ItaliaOggi, 25 luglio 2023
I tedeschi sono discriminati?
La prima domanda che ti fanno gli americani è: quanto guadagni? I tedeschi ti chiedono: da dove vieni? Basta questa curiosità per accusarli di discriminazione? Se la pongono anche tra loro: un bavarese è molto diverso da un prussiano, come un siciliano da un piemontese, e l?accento non sempre basta per capire dove sei nato. In inglese, appena apri bocca, sanno già se hai studiato a Oxford o a Cambridge.
Capisco di essere un privilegiato, ma non mi sono mai sentito discriminato dalla curiosità dei tedeschi. Anche se quando rivelo «sono di Palermo», qualcuno osa aggiungere «mafia?» Mi irrito, ma ribatto «non mi hanno accettato, non sono affidabile». Temo che qualcuno non capisca l?ironia. Non importa, i pregiudizi servono anche a stabilire un primo punto di contatto. Una mia collega, invece, che lavorava da anni in una radio tedesca, si lamentava con me: «Non sarò mai una di loro. Ho annunciato: vado in vacanza, e mi hanno chiesto quando torno a casa? Perché dovrei andare in Italia?». Ma ogni anno tornava sull’Adriatico. Se non fosse in pensione, oggi potrebbe denunciare i colleghi per discriminazione.
La giornalista Ferda Ataman, apartitica, nata nel ?79 a Stoccarda da genitori turchi, è dall’anno scorso la responsabile del Bundestag per l’antidiscriminazione, ed ha presentato un documento che accusa la Germania di non essere un paese inclusivo, cioè razzista, anzi uno dei peggiori, nonostante la presenza di milioni di stranieri, e quasi un terzo dei tedeschi abbia origini straniere.
La sua proposta suscita proteste, è accende il dibattito politico, mentre l’AfD, il partito dell’estrema destra continua ad avanzare, ed è già al secondo posto, al primo nelle regioni orientali, ancora un punto in più in una settimana, al 22 per cento, a solo 4 punti percentuali dai cristianodemocratici. In Turingia, all’est, dove si vota per le regionali l’anno venturo, si potrà avere un premier dell’Afd: il partito è al 4, la Cdu/Csu al 20, i socialdemocratici al 10. Per Frau Frieda, non occorre portare delle prove, basta sentirsi discriminati perché la denuncia venga accolta, toccherà all’accusato difendersi, rovesciando uno dei principi del diritto. Se un poliziotto mi ferma per farmi una multa, potrei già accusarlo di avercela con me in quanto italiano? Secondo il documento, la polizia non potrebbe controllare in un gruppo di dimostranti qualcuno solo perché sembra un immigrato. Giusto, ma a Berlino, e anche altrove, spesso chi provoca disordini è straniero, avviene in alcuni quartieri della capitale o, in estate, nelle piscine.
Si può denunciare il padrone di casa che non affitta a chi ha la pelle non propria bianca, o si chiama Ali, oppure Giuseppe. Già oggi, data la penuria di alloggi, scrive Die Welt, molti proprietari evitano di pubblicare annunci, e offrono l’appartamento ai conoscenti, e ai loro amici, per evitare accuse di razzismo. Inutile ricordare che a Torino, in passato, apparivano annunci: si affitta solo a piemontesi. Ora è vietato, ma è inevitabile che si scelga l’inquilino che ci sembra più affidabile, a torto o a ragione. Le aziende non assumono volentieri chi ha un nome straniero, o abita in quartieri socialmente a rischio? Oppure pretendono che i loro impiegati non abbiano piercing o tatuaggi? Le boutique evitano di assumere commesse che non siano snelle o vogliano portare il velo islamico? Anche questo è razzismo. Frau Ferda ha scritto un libro di denuncia “Ich bin von hier”, sono di qui, finitela di chiedere dove sono nata, non basta chiamarsi Ataman per essere straniera, io sono tedesca come voi. Ma lei sostiene che chiamare un tedesco “Kartoffel”, patata, oppure Kraut, non sia un’offesa. La discriminazione vale solo in un senso? Ed ha condannato la parola Heimat, la piccola patria, il tuo quartiere, il tuo paese, non la nazione, perché sarebbe discriminante verso i nuovi venuti. È vero che venne strumentalizzata dai nazisti: “Blut und Boden”, sangue e terra, secondo loro la Germania apparteneva a chi vi era nato, purché di sangue ariano. Ma Heimat è innocente. I Lederhosen, i calzoncini di cuoio, mi sembrano buffi, o poco estetici se portati da uomini con gambe pelose, ma non li detesto perché li indossava Hitler.