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 2023  luglio 30 Domenica calendario

I tatuaggi e il copyright

Tra i molti modi di manifestare all’esterno il proprio modo di essere, le proprie convinzioni o anche i propri sentimenti dobbiamo annoverare la pratica dei tatuaggi: essi sono al tempo stesso un simbolo, un messaggio, un avvertimento, una dichiarazione, una scelta di vita o di appartenenza (ne parlava Stefano De Matteis su queste pagine la scorsa settimana). Dal punto di vista storico e antropologico il tatuaggio è una pratica millenaria che si confonde con lo stesso cammino umano, come dimostra il corpo mummificato e tatuato di Oetzi. Oggi essi sono oggetto di una vera e propria moda. Cogliere non solo il linguaggio di questi segni, ma anche il collegamento tra di essi, tra la persona e il mondo che la circonda, è compito dei sociologi; ma anche per i giuristi il tatuaggio è un segno assai rilevante. Lo spiega con eleganza e competenza Elena Poddighe in un libro che ne coglie gli aspetti essenziali. L’originalità della trattazione è data dal fatto che la ricostruzione di questa pratica dal punto di vista giuridico è assolutamente originale, data la scarsa attenzione della dottrina per questo argomento. Per contro, la pratica del tatuaggio non è sfuggita al legislatore europeo, che ne ha fatto oggetto di un Regolamento al fine di tutelare la salute dei fruitori perché i tatuaggi siano effettuati con coloranti e sostanze non nocivi, e neppure al legislatore regionale, che ne ha fatto oggetto di disciplina organizzativa e di controllo, perché i tatuaggi siano effettuati da persone qualificate.
I tatuaggi sono opera dell’ingegno: di qui la loro protezione mediante la tutela del diritto d’autore. L’autrice dà conto dell’ampia letteratura che si è raccolta negli Stati Uniti nell’ultima decade, proprio a considerare i caratteri di originalità e creatività, l’apporto del cliente, che concorre con l’artista alla realizzazione del risultato, la ripartizione del corrispettivo tra datore di lavoro e dipendente. Gli aspetti giuridici hanno raggiunto un certo spessore, poiché si è fatto ricorso al right of publicity per tutelare riservatezza della persona nota e tatuata, ma soprattutto per stabilire se l’esposizione del tatuaggio da parte del destinatario della prestazione in un film o in uno spettacolo o su un sito potesse coinvolgere i diritti dell’artista, oppure se la riproduzione del tatuaggio da parte di terzi senza averne chiesto l’autorizzazione potesse violare i diritti dell’autore. Si è persino cercato di negare l’impiego del copyright per disegni composti sul corpo umano, sostenendo che il “supporto” della creazione non fosse contemplato dalla legge e si confondesse con il corpo. Ma l’opinione dei giuristi è orientata ad applicare la disciplina del copyright e, ove il segno sia utilizzato al fine di identificare prodotti, anche la disciplina del marchio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Elena Poddighe
I tatuaggi tra società,
persona e diritto
Tree Press, pagg. 1-127,