la Repubblica, 25 luglio 2023
Intervista a Federico Barbarossa, il primo trans nato donna a presentarsi a Miss Italia
«Le parole di Patrizia Mirigliani non mi hanno stupito, ma molto disturbato». A parlare è Federico Barbarossa, esponente dell’associazione “Mixed Lgbtqia+” di Bari, salito alla ribalta per essere stato il primo ragazzo trans che si è iscritto a Miss Italia in quanto “assegnato alla nascita al genere femminile e cioè nato donna”, come ammesso incautamente dalla patron del concorso di bellezza.
Ma facciamo un passo indietro.
Dopo l’incoronazione della modella transgender Rikkie Valerie Kollè a Miss Olanda 2023, avevano fatto scalpore le parole di Patrizia Mirigiliani. La figlia di Enzo aveva dichiarato di non aver ammesso la candidatura di due ragazze transgender a Miss Italia, perché “il regolamento non lo permette e non intendo cambiarlo, perché ritengo che le concorrenti debbano essere nate donne”. Gli 84 anni del concorso di bellezza nostrano si sentono tutti, verrebbe da dire a chi come me non sapeva nemmeno che Miss Italia esistesse ancora.
Infatti a riportare l’attenzione sul concorso non sono state le ragazze in gara, ma quelle che in gara non possono entrarci perché “non sono nate donne”, per usare le parole di Mirigliani. È su questo pretesto del dato biologico che è nata la provocazione di Federico Barbarossa. La sua idea, che lui definisce «uno scherzo per creare un cortocircuito», ha scatenato una vera e propria ondata di protesta, spingendocentinaia di ragazzi transgender a candidarsi come lui. Negli ultimi anni Miss Italia ha fatto parlare di sé perlopiù per le critiche che lo accusano di essere anacronistico, sessista e diseducativo. L’ultima edizione è stata trasmessa solo sui social, con deludenti risultati di pubblico. Ma l’ultima polemica ha riacceso i riflettori sulla rassegna e Federico Barbarossa ha colto la palla al balzo per “sfidare” il concorso: «Se devo essere sincero le parole di Patrizia Mirigliani mi hanno fatto incazzare. Quando ho letto che erano ammesse solo ragazze “nate biologicamente donne” mi ha fatto ridere il criterio del dato biologico, perché allora anche io sono nato donna. Eppure, se a me scarterebbero perché sono visibilmente un ragazzo, una ragazza trans verrebbe scartata perché non considerata donna: qual è il senso allora? C’è un cortocircuito in questo castello di carte costruito sulla biologia».
Ma lei cosa pensa di Miss Italia?
«Non ne condivido i valori, ma siccome viviamo in un mondo in cui questi concorsi esistono e si rivolgono alle donne, ritengo debbano poter partecipare tutte le donne. Quello che mi lascia basito è che la posizione di Miss Italia si pone addirittura al disopra della legge italiana, che prevede per le persone trans la rettifica dei dati anagrafici, con il cambio dei documenti, fino al certificato di nascita».
Una donna trans con i documenti rettificati potrebbe presentarsi, teoricamente.
«Patrizia Mirigliani non la conosco e per quanto ne sopotrebbe essere una donna trans anche lei, ma non questiono sul suo genere, per me è una donna e basta. Quello che mi chiedo è: se una donna trans si presenta aMiss Italia, con quali diritti e metodi vanno a indagare nella vita e nel corpo di una persona?»
In poche ore il suo gesto si è trasformato in un atto politico collettivo di protesta e visibilità, a cui stanno aderendo centinaia di ragazzi da tutta Italia.
«Sta accadendo quello che speravo, coinvolgere tante persone. Queste proteste fatte con il sorriso aiutano le persone della comunità, ma riescono anche a far riflettere le persone più ostili. Come dice Porpora Marcasciano “la rivoluzione si fa ridendo”. Infine sono felice che tutto sia nato dalla nostra associazione che ha sede nel sud Italia, territorio spesso complesso e ostile, talvolta dimenticato».
Qual è l’obiettivo finale della vostra campagna?
«Semplicemente innescare, attraverso uno scherzo, una riflessione sull’assurdità di alcune logiche fuori dal tempo e dal mondo. Far capire che, nonostante certe posizioni retrive, il mondo va avanti.
Qualcuno ci immagina come mostri a tre teste che mai potrebbero aspirare a vincere un concorso di bellezza, perché anche la rappresentazione mediatica spesso porta avanti narrative che feticizzano i nostri corpi. Con questa campagna stiamo dando visibilità alla verità delle persone trans».
L’Italia è in fondo alle classifiche europee per tutela dei diritti lgbtqia+. Quali sono per lei le priorità per le personetrans in Italia?
«L’unica legge italiana che riconosce le nostre identità è del 1982, che prevede attese e costi, la legittimazione da parte di medici, tribunali, giudici.
Abbiamo bisogno di aprire la strada a dei reali processi di autoaffermazione e autodeterminazione per le persone trans. Dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che per le persone trans c’è forte disomogeneità nell’accesso alla sanità: una volta sono stato chiamato ermafrodita in pronto soccorso. Infine serve formazione e educazione inclusiva in generale, a partire dagli ambienti scolastici e professionali. Non c’è educazione alle differenze, se non quella che fanno le associazioni: quella di cui faccio parte, Mixed, è una realtà autofinanziata che opera a Bari.
Un luogo di incontro, crescita, autoaffermazione per tante persone. Abbiamo fondato il primo gruppo politico trans di Bari e siamo riusciti a fondare un centro antidiscriminazioni».
Ma alla fine se la chiamassero a Salsomaggiore, lei andrebbe?
«Il mio è un gesto politico, non mi sono iscritto per partecipare, ma per portare alla luce l’ipocrisia di Mirigliani».