il Giornale, 28 luglio 2023
Giambruno diventa un caso politico
U n minimo senso patriottico non può tollerare il selfie irridente del ministro della Salute tedesco Karl Lauterbach, occhiali da sole e sorriso da gitante, dinanzi alla Fontana di Trevi, più preoccupato dei turisti anziché degli italiani, tanto da vaticinare l’estinzione delle visite alle città d’arte del Belpaese a causa dell’«ondata di caldo spettacolare». Parola di scienziato socialdemocratico che certamente ama più l’Italia di chi la guida, un occhio benevolo verso il progressismo ambientalista del suo cancelliere Scholz e uno di sbieco verso il governo Meloni. Eppure se il compagno giornalista della presidente del Consiglio punge in tv il ministro che ha ironizzato sull’Italia, l’estate assume una piega impensabile. Si mescolano i generi, dal popolare al politico, dalle relazioni internazionali ai rapporti domestici in casa Meloni-Giambruno (o viceversa). Prevale l’aspetto gossipparo nell’interpretare l’esternazione in diretta del giornalista Mediaset, che ha monopolizzato le aperture dei principali siti web. Finché arriva il giorno in cui il conduttore di Diario del giorno si ritrova trasformato in un soggetto politico. «Andrea Giambruno licenzia il ministro tedesco che si era lamentato del clima in Italia: «Se non ti sta bene tornatene nella Foresta Nera» è la sintesi. Tutto vero, niente di falso. Ma diventa un caso da manuale sulla possibilità di interpretare i fatti a seconda del ruolo prevalente del personaggio in questione. L’avesse detto un polemista tutto sarebbe finito con un’alzata di spalle, nei talk show si consumano nel silenzio sceneggiate più chiassose. L’avesse urlato un politico sovranista sarebbe stata letta come un attacco populista al totem dell’Europa. Se lo afferma Andrea Giambruno, compagno di Giorgia Meloni e papà di Ginevra, riecco coagularsi gli umori antigovernativi attorno a una fantomatico vulnus ai rapporti internazionali con Berlino. Con la comica aggravante di chi sottolinea la concomitanza tra l’arrivo del presidente del Consiglio alla Casa Bianca ospite di Biden e l’uscita del compagno, quasi a sottintendere una maldestra azione di disturbo. Questi sono i guasti della «ferragnizzazione» della politica, nell’ansia di leggere i rapporti di coppia tra due personaggi affermati attraverso cosa dicono in tv o come appaiono sui social. E c’è di più nella trasformazione caricaturale del giornalista per fini politici. Si ricorda che il 18 luglio, in trasmissione, abbia mostrato un articolo scritto nel 1967 che denunciava già all’epoca eventi climatici estremi. Quindi, per i suoi detrattori, se attacca il ministro tedesco Lauterbach, che prevedeva la morte del turismo in Italia per il caldo africano, Giambruno inserisce un elemento di frizione con la Germania mettendo in difficoltà Giorgia. E se stempera l’allarme climatico diventa un negazionista, magari condizionato in famiglia da residuali pulsioni sovraniste. Il gioco estivo della «giambrunizzazione» si riempie dei non detto, di mute conferme ai più stantii pregiudizi contro la Meloni. Con la trasformazione forzata del conduttore in un’antenna degli umori respirati a casa in veste da «first gentleman», la deriva dietrologica rischia di diventare inarrestabile. Se alzerà il tiro sarà facile interpretarlo come un atto di baldanza di chi si sente coperto. Se non farà più sparate si griderà all’autocensura per ragioni di Stato. Con la variante più pop di una Giorgia spazientita che gli intima di darsi una regolata. Mancava solo Andrea nel grande mare alimentato dai fiumi dell’antimelonismo militante. Erano arrivati a criticare la presenza della loro figlia Ginevra al G20 di Bali al seguito della mamma, dipingendole come due scroccone che avevano trasformato il volo di Stato in una scuola d’infanzia a spese dei contribuenti. Il finale è già scritto: occhi puntati al Diario del giorno di Rete4, guai a farsi scappare qualche segnale da leggere in controluce per intuire i segreti di Palazzo Chigi. Ormai funziona così.