Corriere della Sera, 31 luglio 2023
Intervista a Camilla Raznovich
Camila Raznovich, milanese cresciuta in un ashram. È venuta su a pane, love and peace?
«Sono nata il 13 ottobre 1974 alla Mangiagalli di Milano da due genitori fricchettoni, entrambi argentini: mamma di origine italiana, padre ebreo russo. Due architetti con un concetto di carriera diverso dal nostro: lavorare era un modo per viaggiare. Hanno iniziato a spostarsi in Europa, poi in India. Erano gli anni ‘70, con i guru e i Beatles».
I primi ricordi.
«Vivevamo nella comunità sannyasin, ispirata a Osho. Si chiamava Vivek, era a Milano, dopo ha cambiato il nome in Macondo, come la mia nuova trasmissione in onda in prima serata da ottobre, pensata anche per la generazione Z».
Sognava una vita «normale»?
«In classe vedevo le bambine con una famiglia più tradizionale. Da una parte non vedevo l’ora di mettermi i jeans e vivere in un bilocale, dall’altra la vita borghese di Milano è stata uno choc culturale. Frequentavo le scuole bene: la Ruffini, la Mauri, poi il Liceo Beccaria....»
Si sentiva diversa?
«Ero la cast-out, non appartenevo mai a nessun gruppo. Però mi ha dato la forza di essere me stessa. Non mi sono mai sentita sfortunata nella diversità, l’ho vissuta come una ricchezza».
Che vita faceva?
«Oggi mangio grazie alla tivù, ma noi non ce l’avevamo. Molti lo trovano aristo-freak, ma non era una mia scelta. In comunità eravamo una dozzina di bambini. E di sera meditavamo».
Dalla meditazione alla televisione.
«A 19 anni sono partita per un sabbatico di 6 mesi in India: quando sono rientrata ho scoperto che esisteva Mtv. Ho fatto un provino senza preoccuparmi del risultato, avevo la mente pulita e senza paura: “se va bene ok, sennò ho la vita davanti”».
L’ha spuntata su 2000 candidati.
«Come spesso accade nella vita, quando ti identifichi poco in quello che fai, allora riesci. Non avevo paura di fallire».
In cosa consisteva il provino?
«Dopo aver letto tre giornali inglesi dovevo trovare una connessione tra loro. Lo step successivo era una intervista a Shelby Taylor. Il trilinguismo mi ha avvantaggiata: vivevo in Italia, nella comunità la lingua ufficiale era l’inglese e a casa si parlava in spagnolo».
Nessuno sapeva chi fossero i vee jay.
«Eravamo una rivoluzione per una generazione: nessuno ci poteva attaccare perche eravamo selezionati per la meritocrazia».
Oggi esiste una categoria così in televisione?
«Il mio collega era Enrico Silvestrin, siamo stati gli unici italiani a lavorare per Mtv Europe. Poi in italia sono arrivati Andrea Pezzi, Giorgia Surina,”Nongio”. Oggi non ci può essere una esperienza simile, la comunicazione televisiva si sta esaurendo. Il monitor diventerà il mezzo per riprodurre ciò che esiste nei device».
Un commento negativo se lo ricorda?
«Certo, quello di Aldo Grasso sul Corriere, che scrisse che ero molto antipatica. Mi aiutò, perché ho lavorato sulla spigolosità. Sono le critiche che ti fanno crescere: con gli yes-men, di cui è pieno il mondo lavorativo, rischi di schiantarti».
Una conduttrice troppo «pensante»?
«Grasso scrisse cervellotica, in realtà ho una parte emotiva molto potente».
«Loveline».
«Un format di Mtv Brasil che Antonio Campo Dall’Orto ha avuto l’intelligenza di italianizzare, puntando sull’educazione sessuale. A una cena a Ibiza rimase colpito dalla mia apertura mentale e pensò che ero giusta per condurlo».
Momenti di imbarazzo in trasmissione?
«Mai perché anche con mia mamma ho sempre parlato di tutto, dalla verginità alla masturbazione e sto facendo lo stesso con le mie figlie. E comunque c’erà un sessuologo che rispondeva».
Poi «Tatami» e «Amore Criminale».
«Il costume, la società e la cronaca nera. Mi sono testata in contesti diversissimi, fino al Kilimangiaro, che è un prolungamento della mia anima nomade, con un pubblico in prevalenza di laureati».
L’edizione estiva ha occupato lo spazio di «Che Tempo che fa» di Fabio Fazio.
«Abbiamo trasmesso dallo stesso studio e mi ha fatto effetto: siamo andati bene e Rai Tre è un’isola felice, i dati di ascolto contano quanto il prodotto».
L’addio alla Rai di Fazio.
«Fabio fa parte della storia della Rai, ma ha ricevuto un’offerta e l’ha presa. Ha fatto bene».
Il suo carattere in due parole.
«Quadrata e ironica. Non sono secchiona ma voglio eccellere. Da papà ho ereditato l’autoironia: sono un “tappetto” e mi piaccio».
Ma lei è un sex symbol.
Personalità
I complimenti sul mio fisico non mi danno fastidio. Se qualcuno mi fischia, sono contenta. La maternità? È la cosa più bella, ma non serve ad autodeterminarci
«Non ho i canoni estetici classici, ma sono a mio agio con il mio corpo. L’essere cresciuta con la scioltezza hippy dell’ “amati come sei” pronunciato alla Verdone... ecco, su di me ha funzionato».
Ha anticipato le curve e l’inclusività prima che diventasse di moda farlo.
«Trovo il corpo nudo della donna molto elegante, indipendentemente dalle taglie. Non ho mai esibito le mie forme per fare carriera, ma non le ho neppure nascoste. Certo non sono stata presa al provino di Mtv per lo stacco di coscia, e a dirla tutta, nessuna di noi si sarebbe potuta candidare a Miss Italia».
Le danno fastidio i complimenti sul suo aspetto fisico?
«Per nulla. Se per strada mi dicono “bella f..” non lo prendo come cat-calling, ma come un complimento. E il mio ego è contento: ovviamente non si deve andare oltre, ma faccio affidamento sulla intelligenza umana».
Ha una mente maschile?
«Sì e la mia squadra in tivù lo sa. Forse siamo andati un po’ oltre con il politically correct».
Gli uomini della sua vita.
«Il papà di Viola e Sole è un architetto di Crema. Anche oggi che ci siamo entrambi risposati continuiamo ad essere uniti. Alle ragazze ho spiegato che era finita la parte erotica-sentimentale dei loro genitori, ma non la famiglia».
Nel 2021 si è sposata con l’imprenditore francese Luc Fleury.
«Ci siamo conosciuti ad Antiparos, in Grecia, nel 2018. A un aperitivo abbiamo ballato senza parlarci, perché poi ho scoperto che in Francia si fa così: anche una canzone pop si balla in coppia, corpo a corpo. Ho trovato la cosa molto erotica. Ma prima di dargli il numero glielo ho fatto chiedere tre volte, volevo osservare a quante lo chiedeva».
Il giorno del suo matrimonio.
«Prima a Milano, tra un lockdown e l’altro. Poi in Normandia, con tre giorni di sole e un abito bianco in pizzo che avevo comperato 10 anni prima a Ibiza pagandolo forse 80 euro».
Siete sposati ma non vivete insieme.
«È un rapporto a distanza anche nel rispetto dei nostri figli: lui ha un bambino di 12 anni. Ci tengo che i nostri ragazzi abbiamo uno spazio esclusivo con i propri genitori: mia madre dopo la separazione ha sempre convissuto. Mio papà ha avuto un’altra moglie, che è entrata nella mia vita».
Che madre è?
«Presente ma severa. Pur essendo cresciuta in un ashram non sono una permissiva. Per le mie figlie ci sono al 100 per cento tutti i giorni, ma alle nove di sera la porta della loro camera si deve chiudere, perché non voglio che cannibalizzino la mia vita. Dopo cena ho bisogno di leggere un libro, fare una telefonata a un’amica, guardare un film con Luc quando è in Italia».
Suo marito segue le sue trasmissioni?
«Certo, la distanza va gestita, se molli rischi che vada a finire male. Si diverte a vedere quali ospiti ho e come sono vestita. Poi magari cambia canale».
È geloso?
«Dice di non esserlo, ma è il più geloso con cui sono stata».
E lei?
«Emotivamente sono un disastro, quando litigo urlo. E non ne vado per niente fiera. Lui mi dice: “ecco il dramma italiano”! Sono una drama-queen, ma la meditazione e l’autoterapia che pratico da quando ho 6 anni mi aiutano».
Pensa che in tivù gli spazi importanti siano già occupati da donne più grandi di lei?
«Mi fa ridere perché in Rai sono considerata la ragazzina. E credo che abbia un senso: la Rai ha la missione di educare, è una specie di Ministero della Cultura. Più passa il tempo e più riconosco il valore dell’età: da piccola puoi dire cose che non vanno bene».
Cosa la spaventa di più?
«L’omologazione. Io ne sono ampiamente al riparo, ma la temo per le mie figlie».
Se le dicessero che sono fluide?
«Con le mie figlie non ho problemi a parlare nè di sesso, né di sentimenti. Non mi stupirei».
Chi non è mamma viene fatta sentire in colpa,come ha detto Chiara Francini a Sanremo?
«Avevo già 34 anni quando ho avuto la prima figlia, oggi sono la parte più bella della mia vita, ma la maternità non è una priorità e non serve ad autodeterminarci. Il governo piuttosto deve proteggere una donna con tre figli a casa che vuole avere una carriera».
Giorgia Meloni le piace?
«Lasciamole tempo per lavorare. È una politica che non ho mai votato, non la conosco, ma molti che mi piacevano mi hanno deluso».
La Schlein la rappresenta?
«Deve iniziare a rapportarsi con il popolo che l’ha votata in maniera strategicamente e comunicativa diversa. Mi piace ma credo che stia perdendo contatto con il popolo del PD».
La vedremo in una trasmissione politica?
«Vedo politici di destra e sinistra fare errori ingenui a livello di comunicazione, una delle cose che so gestire meglio. Ma prima vorrei riconquistare fiducia nel governante».