la Repubblica, 30 luglio 2023
Il lodo Moro
Un mantello “segreto” ha avvolto il nostro Paese fra gli anni Settata e Ottanta e lo ha protetto da possibili atti terroristici a opera di organizzazioni internazionali. Si è sempre sussurrato di un accordo tra il governo italiano e i palestinesi finalizzato alla prevenzione e a rendere “neutrale” tutto il territorio nazionale. Un accordo attuato fra gli apparati italiani e l’Olp, protratto per oltre un decennio – nel periodo caldo degli attentati terroristici internazionali – che alcuni anni fa l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ha denominato come il “lodo Moro” sostenendo, durante un colloquio con i giornalisti, che i palestinesi erano garantiti da un accordo fatto con l’ex presidente della Dc che li autorizzava «a fare in Italia quel che volevano purché non contro il nostro Paese».
Adesso però le carte del servizio segreto militare italiano, alle quali è stato tolto il sigillo del segreto di Stato, ci confermano, documenti alla mano, l’esistenza di questo accordo, il suo rispetto e svelano l’autore materiale che lo ha realizzato. E attuato sotto l’ala protettiva governativa di Giulio Andreotti.
Nei 32 documenti versati dall’Aise, il nostro servizio segreto esterno, all’Archivio di Stato disposto nel novembre 2021 dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi, si possono leggere e analizzare alcune attività dell’allora Sismi, l’intelligence italiana militare. In particolare gli atti riguardano il colonnello Stefano Giovannone, all’epoca capo del centro Sismi a Beirut, coinvolto nell’inchiesta giudiziaria condotta dalla procura di Roma sulla scomparsa in Libano il 2 settembre 1980 dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni. L’agente segreto interrogato dal pm Giancarlo Armati che all’epoca ne chiese e ottenne l’arresto, oppose il segreto di Stato a una domanda formulata dal magistrato che puntava a conoscere quali fossero i suoi «reali rapporti con i palestinesi o con l’Olp». Il segreto di Stato non riguardava la scomparsa dei giornalisti ma i rapporti di intelligence tra Sismi e Olp. Ed è in questo interrogatorio che si è svolto nel carcere di Forte Boccea il 20 giugno 1984 che Giovannone svela al magistrato Armati un dato importante, l’accordo con i palestinesi. Il verbale sbuca in mezzo ai documenti, allegato a una nota del Sismi che lo accompagna. Era stato acquisito dall’intelligence per sostenere il segreto di Stato e il documento, ancora oggi, riporta alcuni nomi citati da Giovannone censurati dall’Aise. Si legge che è stato Giovannone ad avviare l’accordo durante il governo presieduto da Giulio Andreotti nel 1972. Il pm Armati chiede: «Che cosa può dire dei suoi reali rapporti con i palestinesi senza entrare in dettagli che a suo avviso sono coperti da segreto di Stato?». Giovannone risponde: «Nel 1972 fui incaricato di aprire un dialogo con i vertici più responsabili e moderati dei palestinesi, responsabili nel senso di idonei e disponibili ad intavolare un dialogo. Ricevetti tale incarico dal mio capo servizio, generale Miceli e dal direttore di divisione (omississ)».
Dunque, l’accord o nasce sotto il governo Andreotti, senza il cui consenso nulla potevano fare gli 007 italiani. E Giovannone spiega al pm come funzionava questo “lodo”: «Il generale Santovito mi diede la direttiva di tentare per quanto possibile, ogni contatto fra Alfatah e gli ambienti moderati che ad esso si collegavano con i terroristi italiani, evitare contatti e collaborazione. La seconda direttiva impartitami da Santovito era quella di ottenere collaborazione dei palestinesi per aiutarci a prevenire operazioni terroristiche in Italia da parte di terroristi non palestinesi, come ad esempio gli Armeni e gli Sciiti. Di Fatto in Italia non vi furono azioni terroristiche dei suddetti gruppi non palestinesi o anche degli Arabi».
Il capo centro del Sismi a Beirut precisava: «In cambio noi non abbiamo dato nulla di particolare aipalestinesi se non una collaborazione per la individuazione di assassini appartenenti ad altri gruppi Arabi anti Olp». E poi aggiungeva il fulcro dell’accordo: «Da parte di Arafat si sperava che mantenendo l’Italia come zona “bianca” nei confronti di qualsiasi terrorismo, si potesse avere dall’Italia un rapporto in sede internazionale per la legittimazione dell’Olp e il suo riconoscimento». Ecco le fondamenta del “lodo Italia”, descritte dalla viva voce messa a verbale nel 1984 da chi ne fu artefice.
In diversi dei 32 documenti ai quali è stato tolto il segreto di Stato si fa rifermento all’accordo. In un appunto “segretissimo” del 4 giugno 1982 il direttore del Sismi, generale Ninetto Lugaresi, scrive al presidente del Consiglio, Giovanni Spadolini, dopo aver incontrato Yasser Arafat, presidente del comitato esecutivo dell’Olp e Abu Hol, responsabile dei servizi di sicurezza dell’Olp. Nel documento si legge che durante il colloquio con Hol, quest’ultimo ha ricordato: «Che l’Organizzazione per la liberazione della Palestina ha tenuto costantemente fede al tacito accordo stabilito alcuni anni fa – nel quadro dell’interesse preminenteper l’amicizia con l’Italia – con il quale fu decisa la “neutralizzazione” del territorio italiano, anche come teatro d’operazioni nella lotta contro gli Israeliani». Dunque, un territorio neutro. E così è stato. Da quanto scrivono i vertici del servizio segreto militare e il responsabile a Beirut, Stefano Giovannone, l’accordo di “neutralizzazione” non è mai venuto meno. Si potrebbe affermare – leggendo le carte – che è sempre stato rispettato dalle parti. Non solo, viene precisato che nessun atto contro gli italiani è stato fatto o sarà fatto tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Eppure, il 9 ottobre 1982 a Roma un commando palestinese alla Sinagoga maggiore di lungotevere Cenci trasformò l’antico Ghetto ebraico in un brandello di Medio oriente. Furono ferite 37 persone e venne ucciso un bambino di due anni, Stefano Gaj Taché, vittima del terrorismo, un attacco ingiustificabile. È ipotizzabile, in base all’accordo di cui parla Giovannone che l’attentato alla Sinagoga fu fatto perché protetto dal lodo Andreotti? Ed è dunque possibile che il lodo finì proprio dopo quell’attentato?
Dai documenti ai quali è stato tolto il segreto di Stato emerge che le stragi in Italia di 43 anni fa non sono riconducibili ad attacchi terroristici internazionali come ilmassacro del Dc9 di Ustica, abbattuto il 27 giugno 1980, e nemmeno la bomba del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna che i giudici hanno accertato essere stata piazzata da camerati dell’estrema destra, pagati dalla Loggia P2 di Licio Gelli.
Dall’analisi dei cablo scambiati tra la capitale e Beirut vengono allo scoperto gli ingranaggi del complesso meccanismo posto alla base dell’intesa italo-palestinese, “frutto di uno stato di necessità”. Il “Lodo Italia” era conosciuto dai più alti livelli politici, condiviso dai servizi di sicurezza, ed aveva il suo snodo nevralgico nell’ufficio del servizio segreto militare a Beirut, guidato dal colonnello Giovannone. Un accordo che ha permesso, secondo l’intelligence, di scongiurare azioni sanguinarie ai danni dell’Italia come la strage all’aeroporto di Fiumicino, del 17 dicembre 1973. Il lodo Italia è dunque esistito e neabbiamo traccia solo dai messaggi dell’intelligence inviati ai capi di governo che si sono succeduti negli anni Settanta e Ottanta e ne abbiamo traccia dalle dichiarazioni di Giovannone. Un documento ufficiale firmato dalle parti ancora non c’è. Ma politici e apparati dell’intelligence italiana e i palestinesi ne parlano nei loro colloqui, riversati nero su bianco negli appunti “segretissimi” che adesso si possono leggere.