Corriere della Sera, 26 luglio 2023
Cosa sono le supercelle
Per capire cos’è, come si forma, cosa comporta e perché è molto difficile da prevedere il fenomeno delle supercelle che sta colpendo il Nord Italia, come è accaduto nella notte tra lunedì e martedì a Milano, bisogna ritornare per un attimo nelle pianure dell’Ontario, in Canada, subito dopo la Seconda guerra mondiale.
Dobbiamo a due scienziati pionieri del meteo, Horace R. Byers e Roscoe R. Brahams, la comprensione stessa del fenomeno delle celle nei temporali. «Erano dei pazzi furiosi che volavano all’interno dei fenomeni temporaleschi con aerei bellici riconvertiti alla fine degli anni Quaranta», racconta Vincenzo Levizzani, esperto dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera del Cnr di Bologna oltre che per più di vent’anni professore all’Alma Mater. Levizzani ha scritto Il libro delle nuvole e il Piccolo manuale per cercatori di nuvole (editi entrambi per il Saggiatore) e ha dedicato tutta la vita alla comprensione di questi fenomeni.
«Che purtroppo rimangono poco conosciuti. Dobbiamo accettare— spiega Levizzani – che ne sappiamo poco: anche un esperto che avesse visto arrivare il fronte temporalesco non avrebbe potuto dire che eravamo di fronte a una supercella. Questo perché ciò che la caratterizza è un cuore rotante sul proprio asse che si forma intorno a una bassa pressione molto piccola rispetto a quelle dei cicloni atlantici. Si tratta di una bassa pressione alla mesoscala di qualche centinaio di metri fino a 1-2 chilometri di diametro. La cella ruota in maniera ciclonica con un moto antiorario». La rotazione antioraria è definita dalla latitudine perché gli stessi fenomeni nell’emisfero australe seguono il percorso di un normale orologio.
Questa caratteristica «genetica» delle supercelle, la rotazione interna, che sia oraria o antioraria è però il primo nemico. «Per capire che il temporale si sta configurando in questa pericolosa modalità – che possiamo chiamare la regina dei temporali perché si accompagna a venti fortissimi e grandinate che negli altri casi spesso non ci sono – servono dati in tempo reale da un radar. E non un radar qualunque, ma un doppler che mi dia il campo di vento in maniera da farmi vedere che al centro si sta formando questo meso-ciclone». Senza questa caratteristica che rimane nascosta ai nostri occhi fino all’ultimo, cioè quando ci ritroviamo in mezzo all’inferno, è un temporale come tutti gli altri.
Purtroppo, a complicare il quadro, uno degli effetti aggiuntivi dei temporali a supercella è la possibile formazione di un tornado. Con devastazioni al quadrato.
Vincenzo Levizzani (Cnr)
Ne sappiamo poco: se anche un esperto avesse visto arrivare il fronte del temporale non avrebbe potuto dire che cosa stava per accadere
Paradossalmente dobbiamo partire dall’accettazione di questa nostra debolezza e dalla necessità di studiare ancora più a fondo questi fenomeni metereologici per fare un passo avanti. Abbiamo dei modelli ma non abbiamo abbastanza dati. E comunque esiste ancora ad oggi un limite importante nella scala geografica con cui gli esperti e gli scienziati riescono a monitorare i fenomeni del meteo (da non confondere con il clima).
Come è accaduto altre volte e come continuerà ad accadere, anche nel caso in cui fenomeni eccezionali di maltempo possano essere preannunciati, continueremo a sbagliare di decine se non centinaia di chilometri sul punto di atterraggio. Anche se i supercomputer, come quello del Cineca battezzato Leonardo, uno dei più potenti al mondo, potranno darci una mano. Esempio di collaborazione necessaria tra uomo, macchina e ambiente.
Dunque furono Byers e Brahams con il Thunderstom project a comprendere che la struttura stessa del temporale è quella che chiamiamo cella: in poche parole si tratta di aria calda che sale (updraft) e che poi forma delle nubi che possono arrivare fino alla stratosfera. Da un certo momento in poi la formazione di goccioline, cristalli o grandine si sviluppa attraverso la precipitazione con la corrente fredda che scende verso il suolo (downdraft). Sembra di vedere Byers e Brahams mentre con il loro amore per la scienza, inversamente proporzionale all’attenzione per la propria vita, si infilano con apparecchi ridicoli nel cuore di un temporale.
Qual è allora la differenza con un «multicella»? «Nel multicella – spiega Levizzani – il fronte di aria fredda che scende al suolo forma delle brezze fredde che si incuneano sotto l’aria calda, causando letteralmente la formazione di un’altra cella sullo stesso posto. In sostanza sono dei temporali a cella che si autorigenerano e che dunque possono insistere violentemente», come imprigionando un luogo. Sempre pericoloso, ma comunque diverso.
Anche perché, oltre alla rotazione, c’è un’altra caratteristica che rende la supercella dannosa: l’asse obliquo fa sì che l’aria fredda scenda a distanza anche di 1-2 km rispetto a dove l’aria calda sale. In sostanza un temporale normale tende a spegnersi da solo, tagliando alla base l’updraft, questo no. È lungo, vorticoso e dannoso. Unica nota di ottimismo: è molto improbabile, anche se non impossibile, che si ripresenti nello stesso luogo a breve.