Corriere della Sera, 31 luglio 2023
«Guglielmo il dentone» materia d’esame per chi entra in Rai
In questi giorni, non pochi personaggi televisivi hanno raggiunto l’età della pensione e, nel momento della separazione dal piccolo schermo (magari solo temporaneo), si abbandonano ai ricordi, alle confessioni, alle interviste appaganti. C’è un aspetto curioso che mi ha sempre colpito: tutti parlano dell’uscita e mai dell’entrata. Mi spiego meglio: tutti raccontano le grandi imprese giornalistiche che hanno compiuto e si soffermano sul momento in cui hanno dovuto dire addio al cavallo di Viale Mazzini. Nessuno racconta come vi è entrato e, se lo fa, tralascia alcuni particolari che ormai sono storia politica di questo paese.
Questi poveri e sventurati pensieri mi accompagnavano sabato pomeriggio mentre, su La7, stavo rivedendo per l’ennesima volta l’episodio «Guglielmo il dentone», diretto da Luigi Filippo D’Amico, del film I complessi del 1965.
La storia è stranota. Guglielmo Bertone partecipa al concorso Rai per diventare il nuovo lettore del telegiornale. Ha due piccoli handicap: una dentatura molto pronunciata, a causa della quale viene soprannominato dagli altri aspiranti al concorso «Guglielmo il dentone», ed è l’unico dei candidati a non essere raccomandato. Ma è il più preparato di tutti. «Guglielmo il dentone» dovrebbe essere materia d’esame per chi entra in Rai. Non per la circostanza delle raccomandazioni (siamo uomini di mondo), ma perché in quell’episodio è racchiusa una piccola storia della Rai dell’epoca: la commissione d’esame (Nanni Loy, come esperto di inchieste, Edy Campagnoli, Vincenzo Talarico, l’uomo di cultura, Romolo Valli nelle vesti talari di padre Baldini…), e poi il megadirigente interpretato da Alessandro Cutolo, il professore che aveva una risposta per ogni argomento.
C’è persino un funzionario che si chiama Calabrese, a ricordarci che il dg di allora si chiamava Pugliese. E poi i divi del momento: le gemelle Kessler, Lelio Luttazzi, Gaia Germani… C’è anche il problema etico-estetico della telegenia. Insomma, se vogliamo capire perché chi va in pensione parla solo dell’uscita e mai dell’entrata basta vedere o rivedere la memorabile assunzione di Guglielmo il dentone.