31 luglio 2023
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Biografia di Fabio Panetta
Fabio Panetta, nato a Roma il 1° agosto 1959 (64 anni). Economista. Banchiere. Membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea (Bce) (dal 1° gennaio 2020). Già direttore generale (2019) e vicedirettore generale (2012-2019) della Banca d’Italia e presidente dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (2019). «L’attuale crisi geopolitica richiede che facciamo un nuovo passo avanti nel processo d’integrazione fiscale europea, riconoscendo che è una illusione che l’unione monetaria possa funzionare senza una capacità fiscale comune» • Origini ciociare. «Viene da una famiglia di cattolici conservatori» (Stefano Lepri). «Suo padre Paolino è stato sindaco di Pescosolido, paesino laziale al confine con l’Abruzzo, dal 1964 al 1982 e di nuovo dal 1985 al 1993. I tre anni di interregno sono dovuti agli incarichi […] come capo di gabinetto per le Politiche comunitarie e per i Rapporti con il Parlamento. […] Il padre ha passato la passione politica al figlio maggiore Giovanni, parlamentare del Centro cristiano democratico dal 1996 fino alla sua morte nel 1999 a soli 43 anni» (Stefano Cingolani). Fabio Panetta «entra in Banca d’Italia nel 1985 a 26 anni. […] In quel momento ha una laurea alla Luiss e un master in Economia monetaria alla London School of Economics, al quale seguirà pochi anni dopo un dottorato in Economia e finanza alla London Business School. […] Per la prima volta si fa notare giovanissimo, negli anni ’80, per un episodio fortuito solo apparentemente. Uomo da poche ore di sonno, è già in Banca d’Italia prestissimo al mattino quando il governatore Carlo Azeglio Ciampi cerca qualcuno nei servizi per risolvere un certo dubbio. A quell’ora trova solo Panetta: risolve con lui e si appunta mentalmente quel nome» (Federico Fubini). «Carlo Azeglio Ciampi […] l’ha subito messo all’Ufficio studi, che della Banca è il Gotha, facendone l’estensore dei propri discorsi monetari. Con il successore, Antonio Fazio, si instaurò un’affinità tribale: ciociaro per nascita Fazio, ciociaro per origini Panetta» (Giancarlo Perna). «È con Fazio che si è affermato come punto di riferimento degli studi sull’evoluzione del mercato finanziario e creditizio. In quegli anni Panetta si è dedicato in particolare allo studio dell’evoluzione del sistema bancario approfondendo i profili di convenienza delle grandi aggregazioni cross border. Lo studio – che metteva in risalto come le fusioni non necessariamente producessero efficienza e benefici nell’erogazione del credito – venne poi sviluppato nel rapporto del gruppo costituito nell’ambito del G10 presieduto dall’allora numero due della Federal Reserve Usa, Roger Ferguson. E divenne anche il punto di riferimento della politica di Fazio, contraria al superamento dei confini nazionali per le alleanze delle banche italiane. Le fusioni “sono un’opportunità” ma bisogna vedere nel concreto i profili di convenienza soprattutto quando si tratta di banche troppo grandi, diceva allora Panetta precorrendo i rischi del too big to fail, esplosi con la crisi del 2007-2008. […] Se è stato Fazio a chiamare Panetta a partecipare alle riunioni del Consiglio direttivo della Bce in qualità di accompanying person del governatore, è stato Mario Draghi a dargli il compito di coordinare le attività connesse con la partecipazione della Banca d’Italia all’Eurosistema» (Stefania Tamburello). «Panetta è assistente dell’allora governatore della Banca d’Italia Mario Draghi per i vertici a Francoforte nel pieno della crisi dell’euro: è in Banca d’Italia che si forma l’embrione di idea che poi avrebbe preso forma con il celebre “whatever it takes” del 2012, con Draghi alla testa della Bce» (Fubini). All’epoca inoltre, ancora al fianco di Draghi, «Panetta ha messo a punto e introdotto tra le pubblicazioni della Banca il Rapporto sulla stabilità finanziaria che, […] due volte l’anno, illustra la situazione del credito e misura i rischi e la sostenibilità del debito italiano, diventando un punto di riferimento e discussione per gli analisti e gli investitori delle piazze finanziarie europee» (Tamburello). Nel 2012 l’ingresso nel direttorio della Banca d’Italia, in qualità di vicedirettore generale: il governatore Ignazio Visco, nel frattempo succeduto a Draghi, «lo ha chiamato nel gruppo di vertice della Banca […] per sostituire Anna Maria Tarantola, che si era dimessa per andare alla presidenza della Rai. […] Con Visco, Panetta è diventato supplente del governatore nel Consiglio direttivo della Bce, conservando anche il suo posto nel consiglio di amministrazione della Bri» (Tamburello). «Gli anni professionalmente più duri per Panetta sarebbero stati i successivi, quando gestisce per via Nazionale i dissesti delle banche. Bruxelles interdice con un diktat di Margrethe Vestager il sistema italiano di gestione delle crisi con il fondo di assicurazione dei depositi. Quella decisione della commissaria alla Concorrenza sarà bocciata in tutti i gradi di giudizio dalla Corte di giustizia europea. Ma ciò solo dopo un durissimo credit crunch nel Paese e gravi perdite per i risparmiatori (uno si toglierà la vita)» (Fubini). Nel 2014 l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi «attaccò a fondo Ignazio Visco tentando di dargli la colpa per il dissesto di istituti più piccoli, come Popolare di Vicenza ed Etruria di Arezzo, che, come tali, erano rimasti sotto esclusiva competenza italiana. Ed era stato proprio Panetta, allora vicedirettore generale, a ricevere per ben due volte la sottosegretaria Maria Elena Boschi, preoccupata per le sorti della banca di cui era dirigente suo padre. Dalla successiva commissione parlamentare di inchiesta poi nulla emerse a carico della Banca d’Italia. Nei ricordi di Panetta probabilmente è rimasto quello il periodo più difficile della sua carriera. Era stato lui a seguire per conto della Banca d’Italia, dal 2012 in poi, la modifica della legislazione europea sulle banche, che poi nel 2015 divenne tanto controversa nel nostro Paese; e lui stesso in diverse occasioni poi la criticò» (Lepri). Nel maggio 2019 la promozione a direttore generale della Banca d’Italia. «Su di lui non aveva mosso nessuna obiezione il governo giallo-verde. […] Panetta […] era diventato l’alfiere della battaglia sulle crisi bancarie, particolarmente tranchant sul bail-in, la vera bestia nera del populismo di destra e di sinistra. Per anni il circo mediatico-politico ha rullato i tamburi di guerra sui salvataggi: si è arrivati anche a una inutile inchiesta parlamentare. Convocato di fronte alle commissioni Finanze di Camera e Senato per affrontare il crac della Carige (Cassa di risparmio genovese), Panetta ha detto che la normativa introdotta in Europa “è stata una reazione rabbiosa dopo la crisi finanziaria globale”, sottolineando che “in altri Paesi forse l’esborso di risorse pubbliche in termini di prodotto lordo è stato molto maggiore che in Italia. Credo sia la motivazione di un cambio di normativa sul metodo di risoluzione delle crisi”, ha aggiunto, ricordando che negli Stati Uniti si usa la garanzia del Tesoro. Il prossimo governatore della Banca d’Italia ha seguito i passaggi più difficili della crisi bancaria italiana anche dalla vigilanza europea guidata da Andrea Enria» (Cingolani). Il 1° gennaio 2020 abbandonò, dopo pochi mesi, la nuova carica per insediarsi a Francoforte in qualità di membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, dove, tra l’altro, «Panetta sarà decisivo nel disegnare la reazione alla pandemia, con il piano straordinario di acquisti, dopo la gaffe della presidente Christine Lagarde che aveva fatto esplodere lo spread italiano» (Fubini). «Oggi è membro del comitato direttivo della Bce e si è messo in luce con un crescendo di credibilità che non è sfuggito agli osservatori attenti, sia a Roma sia a Francoforte. Linea morbida sui tassi d’interesse, scudo anti-spread, un fondo comune europeo per gli investimenti, fermezza nel “sostenere l’Ucraina e impegnarsi perché la guerra finisca in fretta” (dichiarazioni non usuali per un esponente della Bce), un euro digitale per rafforzare la moneta unica e contrastare gli attacchi cibernetici: […] si moltiplicano gli interventi di Panetta sulle questioni chiave che riguardano la politica della Bce nel momento in cui emergono divergenze antiche sotto vesti nuove e Christine Lagarde si mostra incerta nei messaggi che manda ai mercati, sempre pronti a prenderla in contropiede» (Cingolani). «Panetta, tra i falchi presenti all’interno della Bce che marciano verso un costante aumento dei tassi, è considerato più una colomba che punta alla cautela. Lo scorso 17 febbraio al Centre for European Reform a Londra, a proposito della politica di rialzo dei tassi sostenuta dalla Banca centrale europea, Panetta disse che quello che non deve fare la Bce, nel contrasto all’inflazione, è “guidare come un pazzo a fari spenti nella notte”. La strada corretta sarebbe quella di calibrare le decisioni di politica monetaria “in funzione dei dati, ben radicata in una chiara funzione di reazione. Questo non significa che non saremo risoluti nella lotta all’inflazione. Significa essere risoluti nella direzione giusta”. Avvertimento che non è stato seguito dalla Banca centrale europea, visto il costante aumento dei tassi» (Giorgia Pacione Di Bello). All’indomani delle elezioni politiche del 25 settembre 2022, Giorgia Meloni tentò lungamente di avere nel suo costituendo governo, quale ministro dell’Economia e delle Finanze, Panetta, «nome che Mario Draghi ha consigliato alla leader. […] Il corteggiamento è stato martellante, ma […] da Francoforte sono arrivate solo fumate nere. Per due motivi. Panetta (che è uomo di centrodestra e con Meloni si intende benissimo) vuole diventare a tutti i costi governatore della Banca d’Italia dopo la fine del regno di Ignazio Visco. […] L’economista (che prenderebbe al Mef uno stipendio assai più basso di quello che ora prende alla Bce) ha però declinato il suo diniego con un ragionamento non peregrino, del tipo: “Cara Giorgia, io da qui posso aiutare te e il Paese in una posizione privilegiata, perché non è detto che se vado via dalla Bce mi sostituiscano con un altro italiano. Spero che tu poi mi possa in futuro sostenere per diventare governatore”» (Emiliano Fittipaldi). Proprio su proposta della Meloni, nel frattempo diventata presidente del Consiglio, il 26 giugno 2023 il Consiglio dei ministri ha designato Panetta quale prossimo governatore della Banca d’Italia a partire dal 1° novembre 2023 (nomina che tuttavia dovrà superare altri passaggi, culminanti in un decreto del presidente della Repubblica, per diventare effettiva). «Da tempo ormai c’era davvero poca suspense. […] Panetta, apprezzato da Mario Draghi, del quale è stato uno stretto collaboratore, e da Sergio Mattarella, era fin dall’inizio il candidato con maggiori chance» (Cingolani). «La chiusura […] della partita per la Banca d’Italia apre però le porte per una sostituzione nel board della Bce. La prassi è che il posto sia destinato all’Italia, Paese fra i membri fondatori dell’Ue. E in quel caso il nome che circola con più insistenza da mesi è quello di Piero Cipollone, membro del direttorio della Banca e vicedirettore generale. Ma c’è chi vede ben posizionato anche Daniele Franco, ex ministro del Tesoro e già dg di Palazzo Koch. L’impressione di molti osservatori è che comunque sarà Cipollone a prevalere» (Fabrizio Goria). «A Panetta si presenterà, come egli sa bene, un duro compito: dare continuità all’opera importante svolta in 12 anni da Ignazio Visco, ma innovare – forte della conoscenza per 35 anni della Banca d’Italia e per oltre 3 anni della Bce, dal suo interno, quale componente dell’esecutivo – soprattutto nell’esercizio delle funzioni in compartecipazione con la stessa Bce e nell’affrontare sfide già aperte, quali quella dell’impiego dell’intelligenza artificiale, dei “cripto-asset”, per non parlare del progetto da lui coordinato dell’euro digitale» (Angelo De Mattia) • «In un paio di occasioni, le cronache si sono occupate di Panetta suo malgrado. La prima, ai tempi di Mafia capitale. Massimo Carminati, detto il Cecato, uomo a mezzadria tra malavita e neofascismo, fu intercettato mentre diceva “Fabio Panetta è uno dei migliori amici. Da ragazzini, facevamo le vacanze insieme. Oggi è il numero 3 della Bce”, e concluse: “Ogni tanto ci sentiamo”. Il Cecato confondeva Bce con Banca d’Italia, ma la storia dell’antica amicizia destò allarme. Prima che la cosa montasse, Panetta dichiarò: “Eravamo da ragazzi nello stesso quartiere dell’Eur. Posso dire con certezza che non lo vedo e sento da 30 anni almeno”. Era il 2014 e Fabio aveva allora 54 anni. Quindi, fino ai suoi 24, avevo frequentato il futuro boss. La cosa finì lì. L’anno scorso [articolo del 2019 – ndr] venne invece fuori un’altra storia, più di costume. Il presunto insider trading di 3 anni prima, protagonista il broker di Carlo De Benedetti, padrone di L’Espresso, la Repubblica, ecc. L’Ingegnere, saputo in anticipo della riforma delle banche popolari, previde l’impennata azionaria e incamerò una plusvalenza di 600.000 euro, puntando in Borsa. Sospettato di informazioni privilegiate, fu interrogato dalla Consob. De Benedetti raccontò che il primo a ragguagliarlo era stato Panetta, allora vicedirettore» (Perna) • Sposato, tre figli (due maschi e una femmina) • Nel gennaio 2013, poche settimane prima delle elezioni politiche, tra i vari possibili ministri dell’Economia e delle Finanze di un eventuale governo Bersani fu citato anche Panetta, all’epoca definito da Alessandra Sardoni «vicino alla sinistra e ai centristi, in particolare a Casini» • «Osservatore attento delle cose della politica, confessa però una sola passione, quella per la Roma, la squadra di calcio della capitale. Lo sport che pratica – quando ha tempo – è lo sci, mentre per la musica – refrattario ai suggerimenti dei figli – è rimasto legato a Lucio Battisti, del quale non ha dubbi nello scegliere Balla Linda» (Tamburello) • «Brevilineo, compatto, una versione forse meno algida di Mario Draghi» (Salvatore Merlo). «Spavaldo e sbrigativo. […] Ha carattere spiccio ed è morso dall’ambizione. […] È un cigno nero nel sinedrio di via Nazionale. Mentre i colleghi sembrano usciti da un corso di dizione, lui ha cadenza romanesca. Gli altri indossano grisaglie fumé, Fabio insiste con gli abiti blu ferroviere. Insomma, pare un fratone chiassoso tra prelati bisbiglianti. In diversi non lo amano» (Perna) • «È un uomo di banca centrale in tutto e per tutto, Panetta, anche perché non si è mai occupato d’altro» (Lepri). «Panetta è un banchiere centrale sì, ma a sangue caldo. Ha forti convinzioni di politica monetaria o di vigilanza e gestione delle crisi bancarie. E non soffre di timidezza nel renderle chiare ai suoi interlocutori, anche nei negoziati europei. A Roma o a Francoforte, […] nessuno l’ha mai accusato di aver rinunciato a una battaglia di politica monetaria o finanziaria per amore del quieto vivere» (Fubini). «Si è costruito un profilo di competenza, correttezza e tenacia nel sostenere gli interessi nazionali. […] Panetta fa consenso e lo fa in modo trasversale» (Cingolani). «Abile navigatore bipartisan. […] Panetta è un banchiere centrale sui generis rispetto a Visco e Draghi. Grandi capacità relazionali dentro le bizantine burocrazie della capitale, mangia fin da ragazzo pane, economia e politica. Allievo dell’altro governatore ciociaro Antonio Fazio, ottimi rapporti con Pier Ferdinando Casini, Matteo Renzi, Carlo Calenda (e con l’influente segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti), il banchiere è stimato anche dall’ad di Intesa Carlo Messina. Non solo. I bene informati raccontano che sia stato lui, quando Draghi doveva fare il governo, a sondare per conto dell’ex presidente della Bce i futuri ministri» (Fittipaldi). «Gli accostamenti che vengono fatti […] del designato a questo o a quella parte politica non tengono conto del fatto che, come sa chi lo conosce bene, Panetta è un “panettiano”, geloso della propria autonomia di pensiero e fermo difensore dell’indipendenza istituzionale di quell’intellettuale collettivo che è la Banca d’Italia. Le capacità e l’esperienza non comuni di Panetta sono ampiamente note; del pari, conosciuto è il suo collocarsi in pieno nella migliore tradizione dell’ultracentenario istituto di via Nazionale con il bisogno sempre di argomentare, motivare, ricorrere per le verifiche al “calculemus”, affrontare a viso aperto i più aspri confronti dialettici» (De Mattia) • «La costruzione della leadership di Panetta come “Ciampi di destra” parte da lontano, ma ha visto un’accelerazione dopo il settembre dello scorso anno, quando Fratelli d’Italia, partito postfascista, ha vinto le elezioni politiche. […] L’ascesa di Fabio Panetta come nuovo governatore di Banca d’Italia […] piace molto anche a un pezzo dell’establishment romano e milanese, che da tempo sta spingendo la scalata del ciociaro con in tasca un dottorato alla London School of Economics. Non solo in chiave Bankitalia. Ma come figura di alto profilo che possa, se serve, essere usata come carta di riserva nell’agone politico. Per intenderci, un super-tecnico alla Draghi, ma con un profilo politico marcatamente di destra, che in caso di difficoltà del governo – ad oggi non in vista – possa scendere in campo per costruire esecutivi alternativi a quello retto ora da Meloni. […] Vedremo se i dioscuri dell’operazione Panetta, che sono molti, avranno ragione. E se davvero, in caso di una futura deflagrazione della maggioranza che oggi sembra fantascienza, il loro beniamino avrà le carte per giocarsi anche una partita in politica. Non solo come premier, ma addirittura come possibile inquilino del Quirinale, visto che la destra oggi maggioranza nel Paese crede che sia arrivato il momento – alla fine del mandato di Mattarella – di avere diritto ad eleggere un suo rappresentante al Colle» (Fittipaldi).