la Repubblica, 30 luglio 2023
Le collezioni di Berlusconi
Si era messo in mente di diventare, semplicemente, il primo collezionista d’arte del mondo. Di inseguire una passione sfrenata, compulsiva, fuori dal senso della misura come quasi tutte le avventure dell’uomo che ha segnato la storia politica e imprenditoriale degli ultimi trent’anni d’Italia: Silvio Berlusconi. È la pagina meno nota della vita del Cavaliere, ricca quanto contraddittoria: piena di dipinti di Madonne e immagini vivide di donne nude, di scorci delle città amate (Parigi, Napoli, Venezia), di autoritratti su tela e busti in marmo che lo raffigurano impettito. Venticinque mila opere custodite in un grande magazzino, in un hangar di 4.500 metri quadrati a ridosso della tenuta di Arcore.
Le immagini che vi proponiamo sono quelle di un pezzo di regno nascosto dell’ex premier, che fa da sfondo – come sempre, nella traiettoria umana di Berlusconi – a trame di corte, frequentazioni ambigue, manovre politiche, controversi rapporti internazionali. Ecco Silvio, visto dalla “quadreria di Villa San Martino”. A far da cicerone in questo viaggio due personaggi d’eccezione. Il primo è Lucas Vianini (in alto, nella foto con Berlusconi ) l’esperto d’arte che ha curato la sua collezione fino al 2022, prima di finire anche lui schiacciato dalle porte girevoli di casa Berlusconi. Sgradito non al patriarca, ma al cerchio magico. E l’altro è Vittorio Sgarbi, il più famoso fra i critici d’arte, altro testimone diretto dell’attività del collezionista di Villa San Martino. E delle sue manie.
«Pronto, sono Silvio»
È una storia che possiamo far cominciare alla fine del 2018. Silvio Berlusconi è in una fase di transizione della sua vita. Condannato per frode fiscale e sotto processo in più tribunali, inibito ai pubblici incarichi, leader di una Forza Italia che cede il passo alla Lega, alle prese con un nuovo amore – Marta Fascina – che non ha ancora cancellato la presenza della precedente compagna, Francesca Pascale. Il fondatore di Mediaset e Fininvest, già appassionato d’arte, si rifugia in una pratica compulsiva: le televendite. La sera, sul divano di Villa San Martino, chiama direttamente le emittenti che propongono ritratti, paesaggi, tele di ogni genere. «Pronto, sono Silvio, mi faccia una carrellata delle opere». Poi, solitamente, compra tutto.
In quel periodo contatta diverse volte un network con sede a Brescia. A mostrare i quadri davanti alla telecamera c’è Lucas Vianini, 37 anni, studi di Belle arti a Venezia, specializzazione in Storia dell’arte alla Sapienza e in studi politici all’università ebraica di Gerusalemme, in gemmologia a Tel Aviv e in diagnostica dell’arte di nuovo nella Capitale. Una, due, tre volte Berlusconi telefona e fa i suoi acquisti dopo essersi confrontato in diretta con quel giovane: «Mi metteva in difficoltà, perché prendeva tutto e mi lasciava con un palinsesto di altre due o tre ore da riempire», dice Vianini. Una spesa, per il Cavaliere, dai 20 mila ai 150 mila euro per singola sessione. Prenota non di rado con il nome di Marta Fascina, che è ancora sconosciuta ai più. Particolare che si evince dalle bolle di accompagnamento dei quadri.
Poi l’ex premier, alla vigilia di Natale del 2018, invita il presentatore ad Arcore: «Mi fece molti complimenti, gli piaceva il mio stile ma mi disse che dovevo essere più rapido. Gradiva i miei aneddoti sulle opere ma non l’esegesi completa. Era vorace». E qui la narrazione dell’ostentata magnanimità berlusconiana supera l’immaginazione.
Berlusconi offre a Vianini di fargli da consulente, da curatore della sua quadreria e gli propone di alloggiare in una delle sue proprietà. Da quel momento Vianini viene ospitato a Villa Gernetto, uno degli immobili più lussuosi del patrimonio del Cavaliere. «Rimasi colpito: non mi aspettavo certo di finire in un bilocale ma neppure in una dimora del genere. Ero in imbarazzo, anche perché questa scelta del presidente mi ha attirato subito lo sguardo malevolo della sua corte», afferma l’esperto.Che ha un compito preciso, messo nero su bianco in una scrittura privata: catalogare tutte le opere della “quadreria di Arcore” in costante ampliamento. Quando il lavoro finirà, per intenderci, il patrimonio artistico di Silvio conterà ufficialmente 25 mila pezzi: «Voleva diventare il primo collezionista del mondo». Appunto.Comincia il lavoro di Vianini, e prosegue l’accumulo, la grande abbuffata di opere «più che altro decorative, di modesto valore storico- artistico», premette lo stesso curatore: «Io ho cercato di dare veste culturale a una manifestazione psicologica del collezionista. Quella dell’accaparramento di pezzi. Molti quadri sono copie di dipinti famosi, da Leonardo a Raffaello, da Parmigianino a Jacques-Louis David: ho cercato di risalire agli originali e di intendere la collezione come una passeggiata virtuale nei grandi musei del mondo».Nell’hangar di Arcore le opere vengono distribuite nei corridoi in relazione al genere. Ci sono composizioni floreali, l’epopea napoleonica, scene di vita partenopea, battaglie di mare e di terra, l’aristocrazia parigina. Opere religiose: «Preferiva la figura di Maria, diceva sempre di ritenere vecchia l’immagine di Giuseppe. Aveva l’incubo della morte – ricorda Vianini – e per questo aveva sviluppato l’ossessione per il mito di Selene ed Endimione, rappresentato in decine di quadri: Selene è la luna che si innamora di un pastore, il mortale che ottiene di trasformarsi in un dormiente di sonno eterno. Rispecchia l’idea dell’immortalità che il presidente insegue». E poi le donne: «Ci sono molti ritratti di fanciulle che lui immaginava russe. E c’è una ampia sezione di nudi femminili molto moderni. Nudi non accademici ma da calendario Pirelli. Un aspetto goliardico che racconta la passione del presidente per il genere femminile».La sezione dei nudi, la pinacoteca sexy del Cavaliere, merita un racconto a parte. Decine di quadri di donne svestite o in biancheria intima. All’interno di cornici dorate, barocche, quattrocento dipinti che sono poco più che fotografie ritoccate. Facile ritrovarvi, senza sforzo di immaginazione, i volti di attrici e modelle famose. O solo le forme di ragazze che si sono messe in posa senza veli. Tutto contribuisce ad alimentare il mito del Cavaliere innamorato della bellezza femminile. Cene eleganti, scandali, riti notturni nei palazzi del potere sono il passato, seppur tenuto in vita dai processi. Ma le olgettine, dieci anni dopo, sono ancora vicine a “papi”. Nella sua galleria d’arte. E non mancano le statue: una, di marmo bianco, raffigura lo stesso Berlusconi: «Quando è stato acquistato mi ha confessato di aver avvertito un brivido lungo la schiena, gli sembrava un monumento funebre».I mercanti napoletaniLa collezione si arricchisce grazie al contributo di mercanti d’arte che si propongono da ogni parte d’Italia. Specialmente da Napoli. Sembra la trama di una commedia: quando si sparge la voce degli acquisti compulsivi di Berlusconi nella città campana nascono nuove gallerie con esperti improvvisati che vanno in tv solo nella speranza di farsi notare dall’ex capo del governo: «Gente che poi vedevo arrivare puntualmente ad Arcore con furgoni carichi di quadri, sedicenti mercanti d’arte che in realtà facevano tutt’altro, acquistavano opere in conto visione e le rivendevano al presidente facendo affari». Arrivano anche figli di fornitori senza curriculum che si offrono di collaborare con il generoso collezionista, anche a titolo gratuito, con l’intento di favorire i padri. E ciò porta Vianini a tutelarsi chiamando al proprio fianco la sorella Jessica, un’esperta di filologia romanza.Quanto avrà speso, Berlusconi, in quel periodo? La stima la fa Sgarbi, che quella collezione ha visitato più volte: «Dai quindici ai venti milioni di euro. Ma stiamo parlando effettivamente di opere di scarso valore. Le definirei – dice Sgarbi – mostruosamente divertenti. Su 25 mila ce ne saranno sei o sette interessanti. In diverse occasioni – prosegue l’attuale sottosegretario ai Beni culturali – consigliai a Berlusconi di concentrare gli acquisti su un paio di centinaio di pezzi di valore, invece che disperdere la spesa in tante opere senza rilievo».In realtà, come racconta lo stesso Sgarbi, nella proprietà dell’ex premier c’è qualche pezzo pregiato, risalente però a una fase precedente della vita di Berlusconi: «Bisogna dividere la sua collezione in tre parti. In primis le opere che ha acquistato in tempi più antichi, rivolgendosi ad esperti e antiquari come Lampronti: quadri di Plinio Nomellini, Casorati, Ugo Celada da Virgilio. Quindi le opere – prosegue Sgarbi – che ha trovato, per così dire, ad Arcore e che erano nelle proprietà dei Casati Stampa da lui acquisita: ricordo un Pietro Annigoni che è esposto nella stanza al fianco del salotto, quello del bunga bunga per intenderci. La terza parte è quella appunto figlia delle televendite: da un certo momento della sua vita in poi, Berlusconi ha superato la fase dell’erotismo e ha compensato con la passione per l’arte. In modo però solo quantitativamente rilevante».Le tele di PutinLa quadreria diventa un punto d’orgoglio per il Cavaliere accecato dalla sua nuova passione artistica. «Ricordo di aver parlato pure con i figli e di avere suggerito acquisizioni più mirate, di maggiore qualità», dice Sgarbi. Ma la collezione cresce, sempre di più. E all’ex presidente del Consiglio serve anche per rafforzare le sue relazioni, per compiacere i suoi amici. Italiani e stranieri. Comincia un’altra parte della storia, alla quale la caratura del personaggio dà confini mitologici: quella dei regali artistici di Berlusconi. Le tele, in occasione delle principali ricorrenze, vengono impacchettate e inviate a leader politici, capi di Stato, dirigenti d’azienda, giornalisti. Su ogni confezione, con il nastro rosso e dorato c’è un’etichetta con la dicitura: “Collezione d’arte – La Quadreria di Villa San Martino – 1970”. Racconta ancora Vianini: «Firmava ogni pacco, e a penna scriveva il nome dell’artista e il numero di catalogazione. Un gesto che i destinatari apprezzavano molto». È un modo con cui Berlusconi alimenta il suo io e rinsalda i suoi legami. Di Vladimir Putin, amico di vecchia data, i più conoscono lo scambio di doni, solo presunti, di cui il Cavaliere parlò in una riunione forzista dell’ottobre scorso alla Camera: dal Cremlino, dal quartier generale di un Paese che ha scatenato una guerra, arrivò la vodka, da Arcore lo scambio di presenti si concretizzò in alcune bottiglie di lambrusco. Vero, non vero. Chissà. Di certo, prima di quell’occasione – e prima della guerra – più volte Berlusconi aveva omaggiato Putin. Attingendo proprio dalla quadreria: al presidente russo erano state donate molte opere raffiguranti Venezia e quadri di artisti «presuntamente russi», specifica Vianini. Di più: a un certo punto, nel pieno della sua foga da accumulatore seriale di opere, e nel vivo dell’amicizia con lo “zar”, il Cavaliere decide di accompagnare i numerosi regali con un catalogo. Cioè, decide di realizzare una pubblicazione dal titolo “Storia del vedutismo veneziano” e di spedirla a Mosca. Nel frontespizio c’è la riproduzione di un quadro seicentesco, un’immagine del Canal Grande e di piazza San Marco. “In omaggio al presidente della federazione russa”, è scritto in calce alla copertina. E, in alto, ancora una volta lo stemma della “Quadreria di Villa San Martino”. La produzione di questo volume coinvolge un’altra figura nota del mondo berlusconiano: Valentino Valentini, a lungo consigliere per le relazioni estere del capo di Forza Italia e robusto link fra Arcore e il Cremlino. Non sono mancati i sospetti, sempre smentiti, di rapporti con la Russia che Valentini ha curato per conto di Berlusconi anche dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. Di certo, come racconta Vianini, è Valentini a mettersi a disposizione del presidente per le operazioni di traduzione dei testi del catalogo in russo e per le operazioni di protocollo.I regali pensando al ColleMa i dipinti della collezione, in quel periodo, vengono recapitati pure al leader ungherese Viktor Orbán, che poi, quando Berlusconi morirà, sarà fra i pochi capi di Stato presenti ai funerali in Duomo. Un occhio di riguardo per i compagni di coalizione, con riferimento a gusti e attitudini personali. A Matteo Salvini il Cavaliere regala una veduta dell’Arco della pace di Milano, a Giorgia Meloni il ritratto di una mamma con una bimba.Ma la passione diventa vera e propria lusinga politica nel Natale del 2021: si apprestano le elezioni per il Quirinale e Berlusconi ha il sogno di diventare presidente della Repubblica. È il periodo della “operazione scoiattolo”, espressione ideata da Sgarbi che, al fianco dell’aspirante successore di Mattarella, chiama i parlamentari uno per uno per poi passargli al telefono il leader di Forza Italia.
Una campagna elettorale capillare, nella quale Berlusconi esprime
al meglio le sue doti istrioniche con i peones che non l’hanno mai sentito dal vivo: «Salve, sono quello del bunga bunga», dice alla senatrice grillina Bianca Laura Granato. Ma il corteggiamento ai leader è più serrato. E passa proprio dall’invio dei quadri come regali per le feste. A riceverli anche gli oppositori più incalliti, come i 5Stelle, fino a qualche mese prima definiti “pauperisti” e “gente senza mestiere”, concetto quest’ultimo che Berlusconi allargherà a quasi tutto l’arco parlamentare. Figura ad esempio anche Luigi Di Maio fra i destinatari dei doni da Arcore. E Conte?A Giuseppe Conte, Berlusconi, aveva pensato qualche mese prima, in occasione della nomina alla guida dei 5 Stelle. Con una lettera, allegata ai quadri inviati, che è un capolavoro di dubbia benevolenza: «Caro presidente (perché, come me e come usa da noi, sarà sempre il presidente), mi consenta di mandarLe due belle Venezie della mia Quadreria che proprio quest’anno compie 50 anni, per augurarle buon lavoro e successo nel Movimento 5Stelle che, ne sono sicuro, da questa sua opera di apporti valoriali e comportamentali trarrà la possibilità di rientrare presto nell’arco dei partiti democratici...». È quasi una mela avvelenata. E nel rivestimento dei quadri una mano furtiva scriverà un nome di fantasia, spacciandolo per l’autore delle opere: Philip Bustiére. Da pronunciarsi filibustiere. D’altra parte molti pezzi di una collezione di scarso pregio sono senza firma. O “griffati” dopo l’acquisto con azzardati pseudonimi.Ma torniamo alle strenne natalizie. Putin, Orbán, Meloni, Salvini, Conte, Di Maio, ma anche Tajani, Cesa, Toti: solo alcuni rappresentanti di un parterre vasto di destinatari, che include familiari e dirigenti del partito – i giovani e i seniores di Forza Italia – e che non travalica solo i confini fra i partiti ma anche quelli della politica: dipinti e a volte sculture vengono fatti recapitare a dirigenti delle aziende di famiglia, giocatori di calcio, giornalisti. Ad amici storici come Marcello Dell’Utri, Fedele Confalonieri, Gianni Letta. «In quel periodo, quando ci sentivamo mi diceva: stai parlando con il futuro Capo dello Stato. Aveva un nuovo obiettivo, il più importante. Bisogna dire che molti accanto a lui lo incoraggiavano», afferma ancora Vianini.Fine di una passioneCome finisce la sfida per il Colle, è storia nota. Berlusconi viene designato formalmente come candidato del centrodestra a succedere a Mattarella. Ma deve rinunciare, prima dell’inizio delle votazioni, in una drammatica riunione di coalizione, fatta in videocollegamento, in cui la sua presenza è un’ombra. Lui, che da padre nobile dello schieramento avrebbe dovuto presiedere il vertice e comunque sciogliere la riserva, in realtà a quella conferenza non c’è. È ricoverato al San Raffaele già da qualche ora. Ma nessuno lo dice. Tocca alla senatrice Licia Ronzulli leggere una dichiarazione in cui – pur nella convinzione di avere i voti – l’ex premier si fa da parte nella corsa per il Quirinale. Si toglierà lo sfizio, qualche giorno dopo, di dire no all’ascesa di Draghi, direttamente al telefono dalla stanza d’ospedale.Ma Berlusconi guarisce ancora una volta, e quando lascia il San Raffaele ha già ritrovato un impegno politico pieno, lavorare per il rilancio di Forza Italia, concorrere a far cadere Draghi dalla poltrona di premier, e candidarsi al Senato, dove tornerà nove anni dopo la sua decadenza. Tornano i vecchi slogan: la discesa in campo, le sentinelle della libertà. L’intramontabile campionario semantico pubblico che offusca idealmente il privato campionario artistico. È in quel momento che la sua frenetica attività da collezionista scema. In uno scenario caratterizzato anche dallo scetticismo della famiglia («C’era un feedback negativo dei figli sulla qualità dei doni», conferma Vianini) e dalle ripicche dentro e intorno alla Real Casa.Complice il Covid, d’altronde, gli incontri ad Arcore si diradano e sale la stella di Marta Fascina, che nel frattempo in una fastosa cerimonia a Villa Gernetto diventa la quasi-moglie di Silvio Berlusconi. Marta ha sempre più voce in capitolo su chi debba frequentare le dimore del Patriarca, la richiesta sistematica di tamponi per gli ospiti serve anche a fare una brusca selezione.Vianini conclude il suo lavoro di catalogazione ma viene allontanato con un contratto ancora in corso, ritenendo inevitabile il ricorso a un contenzioso stragiudiziale. «Con il presidente ho mantenuto finoall’ultimo buoni rapporti. Mi commuovo nel ripensare ad alcune telefonate che mi faceva durante la pandemia, quando era ricoverato. Ma io ho studiato il ‘700 e non ho potuto fare a meno di rivedere le dinamiche di corte che animano la storia di Luigi XV e di Madame de Pompadour», osserva l’ex consulente di Berlusconi. Che fa armi e bagagli e lascia, assieme alla sorella Jessica, la sua abitazione a Villa Gernetto.In questa vicenda, neppure troppo in controluce, si intravedono i tratti distintivi della parabola di Silvio Berlusconi. Da un lato l’affabilità e la capacità di sedurre gli interlocutori, che non è disgiunta dalla voglia di stare sempre al centro della scena: «Il presidente era sempre pieno di complimenti e gentile nei confronti di tutti. Per lui era una questione di stile. Poi – dice Vianini – ho iniziato a sospettare che i complimenti, il suo porsi in maniera generosa, non fossero sempre convinti ma erano mirati a creare attorno a sé un’ammirazione totale». Dall’altro lato, la storia del Berlusconi collezionista racconta anche del tramonto dell’esistenza di un tycoon annoiato che cerca nuove passioni, segnato da una presenza sempre più invadente di personaggi svariati e a volte improbabili che cercano di approfittare di lui. E di un cerchio magico che lo condiziona nelle scelte e nelle frequentazioni, fino a implodere con la guerra di Marta Fascina alla senatrice Licia Ronzulli, che per un paio di lustri è stata una presenza fissa di Arcore. Il tutto sotto lo sguardo ora diffidente ora preoccupato dei figli, Marina in testa, attenti a garantire la serenità del Cavaliere ma anche le proprietà. E gli interessi ereditari.Ultima fermata: il mausoleoE ora, quel che resta della multiforme collezione artistica di Berlusconi è lì, non distante dal giardino di Villa San Martino, in un enorme capannone in cui, ricorda Sgarbi, gli ospiti venivano fatti girare a bordo di una macchinetta come quella che si usa nei campi da golf. La quadreria è il pezzo meno reclamizzato dell’immensa eredità di Berlusconi. Potrebbe essere considerata una pertinenza delle proprietà di Villa San Martino. E i figli non sono giunti ancora a un accordo sulla divisione degli immobili: l’ex residenza principale di Silvio Berlusconi, al momento, rimane una base per le diverse attività di Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi, d’accordo sul fatto che nella grande villa alle porte di Milano avranno accesso tutti. Ciò allo scopo di dare anche un punto di riferimento comune, in nome della continuità, ai loro differenti business.E ad Arcore rimane anche, almeno per ora, Marta Fascina, che – destinataria di una somma di cento milioni di euro – non ha però alcun diritto sulle proprietà. A cominciare proprio dalla villa di Arcore e dalle sue pertinenze. D’altronde, nei pochi fogli vergati a mano dal Cavaliere, che hanno dato corpo al suo testamento, pare non ci sia un esplicito riferimentoalla “galleria”.Vittorio Sgarbi lancia la sua proposta: «Il valore della collezione Berlusconi non è dato dal valore delle opere in sé, ma dal fatto che esse rappresentano un momento della vita di un uomo che resterà nei libri di storia del nostro Paese. Insomma, il rilievo di questa collezione sta nel brand di Berlusconi, è quello che andrebbe sfruttato». Come? «Si potrebbe creare un percorso all’interno e nei pressi della Villa, che passi dall’edificio principale e dal mausoleo di Cascella – nel quale Berlusconi per ragioni legali non ha potuto essere sepolto – per arrivare appunto al capannone dove sono conservate le opere che ha voluto raccogliere nell’ultimo tratto della sua esistenza. Immagino una visita guidata con un prezzo simbolico, dieci o venti euro: non credo, d’altronde, che la famiglia abbia bisogno di soldi…».Ma finora qualsiasi indiscrezione sulla possibilità che Arcore possa diventare una sorta di museo, o una fondazione, con i cimeli del fondatore di Mediaset e di Forza Italia, è stata smentita da ambienti vicini alla famiglia. Per definire gli assetti, per trovare un complesso equilibrio, a disposizione degli eredi ci sono almeno tre mesi dall’apertura delle ultime volontà. L’obiettivo dei cinque figli è dunque quello di arrivare entro ottobre a una definizione ampiamente condivisa dell’eredità. E così, resta legata a un delicato punto d’incontro fra i rampolli di casa Berlusconi, a un accordo su un patrimonio complessivo che vale almeno cinque miliardi, la sorte della quadreria rimpinguata dalle aste televisive. Dell’ultimo costoso passatempo del magnate.