la Repubblica, 30 luglio 2023
Intervista ai Bergonzoni
«Alice, Leonardo, dove siete adesso? Non geograficamente: dove siete nella vita, a quale punto».ALICE «A un buon punto, papà. Mi sento ancora molto una ventenne, ma sono a tre quarti del percorso che volevo fare. Faccio l’assistente sociale, come sai, anche se ancora come partita Iva. E ci ho messo tanto, è un percorso molto lungo, bisogna superare un sacco di esami, una trafila che non fa parte del mio essere. Ma tutte queste fatiche mi hanno fatto capire che era proprio quello che desideravo. Lavoro in un carcere minorile e anche per l’ufficio esecuzione penale esterna, quello che si occupa dei condannati che non vanno in carcere ma hanno misure alternative».LEONARDO «Io sono tra le nuvole, dove sono sempre stato. È da quando ero bambino che mi sento dire che sono altrove. Però per il lavoro sto attraversando una fase buona. Sono laureato in giurisprudenza, come te babbo, e applico la legge sul web. Mi occupo di rimuovere i contenuti illegali, del diritto all’oblio eccetera».Sei un censore insomma.L. «Esatto, un censore».A.B. «No, sei un rene. Nel senso che pulisci».L. «Ma siccome sono stato educato alla creatività, ho anche un canale Youtube e faccio spettacoli di Stand Up Comedy. Anche se quando provo a fare il comico mi sento come il figlio di Federer che prova a giocare a padel».A.B. «Con i figli c’è una bella vicinanza nei temi. Se Leonardo si sta avvicinando al teatro, anche se non voglio per forza che faccia il mio stesso lavoro, Alice lavora con il carcere, un mondo di cui mi sono sempre interessato».A. «Una vocazione né facile né divertente, papà».A.B. «Ma io sono contento anche perché così ti vedo spesso, perché il carcere minorile è vicino al mio studio d’arte».A. «E per me è una doppia gioia: ti vedo più di quanto ti vedessi dieci anni fa e posso parcheggiare nel tuo studio».A.B.«Sono il tuo garagista».Bergonzoni padre va a vedere Bergonzoni figlio quando recita?A.B. «Leonardo non mi ha mai permesso di vedere un suo spettacolo dal vivo, e per molto tempo ancora non ci andrò. Ma sono un pedinatore dall’alto. Lo controllo senza dirgli che cosa deve fare.Leonardo mi ha fatto due complimenti: uno che non perdo i capelli, così pensa che anche lui non li perderà; secondo, che non l’ho mai obbligato a fare qualcosa».Lei è un padre-amico?A.B. «No! Sono contrario ai padri amici: preferisco i padri mici. Che osservano. Io ai figli non do ordini. All’uomo forte preferisco l’uomo forse. I figli non sono nostra proprietà. Non mi piace il possesso».Quanto spesso vi vedete?A.B. «Dopo la separazione a me è mancato molto il contatto quotidiano con loro. Ma non sono mancato io per loro. E non mancherò neanche quando morirò perché credo fermamente che la morte non esiste».Siete credenti?A. «Lo siamo tutti, in modo diverso. Io sono cattolica, anche se non clericale, anche se con tanti dubbi su certi comportamenti nella Chiesa. Ma sono credente, e cristiana».L. «Anch’io sono cristiano. Ma poi non so se Dio sia così come lo raccontano i cristiani, o i musulmani, insomma le religioni organizzate. Sono però convinto che un Essere Superiore esista».A.B. «Io sono spiritualista. Noi siamo pezzi di Dio».L. «Ci hai sempre dato tanta libertà, papà».A. «Sì, ci hai sempre lasciati liberi di essere quello che volevamo essere. Pure la mamma è così, anche se qualche guard rail lei lo metteva».A.B. «Vi ho dato anche del divertimento?».A. «Papà, sì. Mi sono divertita la faccia con te».L. «Le cose che racconta papà nei suoi spettacoli sono tutte vere. Il gong per svegliarci, ad esempio».A.B. «Era in camera di Leonardo. E davvero le favole io le raccontavo per svegliarli, non per farli addormentare. Perché il compito dei genitori non è quello di far dormire i figli, ma di svegliarli alla vita».A. «Ci accomuna il fatto di essere consapevoli di essere strumenti, e quindi di dover portare qualcosa di buono per tutti».Siete una famiglia molto unita?A. «Sì, nonostante la separazione il rapporto è molto buono fra tutti noi, e tutti noi insieme ci vediamo spesso».L. «Siamo rimasti una famiglia. Anche se lontani».A.B. «D’altra parte famiglia vuol dire fa miglia: cioè che viaggia molto, che va lontano».L. «Tu dici che i figli sono autostoppisti».A.B. «Esatto. Noi vi portiamo fino a un certo punto, poi voi scendete».Che cosa farete quest’estate?L. “Viaggerò, perché amo viaggiare. Se il lavoro me lo permetterà mi piacerebbe andare a vivere a Parigi o a Londra».A. «Sarò io che non te lo permetterò».L. «Ecco chi mette i paletti. Quando partii per l’Erasmus, a Parigi, ho dovuto discutere più con te che con la mamma, Alice».A. «Vero. Qualche momento di incomprensione con te l’ho avuto».L. «Ma è difficile litigare con me».A. «Però quando succede auguri a tutti».Darete nipoti a vostro padre?L. «Non è un problema. Devo solo parlare con la mia fidanzata, Alessia».A. «Mi piacerebbe avere figli...».A.B. «Cosa hai detto?!».A. «Che mi piacerebbe essere madre».A.B. «Alice, tu sei sempre stata madre, e io non mi sento di diventare nonno. Non sono pronto ad avere un altro bambino da portare in carrozzina, da vestire, da portare ai giardini. Mi sembrerebbe di tradire te e Leonardo. Per me i neonati sono sempre stati solo i miei figli. E poi sono terrorizzato dal tempo».Cioè: diventare nonni vorrebbe dire sentirsi di colpo vecchi?A.B. «No no! È che la banca del tempo mi sta chiedendo di rientrare: ne ho dedicato troppo al lavoro, e non posso pensare di non avere tempo da dedicare ai miei figli perché oltre al lavoro devo pensare anche ai nipoti. Non sono ossessionato dalla vecchiaia. Intanto perché comincia a 75 anni, lo dicono gli scienziati. E poi magari moriamo prima».Allegria, direbbe Mike.A.B. «Ma no! Anzi! La morte frega la vecchiaia. È un ottimo anti age. Una crema anti rughe. Un anticaduta dei capelli. E poi dobbiamo smettere di pensare alla morte. Dobbiamo contagiarci dicongiungivite, che non è la congiuntivite. Congiungi-vite, cioè unisci la tua vita a quelle degli altri: quelle dei migranti, dei carcerati, di Zaki, dei padri e delle madri che hanno perso un figlio, come i genitori di Regeni».Ragazzi, avete un padre impegnativo...A. «Ce lo dicono tutti. Ci chiedono: ma è così anche a casa? E sì, è impegnativo, ma in un modo bello buono e vero. È un babbo tosto.Ci ha insegnato ad amare: il mare, le persone, tutto».L. «Per me è impegnativo in un modo divertente. Fin da quando ero piccolo non ho fatto altro che divertirmi».A.B. «A me lo chiedono in tono accusatorio: sei un padre impegnativo? Ma per me i padri impegnativi sono quelli che vivono per il lavoro e la carriera e che non ci sono mai, i padri che sono altrove, quelli violenti, autoreferenziali, ossessivi e compulsivi... Io non credo ai figli d’arte, credo ai fogli d’arte. Su questi fogli i figli devono scrivere la loro vita».L. «Infatti, babbo, volevi chiamare Alice Matita e me Quaderno».A. «Sì, anche questa è una storia vera. Sono due nomi bellissimi. La matita ha una mina che crea e il quaderno è uno spazio bianco in cui puoi viaggiare».Alice, ma tu come assistente sociale che cosa faresti a un padre che chiamasse i figli Quaderno e Matita?A. «Gli farei togliere i figli».