il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2023
Ritratto al veleno di Andrea Giambruno
“Chi mi attacca mira a Giorgia”, aveva dichiarato qualche tempo fa il compagno di Giorgia Meloni, Andrea Giambruno. Vorrei tranquillizzarlo: miriamo proprio a lui. Nessuna strumentalizzazione, l’oggetto del nostro dileggio è esattamente il first gentleman conduttore di Diario del giorno su Rete4. Che, se va avanti così, rischia seriamente di oscurare le performance comiche della compagna premier. Giorgia Meloni posseduta da Belzebù che sbraita “Io sono Giorgia” o che al vertice Nato dice “Mi fanno male i piedi” e manca poco che chieda le calze elastiche col borotalco come la Sora Lella è solo uno sbiadito ricordo. Ora c’è “Io sono Andrea”, il conduttore poser che si mette di tre quarti, poggia il gomito sulla scrivania e guarda in camera con l’aria da piacione consumato. Roba che se rifanno un remake di Barbie, altro che Ryan Gosling, il vero Ken è lui. Non solo perché è il perfetto “fidanzato di” come Ken, non solo perché è di gomma, ma soprattutto perché la vaporosa capigliatura è chiaramente in acrilico e fibre di vetro, di quelle che se avvicini una fiamma prende fuoco come la torcia olimpica.
La puntata del suo programma in cui si fa portavoce del negazionismo climatico è diventata anche quella in cui è stato eletto bandiera dei negazionisti tricologici, ovvero quella speciale corrente di complottisti convinti che i parrucchieri siano l’esercito segreto di Soros e che vadano evitati come il vaccino e il 5G. La pettinatura a “schiaffo di Anagni” e quel suo “appuuuuunto” che è già tormentone sono diventati argomenti di discussione più dei roghi, dei tifoni, della siccità, delle scie chimiche e degli aerei colpiti dalla grandine. Il momento televisivo in cui lui, in modalità Olmo (nel senso del personaggio di Fabio De Luigi), dice “Oggi è il grande giorno del caldo torrido e qualcuno si chiede se sia una novità che nel mese di luglio si raggiungano queste temperature, secondo noi non è una grande notizia” e ti aspetti che quindi passi la palla a un esperto meteorologo mentre la passa a Vittorio Feltri, è poesia pura.
Roba da spiegargli in diretta che, se lui non sente molto caldo, è perché il ciuffo gli fa ombra. Ma Feltri fa di più. Snocciola la sua raffinata tesi scientifica: “Quando ero bambino si diceva ‘ci sono 40 gradi all’ombra’, quindi evidentemente il caldo c’era”. Certo, si diceva pure “quando il gatto è fuori, i topi ballano”, ma non è che si vedessero i sorci in balera. Comunque il discorso si conclude con Giambruno che si volta di scatto, piccato, spostando il ciuffo di botto da un lato a un altro e provoca uno spostamento d’aria che per il noto “Butterfly effect” dà vita, pochi giorni dopo, al drammatico tifone su Milano. La verità è che il cambiamento climatico è colpa del ciuffo di Giambruno.
Infatti, non appena compresi i rischi della sua arroganza tricologica, il First Gentleman ha poi cambiato acconciatura e si è presentato in tv pettinato col capello all’indietro effetto bagnato come Gigi Hadid. Ma il nostro Ken di Rete 4 è instancabile e poco dopo è ritornato sul tema: il ministro della Sanità tedesco Karl Lauterbach, nel corso di una vacanza in Italia, si era detto scettico sulla capacità dei Paesi del Sud Europa di poter ancora a lungo ospitare i troppi turisti con queste temperature roventi causate dal cambiamento climatico. Giambruno non gliele ha mandate a dire: “Sono venti, trent’anni anni che in qualche modo i tedeschi ci devono spiegare come dobbiamo vivere noi. E, se non ti sta bene, te ne stai a casa tua. Stai nella Foresta Nera, no?”. E intanto agitava nervoso la foresta nera che abita sulla sua testa. La sua interlocutrice rilanciava con considerazioni scientifiche ancora più accurate: “Ce lo vogliono spiegare, però i tedeschi sempre qui stanno. Gli piace però l’Italia, eh?”. Mancava solo un bel “mangiatevi gli Spätzle a casa vostra”.
Insomma, io non so come si faccia a dire che Andrea Giambruno sia raccomandato. Che sia lì perché è il compagno di Giorgia Meloni. È evidente a tutti che quel posto sia suo di diritto e chi dice il contrario è un negazionista del merito altrui. Anzi, io penserei seriamente a portarlo in Rai e ad affidargli la versione sovranista dell’ex programma di Fabio Fazio: “Che tempo che fa”. Sottotitolo: “Qualunque sia, basta che non mi increspi i capelli”.