il Giornale, 1 agosto 2023
Intervista ad Al Bano
Non si placa il dibattito su trapper e autotune. Il nuovo capitolo dello scontro ha coinvolto uno dei cantautori più amati d’Italia, Samuele Bersani. «Mi hanno girato un video dove a uno di questi semidei contemporanei della rima cantata si stacca l’autotune per qualche secondo sul palco, ed è stato come vedere Icaro colare a picco. Hai voglia a sbattere ali di cera», il suo j’accuse senza fare nomi e cognomi. Ma in molti hanno letto un riferimento a Sfera Ebbasta: nei giorni scorsi è diventato virale un video con gli effetti sonori del mancato funzionamento dell’autotune, il software utilizzato nell’industria musicale per correggere o migliorare le imperfezioni vocali dei cantanti durante le performance. Chi non ha bisogno di aiutini è Al Bano Carrisi, che a 80 anni continua a fare emozionare tutti con la sua potenza vocale. L’artista di Cellino San Marco non ha dubbi: «La compu-music è la fine della musica».
Al Bano, che idea si è fatto della polemica su trapper e autotune?
«Pensandoci bene, c’è sempre una polemica sul nuovo. È così da sempre e sarà così per sempre. È così dai tempi di Wagner e di Verdi o più recentemente dai tempi dei grandi cantanti come Claudio Villa, quando c’erano quelli che criticavano gli urlatori. E poi hanno criticato gli artisti venuti dopo e le nuove forme di musica. C’è sempre una critica, ma bisogna anche capire che la musica non è nient’altro che lo specchio del tempo che viviamo. E dobbiamo saperlo accettare in un modo o nell’altro».
Se c’è un blackout al suo concerto, lei continua a cantare senza grossi problemi. I trapper invece no: per loro è una tragedia, non possono fare più niente.
«Io sono un cantante di voce. Loro sono cantanti di computer. C’è una grossa differenza, la dimensione è diversa».
E cosa ne pensa di quella dimensione?
«Io penso che la musica purtroppo sia finita. Oggi infatti c’è la compu-music, ovvero la musica dei computer».
Il suo non è un discorso legato all’età, anche perché ha duettato con molti giovani. Basti pensare a Fabio Rovazzi
«C’è anche da dire che molti critici dei cosiddetti cantanti urlatori li criticavano per aver ucciso la musica. Ma in realtà sono arrivati e sono passati. Ma c’è anche un ricordo mio personale, di quando incisi Nel sole. Alcune persone mi puntavano il dito contro: Tu con questo tipo di musica non farai niente. Poi quella canzone ha venduto 1 milione e 600 mila copie».
La moda dell’autotune è sbarcata anche al Festival di Sanremo: ormai fa notizia se un artista non lo utilizza.
«Il tempo è quello e non si cambia: vince la moda del periodo. Quanto dureranno non lo sanno neanche loro. Ormai basta un computer La vera musica è a riposo, ma c’è una tradizione antica che rimane viva».
Negli ultimi giorni è diventato virale un video in cui lei si arrampica ad un traliccio durante un concerto, altro che trapper
«Mi ha stupito l’improvvisa viralità, a dire il vero: sono sessant’anni che salgo sui tralicci (ride, ndr). Provo una gioia immensa: quando sei sul palco e canti, vai verso il pubblico e lo vedi, capisci se canta, ride o scherza. Quando sali sul traliccio c’è una sola direzione: mi sento un drone umano. Ma lo faccio da sempre, solo che ha fatto l’exploit solo adesso».
La conferma che lei è molto più attuale e ruspante di tanti giovani trapper o degli aspiranti rocker alla Bon Jovi
«Ma io, grazie a Dio, sono Al Bano e voglio restare tale (altra risata, ndr). Ma ho spaziato tanto nel corso della mia ormai lunga carriera, anche perché il primo a cantare blues in Italia sono stato io».
Tornando un attimo al Festival, si parla di un suo ritorno all’Ariston
«Io non vedo l’ora. Lo dichiaro da sempre, io ho una malattia che si chiama sanremite acuta. Ho frequentato tanti grandi teatri, ma l’Ariston è l’Ariston».
A proposito di cultura, si parla tanto di cultura di sinistra e di cultura di destra. Che idea si è fatto di questo dibattito?
«Io trovo assurdo parlare di cultura di destra o di cultura di sinistra. La cultura è cultura e basta. Ogni essere umano colto o che sta per incontrare la cultura non subisce l’influenza del momento politico. La politica l’abbiamo conosciuta: abbiamo visto cos’era il Partito Comunista e vediamo cosa ne resta oggi. Ma abbiamo visto tante, tantissime decadenze. Io amo la cultura religiosa, perché è dimostrato che la nostra religione offre la cultura vincente. La politica è caduta, il regno della Chiesa no. E sia chiaro che non è che il regno della Chiesa sia la perfezione, anche lì esistono persone che guardano alla convenienza».
Citando la politica, cosa ne pensa dell’azione di governo di Meloni? Lei in passato ci ha messo la faccia e si era detto fiducioso del primo ministro.
«Giorgia Meloni è straordinaria, è veramente straordinaria. Fa quello che vuole, lo fa come vuole, sa quello che deve dire e sa come difendersi. Io le auguro un lungo governo e di riuscire ad annullare queste divisioni politiche: l’Italia è una e tutti dovremmo comportarci come i figli nei confronti di una mamma».
Lei ha elogiato anche il presidente Berlusconi, ricordando la sua generosità e sottolineando che tante persone lo rivaluteranno.
«Sì, molti con il tempo lo rivaluteranno, davvero. Silvio Berlusconi per me è stato il novello Re Mida».