Corriere della Sera, 24 luglio 2023
Una ragione per andare a vedere Barbie
Esiste una ragione, su tutte, per andare a vedere al cinema Barbie, della regista statunitense Greta Gerwig, miglior debutto nelle sale italiane nel 2023 con un incasso da oltre due milioni di euro il primo giorno. Il motivo è semplice: il film fa molto ridere. Fa ridere la sorpresa di Ken – un Ryan Gosling da Oscar già solo per il coraggio di accettare il ruolo – quando scopre che gli uomini comandano il mondo. Fa ridere sempre lui quando si illumina all’idea del patriarcato, anche se pensa che riguardi i cavalli, più che gli esseri umani. O quando scopre di avere una identità indipendente da quella di Barbie (ops, spoiler!) e indossa una maglietta con scritto «K-enough» (la parola gioca tra il suo nome e l’avverbio «abbastanza»: io basto a me stesso). Fa ridere, poi, tutto un mondo alla rovescia: se a «Barbie Land» le donne sono presidenti, fisiche, astronaute, cantoniere, dottoresse, ingegnere, avvocate, diplomatiche, Nobel, e forse per questo motivo vivono ogni giorno come se fosse il più bello della loro vita; sulla «Terra» sono mamme odiate dai figli, sfruttate dai datori di lavoro, «diversamente equilibrate» quando danno di matto. Sinceramente non si capisce perché nella provincia pakistana del Punjab l’uscita della pellicola sia stata rinviata a causa di «contenuti discutibili». O perché in Brasile il movimento evangelico abbia bollato il film come eccessivamente progressista. Cioè, lo capiamo benissimo. Ma a dover stupire gli spettatori non sono tanto i discorsi femministi della dipendente Mattel Gloria (benché perfetti e centrati) o la denuncia al maschilismo declinata in rosa shocking per 114 minuti di fila. Il messaggio forse più potente del film, che resta un’astutissima, intelligente e riuscita operazione commerciale, è la vulnerabilità della protagonista «Barbie Stereotipo» – una perfetta Margot Robbie – mentre scopre i luoghi comuni che incarna e il suo coraggio nel voler esplorare chi desidera davvero essere. Perché questo è molto umano ed è la sfida che in fondo ci riguarda tutti: capire chi siamo e chi vogliamo essere, e impegnarci al massimo per diventarlo, pure se il gioco è truccato (dai maschi). E dunque poter scegliere di essere mamme, mogli, single, professioniste, mantenute, indipendenti, prudenti o audaci: la consapevolezza di sé è la vera scommessa femminista del film.