5 luglio 2023
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Biografia di Michael Sylvester Gardenzio Stallone
Michael Sylvester Gardenzio Stallone, nato a New York il 6 luglio 1946 (77 anni). Attore, sceneggiatore, regista, produttore cinematografico e pittore statunitense. Unico nella storia di Hollywood ad aver avuto un film numero uno al box office in 5 decadi diverse.
Titoli di testa «Non sono attraente in senso classico. Gli occhi sono all’ingiù, la bocca è storta, i denti non sono dritti e ho la voce di un portatore di bara mafioso. Ma in qualche modo è l’insieme che funziona».
Vita Nasce a Hells Kitchen, uno dei quartieri più malfamati di New York. Figlio di Frank Stallone, un barbiere di origini pugliesi, e di Jacqueline Labofish un’astrologa ed ex ballerina • Ha una parziale paralisi del viso dovuta al forcipe che lo ha fatto nascere. Soffre di balbuzie ed è affetto da rachitismo • I suoi si separano quando ha 9 anni. La madre, alcolista, se ne va di casa. Lui e suo fratello restano col padre • Quando compie 15 anni va a vivere a Filadelfia con la madre e il nuovo compagno di lei • Inizia a fare sport. Gioca nella squadra di football • Dopo il diploma, ottiene una borsa di studio per meriti sportivi all’American College in Svizzera. Nel college svizzero inizia a recitare negli spettacoli teatrali, dove spicca nel ruolo di Biff nell’opera Morte di un commesso viaggiatore • Si iscrive alla University of Miami in Florida dove sceglie la facoltà di Arte drammatica e recita anche in alcuni spettacoli studenteschi • Per pagarsi gli studi di recitazione, ha lavorato come parrucchiere, barista, bigliettaio in un cinema, inserviente e ha tagliato le teste dei pesci al mercato: «Tutti questi mestieri mi hanno fatto imparare molto, mi hanno fatto fare esperienze» [Adriano Ercolani, Rep] • Nel 1969 abbandona il suo corso di studio e torna a New York. Non ha un soldo e vive per strada • Nel 1970 gira il suo primo film: The Party at Kitty and Stud’s, un soft porno: «All’epoca ero stato buttato fuori di casa ed ero un senzatetto. O facevo quel film o derubavo qualcuno, perché ero alla fine della mia capacità di resistenza. Invece di fare qualcosa di disperato, lavorai due giorni per 200 dollari, levandomi dalle stazioni degli autobus». L’anno dopo picchia Woody Allen ne Il dittatore dello stato libero di Bananas • Soprannomi: da piccolo Enzio. Da grande Sly • Nel 1971 vive in una topaia sopra una fermata della metropolitana insieme al suo cane e più grande amico Butkus. Qualche tempo dopo, per permettersi del cibo, è costretto a vendere Butkus per 40 dollari [Gianmarco Aimi, Rolling Stone]• Trasferito in California comincia a lavorare nel cinema con piccoli ruoli. Nelle prime prove attoriali viene considerato unanimemente “un cane” [ibid.] • «Era un marginale, in M.A.S.H. Altman nemmeno lo mise nei titoli, ma ti accorgevi che aveva classe come in Marlowe, sempre del 75, con Robert Mitchum dove anche lì era un microscopico gangster. Sembrava Lino Ventura nei film di Jean Gabin cioè era in secondo piano ma tu intuivi quanto fosse incredibilmente cazzuto. All’epoca pensai: prima o poi verrà fuori» [Marco Giusti, Dago] • Nel 1976 arriva Rocky: Quella della nascita di Rocky è una storia memorabile. Ce la racconta ancora? «Accadde dopo un match di pugilato tra Chuck Wepner e Muhammad Alì. Ora, Wepner era uno su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo. Anzi, di scommesse proprio non se ne accettavano, lo davano due milioni a uno. Non sembrava neanche un pugile, era goffo, incapace. Era chiaro per tutti, quella sera, tra la folla assetata di sangue, che il suo più grande contributo al pugilato sarebbe stato quanto male gli avrebbe fatto Ali, quante ne avrebbe prese. L’idea che avrebbe potuto addirittura vincere non passava per la testa a nessuno. E all’inizio il match andò proprio così. Poi improvvisamente accadde qualcosa di incredibile: Wepner, dal nulla, mandò al tappeto Alì. Era come se un dio avesse guidato la sua mano. La folla prese a tifare per lui: improvvisamente era qualcuno in cui tutti potevano e volevano identificarsi. A chi non piacerebbe fare l’impossibile, l’impresa, anche per un solo momento? E io guardavo tutto questo e ho capito che era una metafora, che non stavo guardando un match di pugilato. Rocky non è mai stato un film sulla boxe ma sul trionfo personale, umano. Sul riscatto». Scrisse la sceneggiatura in tre giorni e mezzo. «Sì, anche se non subito, come è stato invece raccontato. Ero ossessionato dalle storie di riscatto, e a un certo punto mi tornò in mente Wepner. Perché non raccontare di un perdente, uno cui nessuno darebbe una chance? Mi misi subito al lavoro. Mia moglie batteva a macchina quello che scrivevo. Ero giovane, sentivo di avere un’occasione, avevo un sacco di energia. Così scrissi questa storia su un povero pugile italoamericano. A dirla tutta, il 90% della sceneggiatura era da buttare, dovetti riscriverla almeno 25 volte, ma l’idea c’era, e questo bastava. Il budget era di soli 900 mila dollari, e dovemmo girare tutto in 28 giorni perché neanche i produttori credevano che il film avrebbe avuto successo. E invece...» [a Costanza Rizzacasa D’Orsongna, Lettura] • Un successo straordinario di pubblico e critica, con tre Oscar vinti (miglior film, miglior regia e miglior montaggio) e ben sei nomination, tra cui quelle per Stallone, interpretazione e sceneggiatura andate però tutte a vuoto • Dopo il successo di Rocky ricompra Butkus dal nuovo proprietario per 15mila dollari: «Bucks valeva ogni centesimo di quella cifra» • «Il debutto dietro la macchina da presa con Taverna Paradiso (ambientato nella New York del dopoguerra), proseguito poi con gli episodi di Rocky e con Staying Alive, di cui è stato anche produttore con John Travolta come protagonista. Nel 1981 è stato accanto a Michael Caine (e Pelé) in Fuga per la vittoria. Negli anni Ottanta alternò gli episodi delle sue saghe Rocky, ma anche quella del veterano del Vietnam Rambo» [Chiara Ugolini, Rep] • «Dal mio punto di vista quella di Rambo è una storia di alienazione, non un film politico sui reduci del Vietnam. Purtroppo, dopo averlo visto, Reagan dichiarò che Rambo era un repubblicano, ma per me non era così» [a Fulvia Caprara, Sta] • «Devo molto più di quanto si possa immaginare a Muhammad Alì anche per Rambo» [a Giovanna Grassi, CdS] • «Poi, negli anni Ottanta, arriva un’altra svolta: mentre Rambo e Rocky, i suoi personaggi iconici, diventano seriali e perdono un po’ della loro freschezza, inventa il moderno action movie. Mette su muscoli e, con una bandana intorno alla fronte, imbraccia armi potentissime che abbattono fortezze, polverizzano carri armati e tirano giù dal cielo i cacciabombardieri. Per metà nostalgia d’Ercole e Maciste contro Ursus, per metà prefigurazione dei videogame a venire, si trasforma da grande firma del Nuovo Cinema anni Settanta in bandiera di un mercato cinematografico avveniristico [Aimi, cit.] • Nel 1985, durante le riprese del famoso duello finale con Ivan Drago, Stallone chiede al suo avversario Dolph Lundgren, di colpirlo sul serio per rendere la scena più credibile. Lundgren lo prende alla lettera e gli assesta un colpo al torace che lo manda per sei giorni in terapia intensiva [Vanity] • Nella seconda parte degli anni Ottanta gira Cobra (1986), Over the top (1987) e Sorvegliato speciale (1989) [Ugolini, cit.] • Il 1990 è l’anno di Rocky V, con il ritorno alla regia di John G. Avildsen, dopo le tre precedenti pellicole dirette da Stallone. Per la prima volta dall’inizio, Rocky non sale sul ring ma si fa allenatore • Sly si dà alla commedia con Ornella Muti in Oscar - Un fidanzato per due figlie (1991), e Fermati, o mamma spara (1992) che valse all’attore il suo quarto Raspberry, ovvero la pernacchia d’oro, gli anti Oscar dedicati ai film e agli interpreti peggiori. «Nonostante l’umorismo e l’ironia di Stallone la commedia non è il genere adatto a lui» [Ugolini, cit.] • Ha rimpianti? «C’è stato un periodo, negli Anni 80, in cui ho fatto almeno 8 film solo per riempire i tempi morti. Un cumulo di sciocchezze. Me lo hanno chiesto anche le mie figlie “papà perché hai fatto quelle schifezze?”» [Caprara, cit.] • Nel 1993 gira Demolition man: «Ho sempre amato questo film. Era un grande film d’azione diretto magnificamente da Marco Brambilla e gli sceneggiatori erano davvero avanti nei tempi» • Seguono Lo specialista (1994), Dredd (1995), Assassins (1995) e Daylight. Trappola nel tunnel (1996): «Un anno ero venuto a Cinecittà per girare un film, chiamato Daylight. Ed ero felicissimo di poter stare in una città così bella. Solo che… Daylight era la storia di un uomo che rimane bloccato in un tunnel, al buio, mezzo invaso dall’acqua. Per cui di fatto in quei mesi a Roma posso dire di avere vissuto solamente sottoterra (ride)» [Matteo Valsecchi, Tv Sorrisi&Canzoni] • Nel 1997 è protagonista nel poliziesco Cop Land, pellicola diretta dal regista James Mangold. Stallone, per esigenze di copione, ingrassa di circa 18 chili grazie a una dieta a base di ciambelle giganti • Gira La vendetta di Carter (2000), Driven (2001), il suo primo thriller D-Tox (2001). Visto in Avenging Angelo (2002), Shade (2003), Taxxi 3 (2003), Missione 3D - Game Over (2003). Rocky Balboa torna sugli schermi nel 2006, John Rambo nel 2008 • Il suo grande rivale è stato Arnold Schwarzenegger? «Assolutamente sì, ci siamo vicendevolmente odiati, ma andava bene così, c’è sempre bisogno di un nemico con cui competere. Adesso siamo grandi amici, ma io sono migliore» [Caprara, cit.] • Nel 2010, già proprietario insieme a Bruce Willis e a Arnold Schwarzenegger della catena di ristoranti Planet Hollywood, con i suoi colleghi action Stallone ha fatto partire nel 2010 una nuova franchise oltre ad aver continuato ad alimentare le saghe di Rocky e Rambo [Ugolini, cit.]: si reinventa ne I mercenari. The Expendables. I primi due episodi hanno incassato al botteghino ben 600 milioni di dollari. Per il terzo ha moderato il linguaggio perché i primi due erano stati vietati ai minori di 17 anni non accompagnati. Il risultato? La classica serie di esplosioni, sparatorie e corpo a corpo in cui Stallone e Harrison Ford (72 anni), Arnold Schwarzenegger (67), Mel Gibson (58), Dolph Lundgren (56), Antonio Banderas (54), Wesley Snipes (52) e Jason Statham (47) mostrano che le star vecchio stile sono ancora capaci di sbancare i botteghini [Richard Aldhous, Gq]. I mercenari 4 sarà in sala a fine settembre con un cast di tutto rispetto • Nel 2011 porta sul grande schermo il personaggio dei fumetti Jimmy Bobo e fa coppia con Arnold Schwarzenegger in Escape Plan - Fuga dall’inferno al quale seguiranno due sequel. L’anno dopo, con Robert De Niro, gira Il grande match • Nel 2012 Sage Stallone, il primogenito avuto con Sasha Czack (vedi alla voce “Amori”), muore. Tutti parlano di overdose ma dall’autopsia emerge che il decesso è dovuto a un arresto cardiaco causato da una aterosclerosi. Nel suo corpo non c’erano tracce di droga. Fu rilevata una piccola quantità di antidolorifico che però non sarebbe bastato ad ucciderlo. Con il padre, Sage aveva recitato in Rocky V e in Daylight - Trappola nel tunnel • Il 2015 è l’anno di Creed, spinoff di Rocky. È stato candidato all’Oscar per Creed, ma non ha vinto. Come l’ha presa? «Ho provato un certo dispiacere e, dentro, mi sono sentito un po’ come Rocky. Credo che bisognerebbe gareggiare in modo diverso, ognuno nel proprio genere, altrimenti le performance non sono paragonabili» • Le delusioni aiutano? «Mi hanno fatto bene: mi hanno insegnato a essere critico con me stesso e a dedicare i miei dieci minuti mattutini di meditazione ai veri valori» [Grassi, cit.] • Nel 2018 esce Creed II • Nel 2019 Rambo V Last Blood: «Rambo è tornato a casa e il suo mestiere è salvare la gente dalle catastrofi. Lo fa da volontario, anche perché deve ancora vedersela con il senso di colpa per non aver salvato più gente in Vietnam» • Nel 2021 dopo aver recitato in quasi cento film sul grande schermo, si fa star della serie tv Tulsa King. Serie ancora in corso che gli permette di guadagnare un milione di dollari a episodio • Nel 2022 gira Samaritan. Cosa l’ha convinta a interpretare un personaggio con superpoteri? «Il grande pubblico mi conosce per Rocky Balboa, John Rambo, al massimo Demolition Man. Ho pensato: perché non tentare di portare qualcosa di questa mitologia dentro un ruolo leggermente diverso?» [Adriano Ercolani, Rep] • A maggio era in sala con Guardiani della Galassia Vol. 3 • «Sylvester Stallone, 76 anni portati con molta ironia e altrettanto lifting, ha deciso di uscire dalla parte (di attore) e mostrarsi per quello che è, nella vita di tutti i giorni. Lui, la moglie Jennifer Flavin e le tre figlie — Sophia (26 anni), Sistine (24) e Scarlet (20), tutte con la «S» iniziale, marchio di fabbrica di Sly. Sono loro i protagonisti di The Family Stallone, il docu-reality disponibile su Paramount+ dove vediamo l’ex Rambo pulire con una spazzola la coda del gatto, come un Ferragnez qualsiasi (per rimanere alla nostra royal couple) o abbassarsi al livello di una Kardashian qualunque, le cinque sorelle che hanno fatto carriera diventando famose in quanto celebri» [Renato Franco, CdS] • «È lui a incarnare in via definitiva l’eroe proletario, il warrior, il reduce, il sindacalista, lo street fighter, il pugile, il portiere antinazista di football, l’evaso e il mercenario, il giustiziere sociale: l’intera specie in una sola star» [Diego Gabutti, Il grande Sly, Milieu 2021].
Curiosità Silvester Stallone è anche un pittore. Rappresentato dalla galleria svizzera Gmurzynska da una decina d’anni ha fatto diverse mostre. La più importante a Mosca con locandine ritoccate, guantoni giganti, quasi scarti di scena. Due anni fa all’Osthaus Museum di Hagen, in Germania, sfilavano scheletri di protagonisti inquieti. Negli anni Settanta «il futuro Rambo vendeva le sue opere, firmate Mike Stallone, per pochi dollari e con la fama il suo rapporto con l’arte si fa ancora più timido. Seguace di Andy Warhol, non ha il coraggio di sottoporgli i suoi lavori, anche se lo conosce ed entra persino nella sua collezione di polaroid: in quella serie di foto somiglia a Finding Rocky, i bicipiti non sono oliati e ha l’aria vulnerabile […]. A quel punto Stallone si è già trasferito a Miami [ma] ancora non si fida a mostrare i suoi lavori in pubblico. Teme il pregiudizio, non vuole che le critiche sulla superficialità dei personaggi in cui ha creduto colpiscano quelli che ama davvero e il suo trasporto per l’arte si trasforma in investimento: compra Richter, Kiefer, Francis Bacon. Compra molto meglio di come può dipingere. Ora che l’età ha creato la distanza ha deciso di riunire i suoi fantasmi intorno a quel Rocky che sullo schermo è diventato plastica, ma sulla tela mantiene la sua carica di semplicità e chiede solo di essere notato. Così come è» [Giulia Zonca, Sta] • Ha una passione per la auto: «Muscle car americane, sportive inglesi, supercar italiane e pezzi d’epoca» [Gq] • «La gente crede che io non abbia molto cervello, quindi perché deluderla?». Stallone ha un QI di 160 e appartiene a quel del 2% delle persone più brillanti del mondo che fa parte del Mensa, associazione che riunisce gli individui di notevolissima intelligenza • Non usa stuntmen. Sul set de I mercenari s’è rotto il collo. Ora porta una placca di metallo.
Amori Sly non si è fatto mancare nulla, tradimenti (fatti e subiti), figli veri e supposti, una collezione di flirt con modelle da copertina, da Naomi Campbell a Janice Dickinson, da Tamara Beckwith a Angie Everhart • Collezionista di flirt ma anche di matrimoni (per ora è arrivato a tre). Il primo risale al 1974 quando sposò l’attrice Sasha Czack, sua collega ai tempi del Baronet, dove Stallone vendeva i biglietti del teatro. Dalla loro unione nascono Sage e Seargeoh (Sergio). Dieci anni dopo arriva il divorzio anche perché nel frattempo Sly ha una relazione con l’attrice e cantante Susan Anton. Con Brigitte Nielsen è subito colpo di fulmine ma altrettanto velocemente arrivano i titoli di coda: i due si sposano nel giro di cinque mesi nel 1985, ma due anni dopo le carte del divorzio sono già state firmate • Seguono anni spensierati fino a quando in un ristorante di Beverly Hills conosce l’ennesima modella, Jennifer Flavin: lui aveva 42 anni, lei appena 20. Ma la differenza d’età non è un problema, i problemi sono altri: dopo circa sei anni di relazione, nel marzo 1994, lui la lascia con una lunga lettera inviata via FedEx. In mezzo c’era il solito tradimento, questa volta con la modella Janice Dickinson. Ma non basta: perché lei è incinta e il figlio è di Sly. L’attore decide di assumersi le sue responsabilità e lascia Jennifer. Nasce Savannah Stallone ma nascono anche i primi dubbi sulla paternità, perché la modella nel frattempo stava frequentando altri due uomini. Stallone chiede il test del dna e scopre che quella che ha creduto essere sua figlia per sei mesi, in realtà è di un altro. A questo punto torna da Jen in ginocchio: lei lo perdona [Franco, cit.] • Nel 1997 si sposano nel castello di Blenheim, a Dublino: 600 milioni di lire. Numero degli invitati: 12 [Cinzia Manfredi, Il Borghese] • I due hanno tre figlie Sophia, Sistine e Scarlet e hanno attraversato una crisi poco tempo fa. Jennifer era imbufalita perché il marito «stava intenzionalmente sprecando i beni coniugali». Sly era arrivato a cancellare i due tatuaggi che si era fatto per certificare sulla pelle il suo amore per la moglie. Il divorzio sembrava cosa fatta, poi nel giro di poche settimane è tutto rientrato, l’amore (o il business, visto le cifre in ballo della separazione) ha trionfato. «È stato come un risveglio. Ho capito che la cosa più importante di tutte è la mia famiglia», aveva detto qualche tempo fa [Franco, cit].
Titoli di coda «Il successo non è difficile da gestire, la vera prova di carattere è quando ti ritrovi fuori gioco, dimenticato, messo da parte».