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 2023  luglio 27 Giovedì calendario

Biografia di Consuelo Vanderbilt

Un ritratto di Boldini, che si trova al Metropolitan di New York, raffigura una signora girata di tre quarti, su una dormeuse. I capelli neri sono raccolti, sul volto c’è un mezzo sorriso, un fiocco adorna il lungo collo. Spalle e decolleté bianchissimi, figura snella, braccia e mani affusolate. Alla dama si appoggia un ragazzino semisdraiato. Ha labbra e gote rosse, lunghe mani in evidenza. Sono Consuelo Vanderbilt, duchessa di Marlborough, e suo figlio, Lord Ivor Spencer-Churchill.
LA MONDANITÀ
È, Consuelo, una delle più belle ereditiere americane, nonché una socialite, una signora mondana dell’alta società. E ha fatto quello che devono fare le ereditiere: ha impalmato un nobilissimo inglese, bisognoso di soldi per restaurare il suo castello in rovina. E cioè il IX duca di Marlborough. Parente, fra l’altro, di Winston Churchill, che di Consuelo sarà amico. Il connubio fra grandi fortune e bei nomi, del resto, è una costante di tutte le epoche. E gli americani, che pure avevano fondato il loro Paese e la loro Costituzione sulla libertà, la meritocrazia e l’uguaglianza, sull’assenza di privilegi legati alle classi sociali e alle appartenenze, appaiono affascinati dall’alta aristocrazia europea. Soprattutto inglese. Potrebbe sembrare una contraddizione, dato che le antiche colonie si erano ribellate alla madrepatria, la monarchica Inghilterra, facendo una Rivoluzione fra il 1765 e il 1783.
E ottenendo quell’indipendenza che aveva condotto alla nascita degli Stati Uniti d’America, democrazia liberale costituzionale. Passato il primo periodo, però, il legame con il Regno Unito era tornato solido, cementato dalla lingua e dagli scambi commerciali. In seguito l’America aveva raggiunto una grande prosperità: nasceva "l’aristocrazia dei soldi". Nulla di più naturale, per i "nuovi ricchi", che ottenere un blasone con un buon matrimonio. «Dietro ogni grande fortuna c’è un crimine», ammoniva Balzac. Meglio coprirlo con il manto immacolato del nome, del titolo, dei castelli, del passato.
IL PERIODO
Al tempo di Consuelo siamo nel pieno della Golden - o Gilded - Age, "l’Età dorata", epoca della storia americana che va dal 1870 al 1901 circa. Il nome viene da un libro del 1873 di Mark Twain, che si intitola L’età dell’oro. Per una parte, coincide con la Belle Époque francese e l’età vittoriana inglese. Un’epoca fascinosa - per chi è nato dalla parte giusta - e meravigliosamente descritta da scrittori come Edith Wharton e Henry James, illustrata da pittori come Boldini, John Singer Sargent, Fredrick Childe Hassam, Alexander Cabanel. Epoca di immense fortune, ammassate in tempi rapidi e con metodi spregiudicati, da quelli che Edith Wharton chiama "I Bucanieri". Anche noti come i Baroni, o con nomi meno edificanti. Ci sono, fra loro, gli Astor, i Morgan, gli Stewart Gardner, i Frick, i Carnegie. E naturalmente i Vanderbilt. Hanno palazzi a Manhattan, spesso su Fifth Avenue, oppure a Boston, nonché Mansions, dimore di vacanza da nababbi, a Newport e Long Island. Danno ricevimenti e balli, vanno all’opera, passeggiano, si dedicano al mecenatismo, sono filantropi (è insita nella religione protestante, l’idea di restituire alla comunità un po’ di ciò che si è ricevuto, ma è resa conveniente dalle agevolazioni fiscali), si fanno ritrarre, navigano su lussuosi transatlantici, viaggiano, comprano palazzi a Venezia e a Parigi. Dietro lo splendore, tuttavia, si celano colpi bassi di ogni specie. Meet you in Hell, "Ci rivedremo all’inferno", si intitola una biografia su Henry Frick (proprietario di quella che è oggi la Frick Collection, su Fifth Avenue) e Andrew Carnegie Mellon (vedi Carnegie Hall). Per arrivare si è disposti a tutto. Ci sono, inoltre, grandi tensioni sociali, povertà, diseguaglianze, forte immigrazione dall’Europa. Dall’esterno, però, tutto sembra splendere, luccicare.
PUNTI DI VISTA
The Glitter and the Gold, "Lo Scintillio e l’Oro", si intitolerà appunto la biografia di Consuelo Vanderbilt, "una duchessa americana". Consuelo, nata a New York nel marzo 1877, è figlia di William Kissam Vanderbilt e Alma Erskine Smith, un’ambiziosa bellezza dell’Alabama. La famiglia discende da quel Cornelius Vanderbilt detto "il Commodoro" che era diventato ricchissimo. Alma desidera regnare socialmente su New York e intende farlo anche tramite la bella figlia. Consuelo riceve un’educazione severissima, è costretta a indossare sempre una sbarra d’acciaio che tiene dritta. Sua madre la frusta per ogni disobbedienza. «Io decido e tu fai come ti viene detto», le ripete.
L’UNIONE
E le impone il matrimonio con Charles, IX duca di Marlborough. La ragazza ama un altro, si dispera, va in lacrime all’altare il 6 novembre 1895. Nasceranno due figli, ma - trionfo mondano a parte - non è un matrimonio felice: in seguito, si arriverà all’annullamento. Consuelo si risposa con il francese Jacques Balsan, pilota di mongolfiere e aerei, nonché erede di una fabbrica di tessuti. La Vanderbilt si dedica quindi a cause benefiche, costruisce in Francia un ospedale per bambini, poi torna con il marito negli USA e muore a Southampton nel 1964. La Gilded age, ormai, è molto lontana.