la Repubblica, 24 luglio 2023
Il fattore Puigdemont
Rischia di essere Junts, il partito indipendentista del l’ex presidente catalano Carles Puigdemont, 61 anni, l’ago della bilancia di queste elezioni. E la prospettiva non alletta davvero nessuno visto che il figlio di pasticcieri di Amer – ed ex giornalista, già direttore dell’Agencia Catalana de Notícies – oggi parlamentare europeo vive in Belgio (nell’evocativa Waterloo), è stato finora considerato “nemico numero uno del governo centrale” e comunque solo pochi giorni fa ha equiparato il Psoe del premier spagnolo uscente Pedro Sánchez al Partito Popolare del rivale Alberto Núñez Feijóo. Almeno per ciò che lo riguarda più da vicino: le politiche adottate nei confronti di quella Catalogna da lui proclamataunilateralmente indipendente dopo il referendum dell’ottobre 2017. La mossa che lo ha portato alla destituzione da parte del governo centrale all’epoca guidato dal Popolare Mariano Rajoy. A cui ha fatto seguito la fuga in Belgio, e un suo primo arresto nel 2018, mentre si trovava in Germania.
Le istanze indipendentiste, d’altronde, hanno fatto da sempre parte della sua storia, oltre che dellasua carriera politica: all’università ha studiato filologia catalana e pure la carriera giornalistica è sempre stata circoscritta alla realtà della sua comunità autonoma, situata all’estremo nord della Penisola iberica, tra Pirenei e Mediterraneo.
Nel 2011 è stato pure sindaco di Girona, considerata appunto, la “capitale” della regione: e poi, nel 2016 succede ad Arturo Mas comepresident, appunto, della Generalitat de Catalunya, il Parlamento locale.
Il tentativo di forzare la mano al governo centrale nel 2017, però, non funziona. Ed è alla base delle sue successive altalenanti vicende. Eletto al Parlamento Europeo nel maggio 2019, ha perso l’immunità parlamentare nel 2021, una misura poi sospesa, revocata, ma di recente riattivata perché, per la Corte di Giustizia della Ue, l’immunità era inutile: può spostarsi fra gli Stati membri dell’Unione senza essere consegnato alla Spagna, visto che il mandato d’arresto europeo è formalmente sospeso.
Ecco, se davvero gli equilibri del governo spagnolo sono nelle sue mani, le sue richieste potrebbero essere molto difficili da digerire: «Sánchez non sarà premier in cambio di nulla»