Corriere della Sera, 26 luglio 2023
Gli amici che ci servono
Di quanti amici abbiamo bisogno per vivere bene?
La scienza ha una risposta chiara, almeno per quanto riguarda gli adolescenti. E la risposta è importante perché l’adolescenza è il territorio della quantità relazionale, della sperimentazione, quello in cui si impara a scoprire e dimensionare la propria identità. E se, come diceva Paul Watzlawick, «l’identità sta nella relazione», allora le persone di cui scegliamo di circondarci in un’età così critica sono fondamentali per la costruzione del nostro Sé.
Una nuova ricerca della Fudan University in Cina ci dice che il numero di amici perfetto, in adolescenza, è cinque. Lo è per la crescita emotiva, per quella cognitiva, per il rendimento scolastico e per il nostro desiderio di essere compresi. Questo non significa che gli amici eccedenti non siano apprezzabili, solo che la nostra psiche li gestisce in un’altra maniera. Oltre quel numero i rapporti si sfilacciano, la conoscenza è meno sincera, l’attenzione più superficiale. Sarebbe insomma il nostro stesso cervello a imporci un numero «ideale» di migliori amici.
In un’epoca in cui i social ci regalano migliaia di amicizie contemporaneamente pare, questa, una notizia rivoluzionaria. In un mondo di relazioni sempre più virtuali (ma non meno reali), frammentate, intermittenti, in cui si confondono gli amici con i follower, in cui i commenti sembrano spesso accuse, in cui ci troviamo a patire la continua moltiplicazione di voci e parole che invadono le nostre vite, la scienza ci riporta infine al buonsenso. Ricordandoci che un amico/a è colui/colei con il quale devi avere un rapporto stabile, con cui hai condiviso inciampi, cadute, momenti felici. Ma soprattutto chiedendoci: in quanti occhi hai davvero bisogno di rispecchiarti per capire chi sei?
Una risposta, prima della Fudan University, ce l’aveva già data la nota serie «The Big Bang Theory». In una puntata, Sheldon Cooper sostiene che il numero perfetto di amici è quattro. Per tutto l’episodio Sheldon cerca di dimostrare matematicamente questo suo assunto, concludendo infine che l’amicizia non dipende dalla quantità, ma dalla qualità. Conta che persone differenti arricchiscano la nostra esperienza con unicità differenti. Per cui ciò che l’amicizia porta nelle nostre vite non dipende dalla definizione di un numero, ma dall’intensità delle nostre diversità. Sono quelle ad alimentare, più del resto, la nostra soddisfazione affettiva e il nostro equilibrio psichico. A dirci chi siamo. Ecco perché un amico vero è quello con cui si può pure essere in disaccordo, ma del quale riusciamo comunque ad accogliere il punto di vista. È quello che è in grado di darti non solo pacche sulle spalle, ma anche un calcio in culo quando serve. È, soprattutto, una persona che, davanti a uno screzio o un’incomprensione, non ti cancella dalla sua vita. Non ti banna con un «clic». Non ti «ghosta». Non si arrende.
Perché gli importa più di te che di avere ragione.
Anche quando siete in cinque.