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 2023  luglio 30 Domenica calendario

Quel treno per Nizza: sfiga, polvere e velluto (senza lanzichenecchi)

Per accompagnare il Duca Pier Carlo Conte Ingegner Semenzara in Costa Azzurra a Montecarlo, ci fu un sorteggio per il quale si riunì anche la commissione interna. Era un’occasione unica per un piccolo come lui, e il Semenzara era il Direttore Centrale di tutte le ditte del Gruppo. E quando in sala mensa venne fuori il suo numero di matricola 1002, Fantozzi non si sentì neppure emozionato ed era quasi estraneo alla cosa. Poi a casa realizzò e soffrì d’insonnia tutta la notte, mentre Pina sua moglie gli diceva accarezzandogli la testa: “Te lo meritavi. Cosa credi, che sia solo fortuna? Hanno semplicemente scelto il migliore!”. Ma lui si sentiva uno tra i più mediocri e meno meritevoli.
L’occasione era mostruosa: quattro giorni a Montecarlo a veder giocare il Duca-Conte Semenzara che era pazzo per il gioco e per la cabala, che se poi avesse cominciato a sospettare che lui portava bene era fatta per tutta la vita! Partirono per Nizza in vagone letto e lui subito per dimostrarsi migliore disse: “Grazie, Sig. Duca-Conte, ma preferisco non pesare alla società con un biglietto vagone letto, preferisco un viaggio come semplice viaggiatore seduto, anzi mi adatterò a dormire in piedi”. Passò una notte da tregenda (…). Si addormentò in corridoio sdraiato a pelle di leone con la faccia sulla giacca. A Nizza, a fine treno, lo buttarono giù a calci sui denti.
Si scaraventò a ossequiare il Semenzara che aveva per il sonno la faccia gonfia come un pugile dopo quindici round. “Prego, Conte… eccomi, Conte… porto io, Duca… lasci, me ne sono già occupato io… lo faccio abitualmente… sì, io ogni mattina pulisco le valigie con la manica della giacca… sì, lo giuro… è la verità…”. E via di questo passo, di servilismo in servilismo: si stava giocando la vita ed era disposto a tutto.
Ecco l’albergo. Volle aiutare i facchini per far risaltare la differenza tra lui e il Direttore e per mostrare il suo spirito democratico. Cadde subito con tre valigie nella porta girevole e fece un ingorgo totale. Dovettero aprire le porte laterali per far passare la gente. Ci volle un’ora buona per liberarlo e quando uscì vivo da quella singolare avventura il Duca-Conte era già pesantemente addormentato nel suo appartamento imperiale. Lo svegliò nella quasi topaia che gli avevano assegnato senza consultarlo, il feroce trillo del telefono sul comodino: era il Semenzara che gli domandava se per caso, senza far complimenti veramente, non era il caso… avesse avuto voglia di andare a giocare. Lui era nudo, da lavare, fare lo sciampo e da sbarbare, e semipietrificato dal sonno disse: “Fra quindici secondi sono giù!”. “Ero qui che aspettavo” disse poi nella hall inchinandosi. Si era anche rasato a sangue e asciugato i capelli presbitero. Andarono a giocare. Semenzara giocava naturalmente i soldi della società, laute bustarelle e ricavi da ricatti da intercettazioni telefoniche. Giocava a chemin de fer.
Fantozzi alle sue spalle stava bevendo dell’acqua Perrier quando il Duca-Conte ebbe una botta di culo terribile e voltò tre 9 di fila uno dopo l’altro. Fu la sua fine: per tutta la notte, il Conte che andava pazzo per la cabala lo volle sveglio in piedi dietro di lui, mentre beveva dell’acqua Perrier che è la più gasata del mondo. Dato che il gas lo spingeva lentamente al soffitto, aveva messo a punto due tecniche: con la prima si era ancorato con i piedi al tavolo; con la seconda, più pericolosa, emetteva lentamente aria dal naso. Ma la cosa più atroce era l’immobilità. Il Semenzara alle 6 del mattino dopo aver perso come una bestia volle essere accompagnato nel suo appartamento. Quando Fantozzi fu libero in camera sua fece un rutto liberatorio da far cadere la metà dei fregi del lampadario. Continuò tutta la notte e ci furono molte telefonate di protesta anche dagli alberghi vicini. La seconda sera altra tragedia con la minerale, ma canticchiando ogni tanto dei motivi con l’orchestra lontana si liberacchiava.
Quella notte il Conte si lamentò fino alle 5 del mattino. Aveva dei dolori tipo parto. Gli succedeva questo curiosissimo inconveniente. Era un uomo con bioritmi del tutto regolari, però bastava, maledizione, che mettesse un tallone oltre frontiera che si bloccava completamente. Ma niente di niente! Andavano al ristorante Le Bec Rouge tutte le sere, e giù mangiate apocalittiche. Il Duca sbranava dei tori alla griglia con erba estragon, beveva birra, acqua, pepe, cannella, sale, pere cotte, prugne secche, olio: niente! E poi lassativi, forti lassativi, olio di ricino, suppostoni: niente!
Al terzo giorno il Semenzara era una mongolfiera. Grigio, svogliato e infelice. Fantozzi domandò in giro, sentì molta gente, disse che per lui era un caso di vita o di morte e alla fine ebbe, per 2000 franchi, un’indicazione: un indirizzo di Nizza. Caricò all’alba il Semenzara su una limousine in affitto, “Nice, s’il vous plaît!”, disse in tono misterioso-cospiratorio, e al Conte: “Sarà la Vostra salvezza!”. Quando dopo due ore il Megadirettore arrivò a Nizza, ululava. Stava sdraiato sul sedile posteriore della limousine ed era viola. Arrivarono davanti a un negozietto in una viuzza all’interno della città. “M. Tardie – pharmacie” c’era scritto semplicemente. Fantozzi entrò e disse il suo problema. Il piccolo farmacista gli diede dei confettini di rim. Lui non li guardò neppure perché ormai avevano sperimentato tutto e gli disse che era un caso disperato. M. Tardie (…) gli porse una piccola pallina nera grande come una capocchia di spillo. “Ma attenzione” aggiunse facendosi improvvisamente enfatico e cattivo, “mettiamo a punto gli orologi. Sono le 11,12, fra tre quarti d’ora esatti e cioè alle 11,57 deve essere seduto sul water del suo albergo!” (…). Fantozzi pagò e con poche speranze infilò la pillola in bocca al Duca che ormai rantolava.
Nel viaggio di ritorno il Conte miracolosamente si riprese. Cambiò colore, poi gli venne fame e divenne molto ciarliero. Decisero allora di approfittare di quella bella giornata per fare la “gran cornice”. Quando passarono sopra lo splendore di Cap-Ferrat il Duca gridò all’autista: “Arrêtez-vous, arrêtez-vous, guardiamo questa meravi…”. Non finì la frase, Fantozzi guardò di colpo l’orologio, erano le 11,57. La fronte del Semenzara si imperlò di gocce di tremendo sudore gelato e si buttò con un urlo orrendo fuori dalla macchina nei cespugli di menta. Ci rimase cinque ore. Lo portarono prima al centro rianimazione di Antibes, poi cominciarono a cacciarlo via da tutte le parti. Anche dall’albergo. Infine il comune di Montecarlo lo fece accompagnare col foglio di via alla frontiera spagnola. Fantozzi ritornò di notte in Italia attraversando il Passo del Diavolo con un gruppo di spalloni.