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 2023  luglio 25 Martedì calendario

Intervista a Patrick Zaki

BOLOGNA«Quando ero in car-cere, i primi tempi, ho ricevu-to delle lettere da diversescuole elementari italiane.Erano bambini che mi scrive-vano per farmi coraggio. Ilgiorno che le ho lette per laprima volta ero particolar-mente giù e le loro parole mih anno scaldato il cuore, mihanno dato forza. Ho promes-so a me stesso che li avrei rin-graziati di persona, prima opoi. Così la prima volta che hoincontrato Riccardo Noury, diAmnesty International, gli hochiesto di portarmi a v isitarequelle scuole, appena saràpossibile. Vorrei parlare di di-ritti umani ai bambini che mihanno consolato e incorag-giato in un momento così bu-io pe rché sono convinto chela cultura dei diritti umani, iconcetti di diversità, inclusio-ne, passano dall’educazione e,quindi, anche dalla scuola».È un Pat rick Zaki inedito,quello che racconta dei bam-bini, compresi i bimbi che«avrò anch’io, e ne avrò tantiperché li adoro». L’appunta-mento è in un bar nella «sua»zona, quella dell’universitàdove ha studiato e si è laurea-to. Lui si presenta con un ami-co e con Reny, la sua ragazza.Lo vediamo in lontananza maci mette un po’ ad arrivareperché «inciampa» in saluti,strette di mano, in continui«grazie», «bentornato» ecomplimenti assorti ti. Per lopiù da gente sconosciuta.È una celebrità...«Come vede mi salutanotutti, m i fermano. È un’acco-glienza veramente fantastica.P rima una signora che avràavuto 80 anni mi è venuta vici-na e mi ha toccato la faccia. Miha detto “Non riesco a credereche tu sia di nuovo qui, sonomolto felice per te”».È così anche nel suo Pae-se, in Egitto?«A essere onesto devo direche nei giorni scorsi, dopo lagrazia, ho visto crescere mol-tissimo anche nel mio Paese ilsostegno nei miei confronti,perfino sul fronte politico.Molto più di quanto fosse ac-caduto in questi anni».L’arresto nel 2020 per aver«diffuso false notizie» conun articolo sulla minoranzacopta; 22 mesi di carcere;poi costretto a rimanere inEgitto in attesa della fine delprocesso; poi condanna adaltri 14 mesi di cella e infinela concessione della grazia.Un viaggio nella negazionedei diritti umani...«Sì, non è stata una passeg-giata. Ma io, come ripeto sem-pre, sono stato fortunato per-ché ho avuto un sostegno in-credibile e alla fine ce l’ho fat-ta. Adesso tocca a me fare lamia parte, e voglio farla comeattivista e difensore dei dirittiumani. È la mia strada, è ilmio futuro».Le hanno già chiesto unimpegno in politica?«No. Ho ancora molto daimparare e fare. E se anche ar-rivasse una richiesta pe r unruolo politico la utilizzereisempre per la causa dei dirittiumani. Anche tutta questa vi-sibilità: voglio che diventi unostrumento, la voglio usare perdifendere chi non ha voce névolto, e magari è in una cellada anni come pr igioniero dicoscienza. Non importa se nelmio Paese o altrove».Lei ha detto che rimarrà aBologna due settimane. Hap rogrammato una tappa aRoma nei palazzi politici delgoverno italiano?«Non ho ricevuto invitiquindi no, non c’è in pro-gramma nessuna tappa delgener e. Forse andrò a Romada Amnesty che mi ha invita-to, incontrerò persone chehanno a che fare con i dirittiumani. Non so an cora b eneche farò».Ritiene chiusa la polemicasul volo di Stato rifiutato?«Sì. Per me è chiusa. Horingraziato più volte il gover-no italiano, com ’era giusto.Ho apprezzato molto gli sforzifatti. Quello che non voglio èche qualcuno un giorno possadirmi: tu sei stato da questa oda quest’altra parte. Io sono evoglio essere indipendente.La sola parte da cui voglio sta-re è quella dei diritti umani».Ha un messaggio per ilgoverno egiziano?«Sì. C he nel mio Paese ab-biamo bisogno di più apertu-ra, di più liber tà. Dobbiamori lasciare i prigionieri di co-scienza, do bbiamo dare piùspazio all a soc ietà civile, alled onne, ai giornalisti. Speroche molti altri possano averela grazia...».Lei ripete di voler fare l’at-tivista per i diritti umani ecome sa bene non è un’atti-vità priva di risc hi nel suoEgitto. Non ha paura di unnuovo arresto?«Non ho paura perché sonoconvin to di avere la ragioneumana dalla mia parte. E poi,come dicevo, adesso anche inEgitto mi conoscono tutti co-me qui in Italia e questo forsepotrà aiut are la causa e pro-teggermi un po’ dai rischi».Si rivede mai nei giornipiù bui della prigione e delletorture?«Sto provando a guard areavanti e se ripiombo in queigiorni non riuscirò a farlo nériuscirò ad aiutare gli al tri.Guardo al futuro e in questigiorni bolognesi mi godo lafelicità di un abbraccio collet-tivo meraviglioso».A proposito di futuro. Ilmatrimonio con Reny?«Il 9 settembre, in Egitto».Usciamo dal bar. Trentametri di «Bentornato»,«Grande Patrick»; «Buonafortuna», «Sei il benvenuto».Non c’è dubbio. Il suo amo-re per Bologna è ricambiato.© RIPRODUZIONE RISERVATAL’Egitto«Nel mio Paese abbiamo bisogno dipiù apertura, di più libertà. Spero chemolti altri possano avere la grazia»Su Corriere.itLe notiziedi politicacon tutti gliaggiornamentiin tempo reale,i video,le analisie i commentiIl caso Patrick Zakiviene fermatodalle autoritàegizianeall’aeroportodel Cairo il 7febbraio 2020:studente delmaster in Studisulla paritàdi genereall’Universitàdi Bologna,rientravadall’Italiaper andarea trovarela famiglia. Laformalizzazio-ne dell’arrestoarrivail giorno dopoa Mansoura,sua città natale Lo studenteè accusatodi «diffusionedi notizie false»per averpubblicatonel 2019 unarticolo-diariosullaminoranzacristiana coptaegiziana, a cuiappartiene Il 7 dicembre2021 vienescarcerato,ma le accuserestano. Il 5luglio scorso,in videocollegamentocon Bologna,si laurea Martedì ècondannato a 3anni di carcere,con sentenzainappellabile.Il giorno dopoil presidenteegiziano Al Sisigli concedela graziaLa visibilitàNon mi hanno chiestoun impegno in politicaHo ancora molto daimparare e fare. Tuttaquesta visibilità voglioche diventi unostrumento per difenderechi non ha voce né voltoLa causaNon ho timori, sonoconvinto di avere laragione umana dalla miaparte. Anche in Egitto miconoscono tutti come quie questo potrà aiutarela causa e proteggermiun po’ dai rischiI bambiniIn carcere ho ricevutolettere di bambini delleelementari italianeVorrei visitarequelle scuole appenasarà possibilee parlare a quei bambinidi diritti umani
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Martedì 25 Luglio 2023CORRIERE DELLA SERA© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Se avessi un ruolo politico
lo userei per i diritti umani
Non ho paura di un arresto»
dalla nostra inviata Giusi Fasano
L’attivista: ho ringraziato più volte il governo, com’era giusto

bologna «Quando ero in carcere, i primi tempi, ho ricevuto delle lettere da diverse scuole elementari italiane. Erano bambini che mi scrivevano per farmi coraggio. Il giorno che le ho lette per la prima volta ero particolarmente giù e le loro parole mi hanno scaldato il cuore, mi hanno dato forza. Ho promesso a me stesso che li avrei ringraziati di persona, prima o poi. Così la prima volta che ho incontrato Riccardo Noury, di Amnesty International, gli ho chiesto di portarmi a visitare quelle scuole, appena sarà possibile. Vorrei parlare di diritti umani ai bambini che mi hanno consolato e incoraggiato in un momento così buio perché sono convinto che la cultura dei diritti umani, i concetti di diversità, inclusione, passano dall’educazione e, quindi, anche dalla scuola».
È un Patrick Zaki inedito, quello che racconta dei bambini, compresi i bimbi che «avrò anch’io, e ne avrò tanti perché li adoro». L’appuntamento è in un bar nella «sua» zona, quella dell’università dove ha studiato e si è laureato. Lui si presenta con un amico e con Reny, la sua ragazza. Lo vediamo in lontananza ma ci mette un po’ ad arrivare perché «inciampa» in saluti, strette di mano, in continui «grazie», «bentornato» e complimenti assortiti. Per lo più da gente sconosciuta.
È una celebrità...
«Come vede mi salutano tutti, mi fermano. È un’accoglienza veramente fantastica. Prima una signora che avrà avuto 80 anni mi è venuta vicina e mi ha toccato la faccia. Mi ha detto “Non riesco a credere che tu sia di nuovo qui, sono molto felice per te”».
È così anche nel suo Paese, in Egitto?
«A essere onesto devo dire che nei giorni scorsi, dopo la grazia, ho visto crescere moltissimo anche nel mio Paese il sostegno nei miei confronti, perfino sul fronte politico. Molto più di quanto fosse accaduto in questi anni».
L’Egitto
«Nel mio Paese abbiamo bisogno di più apertura, di più libertà. Spero che molti altri possano avere la grazia»
L’arresto nel 2020 per aver «diffuso false notizie» con un articolo sulla minoranza copta; 22 mesi di carcere; poi costretto a rimanere in Egitto in attesa della fine del processo; poi condanna ad altri 14 mesi di cella e infine la concessione della grazia. Un viaggio nella negazione dei diritti umani...
«Sì, non è stata una passeggiata. Ma io, come ripeto sempre, sono stato fortunato perché ho avuto un sostegno incredibile e alla fine ce l’ho fatta. Adesso tocca a me fare la mia parte, e voglio farla come attivista e difensore dei diritti umani. È la mia strada, è il mio futuro».
Le hanno già chiesto un impegno in politica?
«No. Ho ancora molto da imparare e fare. E se anche arrivasse una richiesta per un ruolo politico la utilizzerei sempre per la causa dei diritti umani. Anche tutta questa visibilità: voglio che diventi uno strumento, la voglio usare per difendere chi non ha voce né volto, e magari è in una cella da anni come prigioniero di coscienza. Non importa se nel mio Paese o altrove».
Lei ha detto che rimarrà a Bologna due settimane. Ha programmato una tappa a Roma nei palazzi politici del governo italiano?
La visibilità
Non mi hanno chiesto
un impegno in politica Ho ancora molto da imparare e fare. Tutta questa visibilità voglio che diventi uno strumento per difendere chi non ha voce né volto
«Non ho ricevuto inviti quindi no, non c’è in programma nessuna tappa del genere. Forse andrò a Roma da Amnesty che mi ha invitato, incontrerò persone che hanno a che fare con i diritti umani. Non so ancora bene che farò».
Ritiene chiusa la polemica sul volo di Stato rifiutato?
«Sì. Per me è chiusa. Ho ringraziato più volte il governo italiano, com’era giusto. Ho apprezzato molto gli sforzi fatti. Quello che non voglio è che qualcuno un giorno possa dirmi: tu sei stato da questa o da quest’altra parte. Io sono e voglio essere indipendente. La sola parte da cui voglio stare è quella dei diritti umani».
Ha un messaggio per il governo egiziano?
«Sì. Che nel mio Paese abbiamo bisogno di più apertura, di più libertà. Dobbiamo rilasciare i prigionieri di coscienza, dobbiamo dare più spazio alla società civile, alle donne, ai giornalisti. Spero che molti altri possano avere la grazia...».
La causa
Non ho timori, sono convinto di avere la ragione umana dalla mia parte. Anche in Egitto mi conoscono tutti come qui e questo potrà aiutare
la causa e proteggermi un po’ dai rischi
Lei ripete di voler fare l’attivista per i diritti umani e come sa bene non è un’attività priva di rischi nel suo Egitto. Non ha paura di un nuovo arresto?
«Non ho paura perché sono convinto di avere la ragione umana dalla mia parte. E poi, come dicevo, adesso anche in Egitto mi conoscono tutti come qui in Italia e questo forse potrà aiutare la causa e proteggermi un po’ dai rischi».
Si rivede mai nei giorni più bui della prigione e delle torture?
«Sto provando a guardare avanti e se ripiombo in quei giorni non riuscirò a farlo né riuscirò ad aiutare gli altri. Guardo al futuro e in questi giorni bolognesi mi godo la felicità di un abbraccio collettivo meraviglioso».
A proposito di futuro. Il matrimonio con Reny?
I bambini
In carcere ho ricevuto lettere di bambini delle elementari italiane Vorrei visitare
quelle scuole appena sarà possibile
e parlare a quei bambini
di diritti umani
«Il 9 settembre, in Egitto».
Usciamo dal bar. Trenta metri di «Bentornato», «Grande Patrick»; «Buona fortuna», «Sei il benvenuto».
Non c’è dubbio. Il suo amore per Bologna è ricambiato.