la Repubblica, 27 luglio 2023
La guerra combattuta con i joystick
«Guarda come corre, guardalo!». I dronisti ucraini nascosti in una buca di terra di un metro per due sono eccitati. Uno non avrà più di diciannove anni ma è concentrato, l’altro è stanco e brizzolato. Hanno appoggiato gli schermi sui loro zaini e tengono i joystick sulle ginocchia piegate per forza di cose. La buca ha un tetto di legno coperto di terra per non farsi vedere dai droni degli altri. Per chissà quali circostanze, per chissà quale catena di fallimenti e imprevisti, un soldato russo corre da solo sotto gli occhi del drone in una strada di Klichshiivka, un paesotto appena a Sud di Bakhmut. Il drone lo inquadra mentre arranca per raggiungere i suoi compagni, fra gli sbuffi di fumo delle esplosioni, verso qualche postazione più sicura che da qui non si riesce nemmeno a immaginare. I dronisti ucraini stanno guardando in diretta il ritiro dell’esercito di Mosca da Klichshiivka. La buca, a quattro chilometri dai combattimenti, è il punto di osservazione migliore per vedere cosa sta succedendo attorno e dentro Bakhmut, la città vinicola del Donbass che i mercenari russi del gruppo Wagner un anno fa avevano trasformato in un feticcio da prendere e che poi hanno effettivamente conquistato – dopo nove mesi di combattimenti e al prezzo di decine di migliaia di morti. Adesso i soldati russi la stanno perdendo di nuovo.
«Con chi parlate in inglese? Chi ha detto che la stampa può entrare nella vostra postazione?», chiede alla radio una voce che ascolta dal microfono aperto. I due nella buca rispondono: «Ci ha autorizzato
Adam». «Ah ok». Adam è il nome di codice di Yevhen Mezhevikin, colonnello e carrista di 41 anni a capo del cosiddetto gruppo tattico Adam, cocco del generale Zaluzhny (il capo delle Forze armate), sin da quando combatteva con lui nel Donbass prima dell’invasione. Mezhevikin con i dronisti e il suo modo flessibile di organizzare le cose è stato uno dei protagonisti della difesa di Kiev, è stato medagliato ed è stato spedito qui a occuparsi della battaglia di Bakhmut. «Lo fanno rimanere soltanto al grado di colonnello perché se fosse generale rivoluzionerebbe tutto», dicono i suoi uomini. Gruppo tattico Adam è il nome più riverito in questa zona.
Un soldato del colonnello si fa chiamare Yeti, perché faceva la guida alpinistica e perché la maggior parte dei nomi in codice in ucraino finiscono in “ist”:iurist, dentist e così via. «Quando si parla alla radio con tutti questi ist non ci si capiscenulla». Lo Yeti pilota droni suicidi. Sta sdraiato in una buca profonda mezzo metro per ore assieme a due compagni di squadra finché non riceve l’ordine di colpire qualcosa,poi indossa un visore che gli permette di vedere quello che vede il drone e lo lancia contro il bersaglio. «Una volta dalle comunicazioni radio abbiamo capito dopo che ci avevanodato da colpire un pezzo grosso dei russi, ma è andato via troppo in fretta». Lo Yeti di solito vola contro i carri armati, con droni che sono troppo piccoli per fare danni permanenti – «ma quando li colpisci vanno via comunque e l’attacco russo si ferma.
«La situazione a Bakhmut è questa – dice a Repubblica un altro soldato di Adam che preferisce restare anonimo. I russi hanno soltanto una strada per entrare e uscire dalla città. Sono sgonfi, demotivati e la differenza rispetto a quando c’era la Wagner si vede. Fino a ieri i russi a Klichshiivka potevano sparare contro la cima di una collina che sta dirimpetto. Ora che sono rimasti senza Klichshiivka non possono più tenere sotto tiro quella posizione elevata e quindi ce la prendiamo noi, ci mettiamo sopra i cannoni e da lì facciamo fuoco sull’unica strada di accesso a Bakhmut». È come se l’ultimo pezzo di un puzzle andasse al suo posto: in gergo militare si dice che avranno il “fire control” su quella strada. Gli ucraini hanno ribaltato la situazione di tre mesi fa: adesso ci sono loro sulle alture che circondano la città. «Non è un accerchiamento fisico, ma quasi». E invece perché nel Sud, nella controffensiva, non riuscite a sfondare? Le fortificazioni russe sono difese meglio? «Quelle brigate a Sud sono state addestrate all’estero dalla Nato e hanno tutti quei mezzi corazzati Nato che qui non abbiamo, ma la verità è che la dottrina Nato dice: prima di avanzare bombardate con gli aerei per un mese. Ma chi ce l’ha gli aerei? E chi ce l’ha un mese per aspettare? E l’addestramento non contacome la nostra esperienza reale».
Dopo quasi due mesi di stallo, ieri la controffensiva ucraina nel Sud ha riprovato a sfondare – dicono fonti russe, perché quelle ucraine per ora non forniscono informazioni su quello che succede in quel settore e non è possibile accedere al fronte. Anche a Est non è possibile raggiungere la linea del fronte, ma grazie a un giro nei cosiddetti punti di stabilizzazione – i piccoli ambulatori dietro al fronte dove i soldati feriti sono stabilizzati prima di essere trasferiti verso gli ospedali – si ottengono informazioni. Sul fronte di Kupiansk i feriti ucraini aumentano e la maggior parte di loro ha ferite da bombardamento di artiglieria: vuol dire che stanno arretrando sotto i colpi dei russi. Sul fronte di Bakhmut i feriti ucraini sono molti meno e hanno ferite da mine: vuol dire che stanno avanzando e stanno riprendendo territori occupati dai russi.