13 luglio 2023
Tags : Alfredo Cospito
Biografia di Alfredo Cospito
Alfredo Cospito, nato a Pescara il 17 luglio 1967 (56 anni). Anarchico e terrorista. Ideologo e attivista della Fai (Federazione anarchica informale). Nel 2014 è stato condannato in via definitiva a dieci anni e otto mesi di reclusione per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, dirigente della Ansaldo Nucleare, avvenuta il 7 maggio 2012 a Genova (vedi sotto). Il 26 giugno 2023 la corte d’Assise d’Appello di Torino lo ha condannato a 23 anni di carcere per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, avvenuto il 2 giugno 2006 (vedi sotto). Dal 20 ottobre 2022 al 19 aprile 2023 è stato protagonista di uno sciopero della fame per protestare contro il regime carcerario 41-bis a cui è sottoposto dal 5 maggio 2022.
Vita «È di origini piccoli-borghesi: il padre era un funzionario della Motorizzazione. Si trasferisce in Piemonte negli anni ’90. Frequenta il movimento anarchico dalla fine degli anni ’80. La sua prima battaglia contro lo Stato italiano risale a molti anni fa quando si rifiuta di svolgere il servizio militare, all’epoca ancora esisteva la leva obbligatoria. “Chiamato alle armi” si era dichiarato obiettore di coscienza. Obiettore totale. Si dice anarchico e afferma di “non sentirsi vincolato in coscienza dal dovere di prestare il servizio militare o altro servizio alternativo”. È qui che inizia la sua storia di attivista, sfida lo Stato e intraprende il suo primo sciopero della fame per cinquanta giorni. Condannato una prima volta per il reato di “mancata chiamata” a un anno di reclusione. Sconta soltanto in parte la pena perché spunta un’amnistia. Il 16 aprile 1991 viene condannato di nuovo alla pena di un anno, nove mesi e dieci giorni di reclusione militare per il reato di diserzione aggravata. Dal giorno dell’esecuzione dell’ordine di carcerazione, 27 agosto 1991, inizia uno “sciopero della fame” a oltranza per protestare contro la nuova condanna. Il padre chiede la grazia al Presidente della Repubblica. Il 27 dicembre 1991 Francesco Cossiga accoglie l’istanza. Ma per il periodo precedente alla data della condanna per il reato di diserzione, 16 aprile 1991, al giorno in cui è stato tratto in arresto, il 27 agosto 1991, Cospito viene nuovamente imputato di diserzione. Questa situazione, in base alla legge di allora, nota come “spirale delle condanne” si sarebbe protratta fino al compimento del 45esimo anno di età. Il caso finisce di fronte alla Corte Costituzionale. Nel 1993 i giudici della legge stabiliscono che i disertori non possono essere condannati più di tre volte e comunque a pene che non possono superare complessivamente l’anno di carcere. Da qui la “sentenza Cospito”» (Irene Famà e Massimiliano Peggio) • «Cospito si avvicina al mondo anarchico negli anni Ottanta. Ma è in età adulta che diventa mentore e ideologo. Non sempre apprezzato e rispettato dai sodali, a tratti persino emarginato per il suo pensiero nichilista e interventista. Nel 2014 si racconta in una “Intervista delle Cospirazioni cellule di fuoco a me medesimo”. Si definisce “anarco-nichilista” e spiega: “Per nichilismo intendo la volontà di vivere subito, ora la propria anarchia, lasciando da parte l’attesa per una futura rivoluzione. Vivere l’anarchia vuol dire lottare, armarsi, scontrarsi con l’esistente senza aspettare”. A Torino arriva nel 1997 e con la compagna Anna Beniamino (anche lei in carcere) vive in un alloggio all’ultimo piano di uno stabile in via Donizzetti, nel quartiere San Salvario. Lei è figlia della borghesia, suo padre è un gallerista. Sono loro, secondo gli investigatori, i teorici della Fai (Federazione anarchica informale): organizzazione “con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico”. Il primo pacco bomba è del 2003 ed è indirizzato a Romano Prodi. Ne seguiranno altri, tanti altri» (Simona Lorenzetti) • «La prima volta che il nome di Alfredo Cospito compare sul Corriere della Sera è il 2 novembre 1991. Le pagine sono quelle della cronaca di Milano. Vengono trovati falsi volantini attribuiti ad Amnesty, che ne aveva preventivamente segnalato l’esistenza e l’estraneità, con scritte così: “Libertà immediata per l’anarchico Alfredo Cospito”, “Più nessun prigioniero, diroccamento e spianamento delle carceri, liberi tutti”, “Ogni individuo è libero di rifiutare le imposizioni dello Stato”. Non è chiaro perché Cospito all’epoca fosse in carcere, fatto sta che il suo nome ricompare, sempre nelle cronache del Corriere il 4 ottobre 2013 e in poco più di una menzione, dopo che a Bergamo viene recapitata un bomba presso gli uffici di Bergamo di Europol. Poco dopo l’accaduto venne diffuso un documento firmato da lui e da Nicola Gai in cui si evocava “l’odore della dinamite”. Poi ecco un’altra citazione il 31 ottobre, ma stavolta è ampia, un’apertura di pagina per un fatto grave. A Genova si tiene il processo per il ferimento del manager dell’Ansaldo Roberto Adinolfi, gambizzato più di un anno prima, il 7 maggio 2012. Cospito, che per quell’agguato è alla sbarra assieme a Nicola Gai – le accuse sono di lesioni gravi con finalità di terrorismo, furto di scooter e possesso di arma clandestina – confessa tutto ma con una rivendicazione orgogliosa: “Siamo anarchici e nichilisti, abbiamo agito da soli e lo abbiamo deciso dopo il disastro nucleare di Fukushima. Nessun altro ha partecipato al nostro progetto». In aula c’erano molti anarchici che a queste parole applaudirono, gridando «libertà” per gli imputati e «fascisti» all’indirizzo dei magistrati. Per l’agguato l’anarchico fu condannato a 10 anni e otto mesi (9 anni e 4 mesi per Gai)» (Alessandro Fulloni) • Sull’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano: «Il procedimento è l’ultimo strascico giudiziario dell’inchiesta Scripta Manent della Procura di Torino. L’indagine non solo collega all’interno di un unico disegno eversivo decine di episodi violenti, ma descrive l’evoluzione del movimento anarchico: dalla nascita della Fai all’evoluzione in Fai/Fri (Fronte rivoluzionario internazionale). Un salto di qualità che amplia gli orizzonti, spingendosi oltre i confini italiani ed europei. Cospito è già in carcere per l’attentato all’amministratore delegato dell’Ansaldo Roberto Adinolfi, quando viene raggiunto dalla misura cautelare firmata dal gip di Torino. Il processo davanti alla Corte d’Assise si apre nel 2017 e gli imputati sono 23 anarchici accusati di associazione con finalità di terrorismo, tutti ritenuti collegati alla Fai. Devono rispondere, a vario titolo, degli ordigni esplosivi inviati a esponenti delle istituzioni e a giornalisti, delle tre bombe esplose nel 2007 nel quartiere Crocetta e dell’ordigno inviato nel 2005 ai vigili urbani di San Salvario. Cospito in aula rilascia dichiarazioni spontanee. “Voglio essere più chiaro possibile, che le mie parole suonino come un’ammissione di colpevolezza – dice in collegamento video dal carcere di Ferrara –. Con orgoglio e fierezza rivendico la mia appartenenza alla Fai/Fri. Con orgoglio e fierezza mi riconosco nell’intera sua storia, ne faccio parte a pieno titolo ed il mio contributo porta la firma del nucleo Olga”. Da allora, poco sembra essere cambiato. Oggi l’ideologo rivendica con orgoglio il passato e la lotta armata di cui è stato protagonista» (Simona Lorenzetti) • Sulla sentenza della Corte d’Appello di Torino: «L’attentato non provocò nessun morto e nessun ferito. E per questo motivo i giudici hanno deciso di riconoscere all’anarchico Alfredo Cospito l’attenuante della lieve entità. Niente ergastolo: nonostante la richiesta della Procura, la corte d’Assise d’Appello di Torino ha recepito l’indicazione della Consulta, decidendo di non disporre la pena più pesante. Cospito è stato condannato a 23 anni di carcere, mentre la sua compagna, Anna Beniamino, a 17 anni e 9 mesi. Per l’anarchico, però, resta il regime di carcere duro, disposto dal ministro della Giustizia. Si chiude così il procedimento nato dall’inchiesta Scripta Manent sull’organizzazione anarchica Fai-Fri, considerata responsabile di una serie di attentati compiuti nel nord Italia tra il 2003 e il 2016. Il secondo processo d’Appello serviva per ricalcolare la pena relativa a uno degli episodi: l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, avvenuto il 2 giugno 2006. Due ordigni scoppiati a distanza di poco tempo: secondo l’accusa la prima esplosione avrebbe dovuto richiamare l’attenzione dei militari, mentre la seconda avrebbe dovuto mietere vittime. Una vicenda per la quale l’anarchico, nel precedente processo d’appello, era stato condannato a 20 anni. La Cassazione ha però riqualificato il reato in strage politica: punibile con l’ergastolo. Ma i giudici hanno deciso di riconoscere l’attenuante della lieve entità: quando esplose il primo ordigno i militari non uscirono dalla caserma e, quando deflagrò la seconda bomba, nessuno era in strada» (Michela Allegri) • «Il 4 maggio 2022 Cospito è stato sottoposto al regime di carcere duro, con esclusione di ogni possibilità di corrispondenza e di detenere libri e scritti ma anche “le foto dei genitori defunti in quanto viene richiesto il riconoscimento formale della loro identità da parte del sindaco del paese d’origine” ha fatto sapere Cospito, diminuzione dell’aria a due ore e riduzione della socialità a una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti. Il cambio di regime detentivo è stato motivato dagli scambi di lettere con altri anarchici e la pubblicazione di scritti su riviste d’area, che tuttavia Cospito mantiene da 10 anni e prima di maggio non erano mai stati ritenuti pericolosi. Secondo i magistrati torinesi, questo epistolario farebbe riemergere l’esistenza di una vera e propria organizzazione anarchica e la rinascita della Federazione anarchica informale» (Giulia Merlo) • «Cospito è il primo anarchico a finire al 41-bis, misura disposta nel maggio 2022 per quattro anni. Per questo ha iniziato uno sciopero della fame. Il 41 bis è stato chiesto dai magistrati proprio per tagliare i legami con l’esterno del detenuto. Suoi scritti filtrati fuori dal carcere – nelle valutazioni di magistrati e investigatori – hanno indicato obiettivi da colpire, oltre ad offrire una piattaforma strategica per l’azione. Proprio alcune sue riflessioni, non a caso, sono contenute nella “Chiamata internazionale all’azione in solidarietà con Alfredo Cospito dal 22 al 28 gennaio”, documento che ha avviato le mobilitazioni e che invita a scontrarsi “armi in pugno con il sistema”. “Non basta la ‘controinformazione’ – scrive Cospito – questa diventa rivoluzionaria quando alimenta l’azione, quando diventa strumento per i nuclei d’azione permettendo loro di armonizzare i propri attacchi e innescare l’insurrezione generalizzata”. E a raccogliere l’appello allo scontro potrebbero essere non solo i suoi compagni anarchici. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha messo infatti in guardia dal rischio del “ricompattamento di frange della galassia dell’antagonismo come si è visto nella manifestazione di domenica a Roma”. La battaglia per Cospito può così diventare la bandiera unificante di diverse pulsioni antisistema che si agitano nella società» (Il Sole 24 Ore) • «L’ultimo manifesto di Alfredo Cospito viene diffuso 3 il marzo 2023. È scritto a mano, in stampatello maiuscolo. I tratti sono incerti e sofferenti come il suo corpo provato da 135 giorni di digiuno. La lettera, consegnata al suo avvocato, è una dichiarazione d’intenti: “Sono pronto a morire per far conoscere al mondo cos’è il 41 bis”. Poi continua: “Ora tocca a me, prima mi avete mostrificato come il terrorista sanguinario, poi mi avete santificato come l’anarchico martire che si sacrifica per gli altri, adesso mostrificato di nuovo. Quando tutto sarà finito, non ho dubbi, portato sull’altare del martirio. Grazie, non ci sto ai vostri sporchi giochi politici non mi presto”» (Simona Lorenzetti) • Il 24 febbraio 2023 la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Cospito contro il regime detentivo del 41-bis a cui è sottoposto, dopo che la procura generale della Cassazione aveva chiesto di annullare il regime di carcere duro • Durante lo sciopero della fame, durato 182 giorni, ha perso 50 chilogrammi ed è stato ricoverato nel reparto assistenza intensiva del penitenziario di Opera a Milano. Ha interrotto lo sciopero solo dopo che la Corte Costituzionale aveva giudicato illegittimo non considerare eventuali attenuanti per il caso dell’attentato a Fossano. Il 6 giugno 2023 è stato ritrasferito nel carcere di Sassari, dove era già stato detenuto fino al 30 gennaio 2023 • «“Tra le cose che mi mancano di più c’è il contatto coi miei familiari. Vorrei poter fare loro una carezza, ma anche questo non mi è concesso ed è inspiegabile, inaccettabile” ha raccontato dopo aver visto i due fratelli. “Non vedo orizzonti, non un prato verde, ma solo un quadrato di cielo azzurro che si staglia oltre i muri: un cielo con le grate”. Vive giorni tutti uguali nella sezione speciale del carcere milanese insieme a 11 altri “ospiti”. Quelli con cui ha diritto a trascorrere l’ora d’aria sono tre, due dei quali considerati affiliati alla ’Ndrangheta e a Cosa Nostra con ruoli di vertici delle organizzazioni: entrambi sono sulla sedia a rotelle e non escono mai per vivere quei 60 minuti di socialità. Un altro è allettato: “Mi stanno togliendo tutto, anche il contatto umano con i detenuti”. La recente sentenza della Corte Suprema che ha confermato il regime penitenziario più duro non lo ha sorpreso: “Non mi ero fatto illusioni sulla Cassazione – ha detto alla legale che lo ha seguito in tutta la trafila nel carcere Bancali di Sassari dove è stato detenuto prima di essere trasferito a Milano per motivi di salute –, ma speravo che almeno ci potesse essere un’altra occasione (un eventuale rinvio al Tribunale di Sorveglianza avrebbe riaperto la questione, ndr) per poter ridiscutere di questo regime disumano che toglie dignità ai detenuti e sfida qualsiasi rispetto della persona pur ristretta”» (Giuseppe Legato).