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 2023  luglio 28 Venerdì calendario

Atene in metropolitana


Il grande scrittore e drammaturgo greco invita i suoi lettori a seguirlo lungo la linea che taglia a metà la capitale Dal Pireo e Kifisià, una passeggiata nella storia
Chissà se il 27 febbraio 1869 il macchinista ai comandi della locomotiva nel viaggio inaugurale dal Thisìon al Pireo immaginava che quel treno sarebbe diventato il mezzo di trasporto urbano più amato dagli ateniesi. Mi pare improbabile. Di certo, sarà stato molto orgoglioso, perché in quel momento Atene si avvicinava all’Europa. Quello era il grande cruccio degli ateniesi: come diventare (o almeno sembrare) europei. Sfuggivano loro, tuttavia, alcune proporzioni: la linea ferroviaria che era stata appena inaugurata univa un centro urbano di cinquantamila abitanti con un altro la cui popolazione arrivava forse ai diecimila; come dire: una città di provincia con una ancora più piccola.
Il progresso e lo sviluppo dello stato greco si è basato su un detto: «Stai alla larga dal pigro quando gli vien voglia di lavorare». La linea Thisìon-Pireo, come anche la metropolitana odierna, nasce da questa “filosofia”. Nel 1835, un anno dopo la proclamazione di Atene capitale del Regno di Grecia, arriva la prima proposta di una ferrovia che la unisca al Pireo. Il progetto si realizzò trentaquattro anni dopo, nel 1869. Esattamente la stessa cosa è successa con la metropolitana: i primi scavi risalgono al 1963, ma la metro è entrata in funzione trentasette anni dopo, nel 2000. Una volta partita però, la metro continua ad ampliare la propria rete a velocità sorprendente, e anche la ferrovia dal 1869 si è estesa con grande rapidità. Nel giro di pochi anni fu inaugurata la linea ferroviaria che da platìa Attikìs arriva fino a Kifisià. La locomotiva che faceva la spola fu chiamata Thirìo, ossia “la belva”, perché sputava fumo, lapilli, sferragliava terribilmente, ma aveva anche la forza di tirare fino a dodici vagoni e trecento persone alla fantastica velocità di 40km/h! Trentacinque anni dopo, nel 1904, ci fu l’elettrificazione della linea. Da allora il treno è stato ribattezzato Ilektrikò ed è diventato il mezzo di trasporto preferito dagli ateniesi. Anche oggi che è stato inglobato nella metropolitana come “Linea 1” gli ateniesi continuano a fare una distinzione: «Sei andato con la metro?».
«No. Con l’Ilektrikò». «Ho preso l’Ilektrikò fino a Omònia e da lì la metro».
Le prime carrozze erano di legno e avevano un po’ del fascino dei vecchi treni. Non solo per i comodi sedili in pelle, ma anche per la carrozza portabagagli che veniva utilizzata dai passeggeri che portavano con sé bauli e altri oggetti ingombranti. L’Ilektrikò non era sicuramente paragonabile all’underground londinese né al metro parigino, ma era il più avanzato mezzo di trasporto pubblico cittadino di cui disponeva un paese che si barcamenava tra l’Oriente, i Balcani e i “nostri antichi avi”.
Mi sono stabilito ad Atene nel 1965 e mi è subito piaciuto salire su quel treno dai vagoni di legno. Certo, non viaggiavo sull’Orient Express, ma sicuramente stavo più comodo rispetto a come sarei stato qualche anno dopo, quando sostituirono le vecchie carrozze con certi scomodissimi vagoni metallici che, fino al 2000, sono stati prodotti dalla MAN-Siemens.
Nel 1926 la linea che proveniva dal Pireo fu collegata con quella che andava verso Kifisià. Dopodiché, con qualche prolungamento successivo, si creò il percorso delle ventiquattro stazioni che taglia Atene da sud a nord e che tuttora èla linea più lunga di cui dispone la metro di Atene.
Delle ventiquattro stazioni, solo cinque conservano oggi qualcosa del vecchio fascino. I due capolinea, Pireo e Kifisià (il primo che risale al 1928 e il secondo al 1957), le due stazioni del centro – Monastiràki, costruita nel 1895 e la stazione di Omònia che fu resa sotterranea nel 1930. Infine la stazione Victòria, che segue quella di Omònia procedendo verso Kifisià e che risale al 1948. Della vecchia stazione di Thisìon si salva oggi solo la biglietteria, che è in legno. Tutte le altre stazioni sono state rimodernate (o qualcuna anche creata ex novo) prima dei Giochi olimpici del 2004 e sono forse più attuali, funzionali e, a volte, un po’ più kitsch, ma hanno perso l’atmosfera di una volta. Ovviamente, la cosa ha davvero poca importanza in un paese in cui modernizzazione significa, di solito, radere al suolo il vecchio.
In ogni caso, l’unicità dell’Ilektrikò non si trova nella lunghezza della linea e neppure nelle sue stazioni, ma nel fatto che taglia a metà Atene, e ne rivela la stratificazione sociale. Comincia dai vecchi quartieri operai e marittimi del Pireo, arriva in centro, che è piazza Omònia, e da lì attraversa i quartieri della piccola borghesia per arrivare infine alle zone dei ricchi – Maroùsi e Kifisià. E forse è per questo che gli ateniesi lo amano tanto: nessun libro, nessuna cartina, nessun film potrebbe restituir loro un quadro così completo della città.
L’itinerario di Atene che vi propongo è di sola andata, copre le ventiquattro stazioni dell’Ilektrikò e dura un’ora scarsa. Chi però ha deciso di scendere a tutte le stazioni, farsi un giro della zona per poi continuare, avrà conosciuto Atene con le sue bellezze e le sue brutture, con le sorprese nascoste e gli sconvolgenti contrasti, con le antichità e le passeggiate tra i templi, con i quartieri popolari e quelli che le danno l’aspetto di una città moderna e non di rado ricca, tratto quest’ultimo che non ha perso neanche oggi, dato che la crisi non ha toccato le zone più abbienti come, del resto, accade in ogni crisi.
«Se decidi di tornare a Itaca, augurati che sia lunga la tua strada, piena di avventure, piena di cose da scoprire», scrive Kavàfis, da quel grande poeta che è, nella sua Itaca. Kavàfis visse ad Alessandria d’Egitto. Atene l’ha conosciuta poco, quando era già malato. Se fosse vissuto qui, forse avrebbe scoperto nell’itinerario dell’Ilektrikò una nuova Itaca urbana.