la Repubblica, 24 luglio 2023
Storia del Santa Lucia
Il Santa Lucia collega le isole pontine alla terraferma. Molto più di una nave e di una rotta, per chi abita circondato dal Mediterraneo una sorta di cordone ombelicale, un riferimento certo: posta, viveri, medicine, partenze e ritorni di amici, amori e familiari. Salpata da Ponza alle 8 di mattina del 24 luglio 1943, viene intercettata e colpita da una squadriglia di otto aerei del 47mo stormo di aerosiluranti inglesi decollati dalla base tunisina di Protville. L’attacco è repentino, efficace nel colpire l’obiettivo: due siluri si muovono verso il piroscafo, uno lo prende in pieno. Il Santa Lucia spaccato in due tronconi va a fondo in meno di un minuto: 65 morti, 5 superstiti, il comandante Simeone morirà due giorni dopo. Una storia tra le tante nei mari contesi della Seconda guerra mondiale. Ma il Santa Lucia cola a picco poche ore prima del 25 luglio, quando il fascismo inizia la sua parabola finale. Dall’isola di Ventotene in molti seguono gli ultimi attimi di vita della nave, la tragedia che si consuma mentre le operazioni di soccorso cercano di porre rimedio all’irreparabile. Un volume ha ricostruito il perimetro della vicenda partendo dalle tante domande che hanno circondato negli anni e nei decenni successivi il profilo del Santa Lucia (Luciano Zani, Silurate! 25 luglio 1943. L’affondamento del postale Santa Lucia, All Around).
Perché è stato silurato? Cosa si nasconde dietro la scelta del raid dei Beaufighter, piccoli aerei senza radar con due siluri in pancia? Le ipotesi hanno rincorso tracce di leggende impossibili con un alone di mistero che si è trascinato nel tempo. Quel giorno un confinatoimportante, un nome dell’opposizione al regime era presente a bordo? O addirittura si è ipotizzato che Benito Mussolini fosse tra i passeggeri, in incognito. Una segnalazione d’intelligence dal Golfo di Napoli avrebbe avvertito gli inglesi e sostenuto così le ragioni del raid. Nelle pagine del volume l’autore ricostruisce la vicenda con la forza delle argomentazioni storiche in modo che progressivamente i misteri stratificati scompaiano, «le leggende per la mancata elaborazione del lutto» vengano messe da parte. In primo piano i nomi, i volti e le storie delle vittime, dimenticati nel caos generale di quella estate, nella crisi irreversibile della catena dei comandi. Persino le famiglie dei caduti non vengono informate della tragedia che le ha colpite. Una storia collettiva composta di percorsi individuali: 16 sono di equipaggio, 7 al cannoncino di prua, 43 sono passeggeri coinvolti.
La strategia inglese nel preparare lo sbarco di Salerno (9 settembre 1943) prevede di bonificare il tratto di mare interessato. Non ci devono essere imbarcazioni che possano intralciare o condizionare l’esito dell’operazione alleata. Le navi mercantili affondate sono nell’ordine delle millee quattrocento. La guerra totale non ammette eccezioni. Nessuna trama segreta, né mistero nascosto o insoluto. Solo le logiche e le casualità del conflitto nella sua fase decisiva. Le memorie aiutano a collocare gli eventi nello spazio e nel tempo. Tra i tanti Altiero Spinelli confinato sull’isola di Ventotene: «Vedemmo il siluro staccarsi dall’aereo, entrare nell’acqua e comprendemmo che era passato accanto alla nave tedesca senza averla toccata. Il pilota inglese, avendo un secondo siluro, iniziò la ripetizione della manovra. Ma nel frattempo da dietro lo stesso promontorio dal quale era venuto poco prima il caccia spuntò il Santa Lucia».
L’epilogo si avvicina, impietoso. Camilla Ravera dallo stesso osservatorio scruta l’orizzonte: «Gli aerei si allontanano, il mare si richiude sul battello e riappare, calmo e azzurrissimo. Il nostro piroscafo, spaccato in due, è sparito… L’unico filo che ci legava al continente e al nostro mondo di affetti e ansietà s’era spezzato». E si potrebbe continuare con tracce di memorie. Pietro Nenni teme di essere arrestato per aver consegnato lettere compromettenti a un marinaio del Santa Lucia, uno dei quattro superstiti. Il quadro storico si completa con fonti, documenti e ricordi. John Steinbeck ha raccontato la Ventotene Mission con una chiave utile a comprendere la sorte delle vittime nelle strategie militari che si scontrano nel Mediterraneo: un cacciatorpediniere statunitense sistacca dalla flotta che si muove verso Salerno, l’obiettivo è quello di togliere Ventotene ai tedeschi e neutralizzare il radiofaro. Una partita a scacchi tra isole e scogli: Ventotene da avamposto tedesco a sentinella angloamericana. La linea Gustav passa così tra le isole, Ponza considerata strategica dagli alleati resta in mano tedesca. In questo tornante della guerra si colloca la fine tragica del postale Santa Lucia per dirla con le parole di Luciano Zani «non un bersaglio predefinito, né risulta che il suo affondamento fosse stato programmato dagli Inglesi».
Il piroscafo viene colpito e affondato come accaduto con molte altre navi italiane in navigazione nel Tirreno: operazioni condotte per sconfiggere l’Italia e farla uscire dal conflitto come indicato nei piani di guerra inglesi. Uno dei tanti episodi «come monito – è l’auspicio dell’autore – per le generazioni future sull’assurdità delle coincidenze della guerra».