Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  luglio 24 Lunedì calendario

I Larussanchè, la coppia politica a Milano fa vita comune da decenni

ROMA – La loro storia è da sempre un intreccio di politica, salotti e lavoro: quest’ultimo volgarmente definito, in alcuni casi con sottotesto, come «occuparsi di affari reciproci». E a intuirne l’intreccio oltre dieci anni fa, quindi ben prima delle cronache di questi giorni, è stato il missino e «nobile dandy fascista» Tomaso Staiti di Cuddia. Acerrimo avversario della corrente dei siculi sbarcati a Milano «Ligresti-LaRussa», cresciuti tra i neri dell’Etna, in una intervista al sito della casa editrice cattolica-evoliana Effedieffe nel 2010 descriveva così l’arrivo di Daniela Garnero in Santanchè nell’area della destra- destra milanese: «Lei e Ignazio la Russa hanno siglato un patto politico-mondano-commerciale. Ignazio le ha aperto le porte della Provincia, lei quelle dei salotti». Un patto, un legame fatto di vacanze insieme, amici comuni, Milano festaiola e Parlamento. Un legame che stona con la fredda presa di distanza dalle vicende che stanno coinvolgendo la ministra- imprenditrice con indagini sulle sue società, dipendenti che denunciano irregolarità e soldi da raccattare e in fretta per evitare fallimenti e bancarotte: «Mai lavorato per le società di Santanchè», ha detto il presidente del Senato. Non proprio così, come ha dovuto ammettere la stessa ministra in Senato nell’arringa difensiva che non le ha evitato la mozione di sfiducia che sarà discussa mercoledì su proposta dei 5 stelle: «Lo studio legale La Russa ha curato una diffida a uno dei miei soci in Visibilia», ha detta la ministra. Non proprio così ancora una volta: La Russa da avvocato ha firmato altre due diffide inviate a Milanotoday per conto di Visibilia e del fondo di Dubai Negma che ha prestato soldi alle società della ministra. E in una assemblea dei revisori di Visibilia a verbale è scritto che per un consulto è stato chiamato «l’avvocato La Russa».
Il presidente del Senato è stato visto in un ristorante con Santanchè prima dell’intervento in Senato e poi ci sono altre vicende che riportano all’intreccio La Russa- Santanchè sul lato degli affari: l’acquisto e la rivendita in un’ora con guadagno da un milione di euro della villa del sociologo Francesco Alberoni da parte della moglie del presidente del Senato, Laura De Cicco, e del compagno e socio in affari della Santanchè, Dimitri Kunz. A proposito di Alberoni, chi lo ha introdotto alla corte di La Russa anni fa? Ma lei, la Garnero Santanchè.
Daniela e Ignazio, una coppia politica che a Milano fa vita comune da decenni. Sua assistente nei primi anni Novanta, La Russa nel 1995 la fa entrare in An. Diventaquindi consulente di un’assessora a Milano, Serena Manzin, e nel ‘99 viene eletta consigliera provinciale. Nel 2001 il grande salto a Roma alla Camera e l’ingresso nel Pdl quando a guidare le creatura nata dalla fusione tra An e Forza Italia sono la triade Sandro Bondi, La Russa e Denis Verdini: quest’ultimo grande amico e tessitore di relazioni per entrambi. La Russa e Santanchè vanno a trovarlo insieme in carcere e ancora oggi hanno un filo diretto con lui. Scrivenella sua autobiografia «Sono una donna, sono una santa» l’odierna ministra: «Sono entrata in politica grazie a La Russa, che ritengo uno dei miei pochissimi amici. Insieme a Denis Verdini».
La Russa nel 2003 fa fare l’assessore al Turismo a Daniela nel Comune di Ragalna, sull’Etna, dove il presidente del Senato ha una casa di famiglia e allora villeggiava spesso lì prima dei lussi della Sardegna e delle tante case comprate nel borgo di Zoagli in Liguria anche dal Comune e a buon prezzo. Venti anni fa l’allora assessora di Ragalna sognava comunque già in grande e annunciava un progetto faraonico: quello di costruire alle pendici del vulcano un resort «a metà fra Hollywood e il safari in Kenya». Non se ne farà nulla, per fortuna. Ma pochi anni dopo La Russa spinge per premiarla e farla eleggere vice presidente della Camera: non ci riuscirà, ma grazie ai buoni uffici di Ignazio diventerà sottosegretaria dell’ultimo governo Berlusconi.
A parte una parentesi con La Destra di Francesco Storace, che la separa per un po’ da La Russa, la “Santa” torna nel partito di Giorgia Meloni e grazie all’asse con Mario Mantovani, l’amico di mamma Rosa Berlusconi, si prende il partito a Milano con i buoni uffici proprio di Ignazio, che con lei si fa vedere ovunque, anche in piccoli eventi in provincia. Sull’altra sponda l’ala di Carlo Fidanza, che oggi osserva con un certo sorrisino di piacere le disavventure del tandem.
Ma anche durante la parentesi con La Destra, La Russa e Santanchè sono spesso insieme, dalla Toscana a Cortina, dove vanno a sciare con mogli e compagni. Sempre insieme, legati, fino ai giorni nostri. Lo scorso settembre sui divanetti di A’Riccione Terrazza 12 a Milano Santanchè attende l’esito del voto insieme a Mantovani e al figlio più grande del presidente del Senato, Geronimo La Russa: oggi alls guida dell’Aci, un ente che collabora con il ministero del Turismo per la programmazione dei fondi europei 2023-2030. Per dire i casi della vita e gli intrecci dei “Larussanchè”, come ormai li chiamano a Milano.