aver lavorato persino come manovale, aveva trovato un posto da docente all’Istituto di studi superiori cinematografici di Praga. E nel 1967 aveva pubblicato Lo scherzo (Mondadori, 1969), che era anche una denuncia coraggiosa dei veleni inoculati nella società dall’ottusità repressiva del comunismo staliniano. Il premio dell’Unione degli scrittori cechi assegnato al suo romanzo, cui era seguita la raccolta di racconti Amori ridicoli (Mondadori, 1973), aveva fatto di Kundera uno dei simboli della Primavera di Praga e lo trasformò poi in un bersaglio della “normalizzazione” seguita all’invasione sovietica dell’agosto 1968. Era stato espulso di nuovo dal partito nel 1970, aveva perso l’impiego, i suoi libri erano stati ritirati dal commercio e dalle biblioteche. Si era guadagnato da vivere scrivendo sotto pseudonimo grazie all’aiuto di amici meno esposti di lui, aveva anche compilato oroscopi per una rivista giovanile. L’uscita in Francia nel 1973 del romanzo La vita è altrove (Mondadori, 1976) ancora più spietato nel mettere alla berlina la stupidità del totalitarismo comunista consacrò la fama di Kundera in Occidente e lo mise in una luce ancora peggiore presso le autorità del suo Paese, che tuttavia preferirono disfarsene consentendogli di emigrare. Lo scrittore approdò così nel 1975 all’Università di Rennes e nel 1979 passò a Parigi, sempre accompagnato dalla moglie Vera Hrabánková. Nel 1976 era uscito il suo libro Il valzer degli addii (Bompiani, 1977) […] Poi venne nel 1979 Il libro del riso e dell’oblio (Bompiani), più duro da digerire per i governanti di Praga, che privarono Kundera della nazionalità cecoslovacca. Nel 1981 il presidente François Mitterrand gli aveva concesso quella francese. E più tardi l’autore di origine ceca aveva avuto il raro onore di entrare da vivo tra gli autori della prestigiosa collana della Pléiade. Senza dubbio però il grande pubblico, specie quello italiano, aveva cominciato ad amare Kundera con L’insostenibile leggerezza dell’essere (Adelphi, 1985), che aveva come motivo principale l’aspirazione sempre frustrata dell’uomo a liberarsi dai vincoli che ne condizionano l’esistenza […]. In La lentezza (Adelphi, 1995) prendeva di mira la frenesia in voga nei Paesi capitalisti […]. Tuttavia gli ripugnava l’idea dell’intellettuale predicatore, che si erge a giudice supremo. Preferiva porre interrogativi in chiave ironica: “L’ambizione della mia vita – confessava Kundera – è unire la serietà delle domande alla leggerezza della forma”. Forse nessuno, nel nostro tempo, ci è riuscito con tanta efficacia» [Carioti, CdS].