Il Messaggero, 27 luglio 2023
I librai storici di Parigi sfrattati dopo 450 anni
Cederanno alle Olimpiadi dopo aver accompagnato la rivoluzione francese, resistito al Primo e al Secondo impero, avere scampato le ruspe del barone Haussmann e poi i decreti degli occupanti nazisti, infine superato, nei tempi contemporanei, incendio di Notre Dame, Gilets Jaunes e Covid? I bouquinistes sono di nuovo sul piede di guerra. I 233 librai della Senna sono sotto la minaccia di uno sfratto - temporaneo, ma senza precedenti per liberare la vista sul fiume durante i Giochi di Parigi 2024.
LA CERIMONIA
L’obiettivo sarebbe quello di non togliere nemmeno un centimetro di vista alla folla (un milione e mezzo di persone o più) che si riunirà la sera del 26 luglio 2024 per la faraonica cerimonia d’apertura sull’acqua. La battaglia è in corso. La decisione finale sarà presa a fine agosto. Diverse le ipotesi sul tavolo: o smantellare i 900 cassoni di metallo verde che si estendono lungo tre chilometri di riva destra e sinistra tra Notre Dame e l’Ile Saint Louis, o attenuare la loro presenza limitando gli orari di apertura, oppure lasciarli lì dove sono, come tutti gli altri monumenti e simboli di Parigi. «Anne Hidalgo vuole celebrare Parigi con le Olimpiadi, ma i bouquinistes fanno parte di Parigi. Farci scomparire è assurdo quanto voler smontare la Tour Eiffel o Notre Dame. Siamo sul Lungosenna da 450 anni», sostiene Jérome Callais, presidente dell’Associazione dei bouquinistes di Parigi. Il primo round c’è stato il 10 luglio, quando il Comune di Parigi ha invitato a una riunione i rappresentanti dei librai della Senna. «Durante i Giochi e in particolare nella cerimonia di apertura l’accesso al Lungosenna sarà molto regolamentato», ha avvertito Pierre Rabadan, assessore allo Sport del Comune. Per convincere i bouquinistes a smontare i loro storici cassoni di ferro, il Comune ha dato prova di fantasia. Una possibilità è usare il periodo in cui saranno disinstallati per restaurarli e ripulirli, a spese del Municipio, per poi chiedere l’iscrizione al patrimonio dell’Unesco (per ora fanno parte solo della lista del patrimonio immateriale). Altra ipotesi di consolazione: banditi dalla Senna durante i Giochi, potrebbero trovare accoglienza temporanea in un «villaggio dei bouquinistes» installato in qualche piazza di Parigi, dove i librai «potranno mettere in valore il loro mestiere e anche approfittare delle ricadute turistiche» della stagione olimpica. Tutte proposte che i bouquinistes rifiutano, forti di tutti i tentativi andati a monte nella storia da parte di chi voleva metterli da parte. Fino al Cinquecento erano considerati «ladri e ricettatori», nel Seicento diventano venditori ambulanti di libri soprattutto sul Pont Neuf, da cui sono scacciati nel 1649, accusati di diffondere pamphlet politici e religiosi. Per questo motivo acquistano ottima reputazione durante la rivoluzione francese, ma dovranno aspettare il 1859 per vedere riconosciuta la loro professione e la fine dell’Ottocento per avere il diritto di lasciare la mercanzia nei cassoni di ferro. Nel 1901 viene pubblicata la norma che statuisce che i cassoni dovranno essere tutti dello stesso colore, «verde vagone».
LE LICENZE
È il Comune che concede le licenza di bouquiniste, per una durata di cinque anni rinnovabili. Nel 2023, 42 candidature sono state ricevute dal comitato di selezione per 17 postazioni vacanti. Non pagano tasse né affitto, ma devono essere aperti un minimo di quattro giorni a settimana e vendere unicamente libri usati, antichi, stampe, monete, medaglie, francobolli, cartoline e ma solo eccezionalmente qualche souvenir. Il credo del vero "bouquinista" è restare un libraio e resistere alla tentazione dei "ricordini", anche se le entrate medie mensili difficilmente superano i 1.500 euro. In tutto sono circa 400mila i libri in vendita lungo la Senna. «Siamo gli unici luoghi commerciali aperti tutto l’anno, dal primo gennaio al 31 dicembre dice Callais - Magari potremo restare chiusi il giorno della cerimonia di apertura delle Olimpiadi, ma non ce ne andremo. Se i problema è la vista, non credo che le autorità taglieranno gli alberi per quattro ore di cerimonia».