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 2023  luglio 26 Mercoledì calendario

Intervista a Francesca Brienza


A Nizza c’è una prospettiva meravigliosa, Francesca Brienza, giornalista e conduttrice televisiva, sta per diventare mamma e ha scelto la residenza in Costa Azzurra per far nascere il bimbo (o bimba?) che segnerà un momento importante della sua vita con l’allenatore del Napoli Rudi Garcia. «Non partorirò qui per chissà quale velleità», precisa la giornalista romana con origini lucane. Francesca ha fatto le sue prime visite a Nizza. E lì è stata seguita. «Il motivo è pratico», dice. Brienza è una donna concreta, la sua vita privata e professionale non contempla troppi orpelli. Ferma, esigente, essenziale.
Che esperienza è la maternità?
«Travolgente. La sento molto, anche se avere un figlio non è mai stata un’ossessione. É arrivato e sono felicissima. La gravidanza è una fase di consapevolezza e maturità, l’ho vissuta in maniera totale e soprattutto intima, fino a quando è stato possibile continuando anche a lavorare».
Sono in corso i mondiali femminili, lei su La7 ha raccontato questo calcio in chiaro per la prima volta in Italia.
«Ho sempre creduto nella possibilità di far crescere il movimento femminile anche in Italia. Mi sono svegliata alle 8 lunedì scorso molto carica per l’esordio delle nostre ragazze. La vittoria è arrivata non senza fatica, considerato l’avversario alla portata si doveva e poteva fare di più e il gruppo più giovane ha avuto bisogno del sostegno delle esperte, ma alla fine ciò che conta sono i 3 punti e questi erano davvero preziosi considerando che le difficoltà aumenteranno nella seconda partita, sabato a Wellington, contro la Svezia che ha battuto all’esordio il Sudafrica. E poi fanno bene anche al morale».
Calcio maschile e femminile. In casa nasce un bel confronto?
«A ciascuno il suo, come poi in tante cose che ci appartengono. Questa è la nostra formula di vita, ciascuno rispetta l’identità dell’altro. Ci siamo scelti per questo anche. Cerchiamo di portare poco il calcio in casa ma quando capita di confrontarsi su qualche dinamica ne escono sempre spunti interessanti. Ovviamente sono più io quella che impara».
Dieci anni insieme, come si tiene salda una coppia che è così impegnata su fronti vicini ma diversi?
«Conservando ciascuno la propria autonomia professionale. Sono appassionata d’arte, di storia e ho sempre viaggiato molto per lavoro, che nel mio caso coincide col piacere. Poi ho scelto di seguire Rudi, mai però trascurando me stessa, i miei interessi, i miei progetti. Ho commentato l’Europa League per una tv francese, spesso lui era in una città ed io in un’altra. L’amore è una parte bellissima della vita, ma non ci si annulla».
Ci si completa?
«Ecco, credo di sì. I nostri lavori sono complementari. Giornalista sportiva io e allenatore lui, il calcio ti dà e ti toglie anche tanto. Non esistono compleanni, anniversari, ricorrenze in cui si è sicuri di esserci. Non è facile comprendere certe distanze se non le condividi. E se non c’è rispetto».
Cosa è il rispetto?
«In un regime di coppia è accettare la diversità, farla diventare un valore. Rispetto è libertà condivisa».
Quando ha conosciuto Garcia lavorava a Roma tv e lui era l’allenatore dei giallorossi.
«Sono passati tanti mesi prima che accettassi di prendere il primo caffè con lui, sono figlia di un maresciallo della Finanza, cresciuta con regole molto ferree. Per me Rudi era il mister… Poi qualcosa evidentemente è cambiato ma prima di incontrarlo fuori ho chiesto il permesso».
A chi?
«Al direttore della mia testata. Se a lui avesse dato fastidio probabilmente non avrei mai accettato quel caffè. Invece mi spiazzò e mi disse che, giustamente, non c’era nulla di male. Ne fui felice».
Cosa temeva?
«Che il direttore avrebbe potuto dubitare del mio rendimento professionale. Non lo avrei tollerato».
Dalle belle arti, alla cronaca allo sport: il giornalismo è polivalente?
«Sono naturali evoluzioni. Il cambiamento vero è cominciato quando da giornalista di cronaca ho cominciato ad occuparmi di calcio prima in radio e poi in tv con la Roma. Da tifosa giallorossa mi sembrò il massimo».
E l’imparzialità?
«Molti giornalisti non dicono mai per quale squadra tifano, come fosse un limite. Io invece mi sono sentita liberata nel dichiararlo».
Adesso a Napoli come la mette con la sua fede giallorossa?
«Mi godrò il derby del Sole come lo intendo io: una festa in famiglia. Resto tifosa della Roma, certo, sarebbe strano il contrario, ma negli anni ho seguito con trasporto anche tante squadre per lavoro, che mi ha insegnato a scindere, a gustarmi il bel calcio a prescindere dalla fede, e per vita privata supportando il lavoro del mio compagno. Farò quindi lo stesso con il Napoli e tiferò anche i suoi colori».
Ha gestito anche la popolarità, si è dovuta proteggere?
«La privacy è un concetto molto controverso. Siamo noi a violarla per primi, utilizzando i social per mostrare qualunque cosa facciamo. Se non lo fai puoi anche essere criticata, se non mostri sembra che tu non viva. Io utilizzo molto i social per comunicare e documentare soprattutto i miei viaggi. Ma c’è un limite che non mi piace valicare».
Come coppia?
«Non ci siamo mai esposti perché non fa parte del nostro modo di essere. Poi ovvio, siamo personaggi pubblici, e su di noi c’è attenzione. Posso comprendere, ma fino a un certo punto. I social possono essere un boomerang, se ne fa un uso smisurato. Tra i ragazzi soprattutto si innesca la competizione che alla fine porta alla depressione. Ma anche all’insicurezza».
Si è mai nascosta?
«Non nascondo ma non ostento. Con la gravidanza è andata così. Molti hanno detto che la tenevo segreta, in realtà non mi sembrava interessante fare l’annuncio».
Giornalista donna, calcio e fidanzato allenatore. Ne avrà sentiti di giudizi.
«Quando sono andata a Roma tv ero l’unica donna, partiamo da qui. Non mi importa dei giudizi, ma i pregiudizi si sconfiggono con il lavoro e la professionalità. Per commentare il calcio francese in tv ho studiato tantissimo la lingua: troppi errori, per come sono caratterialmente, non me li sarei perdonati. Noi donne dobbiamo fare più fatica. Ma tutto diventa più sfidante».
Quindi, il matrimonio?
«Dovevamo sposarci due anni fa, poi c’è stato il Covid e ci siamo fermati. Lo faremo, nel nostro stile».
Lei è stata in Arabia dove Garcia ha allenato la squadra di Ronaldo, cosa pensa del calcio che a suon di soldi sta portando via i big europei?
«Chi dice che il calcio d’Arabia vale zero si sbaglia. Gli arabi hanno portato Cristiano Ronaldo e lui sta facendo da traino. Con i soldi loro possono fare tutto, ma non sempre chi ci va lo fa per diventar ricco. Ronaldo è l’esempio. Gli mancavano, i soldi?».
Francesca mamma a tempo pieno?
«Lavoro e famiglia sono parti complementari della vita. Nel migliore dei mondi è questo mix che rende felici e realizzati».