Anteprima, 25 luglio 2023
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Biografia di Marc Augé
Marc Augé (1935-2023). Antropologo, etnologo, scrittore e filosofo francese. «Nato a Poitiers il 2 settembre 1935, Augé ha svolto ricerche etnografiche soprattutto in Africa e nell’America latina, ha diretto la prestigiosa École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, di cui è stato anche Presidente, e l’Istituto francese di Ricerche per lo sviluppo (IRD) [...] ha dedicato molti suoi lavori alla “mobilità” umana nel mondo, come Un etnologo nel metrò (1986) e il divertente Il bello della bicicletta (2008), ma la sua fama internazionale è legata soprattutto all’intuizione dei “non-luoghi” (Non-luoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, 1992). “L’uomo è un animale simbiotico – scrive – e ha bisogno di relazioni inscritte nello spazio e nel tempo, ha bisogno di ‘luoghi’ in cui la sua identità individuale si costruisca col contatto e grazie al riconoscimento degli altri”. I non-luoghi sono allora quegli spazi realizzati artificialmente per esigenze di scambio, dove l’individuo è un’unità priva di identità personale. Sono gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, i grandi centri commerciali, in cui confluiscono e transitano ogni giorno milioni di persone, senza che questo enorme afflusso riesca a costruire relazioni significative. Qui l’individuo è solo, utilizza codici impersonali e segue regole di comportamento generali. I non-luoghi sono il prodotto della modernità avanzata o, meglio, nella definizione di Augé, della “surmodernità”: l’evoluzione della società per effetto della globalizzazione e del superamento della postmodernità. I non-luoghi sono il prodotto del consumismo, non solo dei beni materiali o deperibili, ma soprattutto della comunicazione: “La comunicazione è il bene di consumo per eccellenza e, paradossalmente, non smette di individualizzarsi”. Il bisogno di relazioni, in cui costruire “luoghi” per confermare la propria identità e uscire da una solitudine devastante, spinge a ricercare brandelli di comunità negli stessi non-luoghi – come quei gruppi di giovani che si ritrovano nei supermercati o attorno alle stazioni – ma soprattutto nella rete, nei social, affascinanti non-luoghi di dipendenza ossessiva e compulsiva [...] Era ateo. Il suo Genio del paganesimo(1982) è la risposta, a centottant’anni di distanza dal Génie du Christianisme(1802) di Chateaubriand, per culminare nella dissacrazione ironica e irriverente de Le tre parole che cambiarono il mondo (2016), divertissement di genere fantapolitico, in cui papa Francesco si affaccia su Piazza San Pietro per annunciare che “Dio non esiste”» [Bordoni, CdS]. Aveva 87 anni.