Corriere della Sera, 24 luglio 2023
Intervista a Gigi Marzullo
Gigi Marzullo, domani compie 70 anni. Auguri! Come festeggerà?
«Aspetterò la mezzanotte stasera alle Terme di Caracalla, con mia moglie e altri amici, al concerto di Massimo Ranieri. Anche se sono nato alle 9 del mattino».
In casa?
«Sì, in una casa di pochissimi metri quadrati nella periferia di Avellino. L’ostetrica, la signora Sacco, disse a mia madre: è un maschio ed è anche bello pesante!».
Un’immagine con suo padre Gerardo?
«Al mare, l’unico momento in cui si dedicava a noi 24 ore su 24, in alcune pensioni tra Maiori e Paestum. Stavo sempre sotto l’ombrellone».
Un’immagine con sua madre Angela «Dora»?
«Le passeggiate per il corso di Avellino. Ero piccolo, lei amava molto socializzare con le altre signore, mentre io la tiravo per un braccio perché non mi volevo fermare».
Genitori entrambi maestri.
«Come mio nonno Vincenzo: mi insegnò lui a leggere a scrivere e saltai la prima elementare. Mi accompagnava per mano a scuola: prima ci fermavamo nel Bar Lanzara a comprare una sfogliatella».
E suo fratello Enzo?
«Aveva otto anni meno di me ed era molto più bravo: si era laureato in Lettere in tre anni e una sessione. È mancato nel 2002, a 41 anni. Stavo seguendo il Festival di Sanremo e Del Noce mi mise a disposizione un’auto per tornare a Roma di notte. Fu Antonella, ai tempi la mia fidanzata, ad accompagnare mio padre e mia madre a casa sua perché non rispondeva al telefono: lo trovarono chino sulla macchina per scrivere».
Con Antonella De Iuliis si è sposato solo nel 2018, dopo 20 anni di fidanzamento.
«Sapevo che lei ci teneva, anche se era già stata sposata. Ha fatto tutto Ciriaco De Mita, che teorizzava come l’alternativa al matrimonio fosse peggio del matrimonio stesso. Una sera al Premio Agnes eravamo tutti a tavola e ritirò fuori l’argomento. Io allora dissi: ma se ci sposiamo chi paga? E lui: me ne occupo io, facciamo a casa nostra. E così avvenne. Così ci sposò a Nusco, di cui era sindaco. I miei testimoni erano Adriano Galliani e Flavio Cattaneo».
Che rapporto avevate?
«Di affetto, non politico. Mio padre faceva politica con lui, ma io lo conobbi perché lavoravo in una radio irpina e a Tele Avellino. Parlandoci, capii che era una persona intelligente, di valore: ho imparato moltissimo da lui».
La aiutò a entrare in Rai?
«No, neanche lo conoscevo quando ho cominciato a fare l’annunciatore. Dopo, sono diventato consulente, programmista e regista. Percorso regolare. Poi gli avranno chiesto se gli ero simpatico. Però non sono mai andato a un telegiornale. Ho aperto la notte di Rai 1 senza rubare o togliere niente a nessuno».
A quale programma è più affezionato?
«A Mezzanotte e dintorni e Sottovoce. Ora si parla molto della vita privata, ma io ho cominciato a fare domande personali a Gianni Letta e a Paolo Rossi, il calciatore, quando non le faceva nessuno».
I suoi genitori erano orgogliosi?
«Mai come quando mi sono laureato in Medicina, ben oltre i 40 anni. Lì mi hanno voluto ancora più bene. Mia madre continuava a pagarmi le tasse di iscrizione perché non voleva che mollassi».
Se sta male si cura da solo?
«No, chiamo il medico, anche se ho l’abilitazione. A me piaceva psichiatria. Di tanto in tanto vado a Villa dei Pini, ad Avellino, dove uno dei proprietari era mio compagno delle elementari, e parlo un po’ con i pazienti. Da poco una ragazza mi ha riconosciuto e mi ha chiesto come fare per andare ad Amici...».
Da ragazzo avrebbe voluto fare l’attore. Quale film le sarebbe piaciuto interpretare?
«Innamorarsi: avrei voluto fare Robert De Niro accanto a Meryl Streep. Quando ero studente, andavo al cinema tutti i giorni alle due del pomeriggio e poi facevo il giro delle mie compagne benestanti per avere le traduzioni delle versioni. Io prendevo 9 e loro 7».
Parliamo delle sue interviste: chi le ha dato più soddisfazione?
«Più l’intervistato si apre, più regala ricchezza e io cerco di essere all’altezza. Carlo Freccero diceva che ero più bravo con le donne che con i maschi. Non è vero. Da poco mi ha colpito Giorgio Parisi, per la semplicità e umiltà».
Chi l’ha commossa?
«Glenn Ford: disse che il mio vero lavoro era quello di psichiatra».
Chi l’ha sorpresa?
«Richard Gere. Gli rimasi talmente impresso per le domande che la sera, alla presentazione del suo film, quando mi vide si mise a giocare con me con la sua sciarpa: mi fece fare un figurone davanti a tutti».
Chi vorrebbe intervistare?
«Obama. Quando Fazio c’è riuscito ero invidiosissimo!».
Chi le sarebbe piaciuto?
«Papa Luciani. Quando seppi che era morto piansi».
Di chi è diventato amico?
«Di Pavarotti. Mi raccontò il suo amore per Nicoletta».
Cos’ha imparato da tutti?
«Che è molto più difficile rispondere alle domande, come sto facendo io adesso, che farle. E che più le persone sono grandi e più sono umili».
E non è vero che ha imparato dov’è il punto G da Isabel Allende? (Per la cronaca: è nell’orecchio. Disse: «Le donne ascoltano gli uomini solo quando sussurrano»).
«Vero. Fu una bella intervista. Come tante altre. Fanny Ardant la convinsi per sfinimento. Alda Merini, invece, era gelosa dei miei sguardi alle donne più giovani!»
Ha il rimpianto di un figlio?
«Forse sì. Ma c’è Ludovico, il figlio di Antonella: per me è come se fosse un amico giovane. Con le altre ci sono andato vicino solo una volta».
Con Delphine Forrest?
«È l’unico amore nato da un’intervista. Dopo l’incontro andai a trovarla a Parigi, poi venne lei a Roma. Quando le mandai la cassetta con la registrazione le feci una sorta di dichiarazione d’amore: meno male che i genitori non capivano l’italiano e non se ne accorsero, quando la videro».
Ci sa fare con le donne!
«Sì, mi viene dalla provincia. Ad Avellino c’era una tale competizione: di belle ragazze ce n’erano trenta, di spasimanti tremila».
Pensa mai alla morte?
«Trovo che sia una grande ingiustizia. Quando succederà, voglio farlo sapere un mese dopo. Comunque, mi auguro di morire lavorando».
La chiusa le spetta di diritto: si faccia una domanda e si dia la risposta.
«Nella vita ho fatto tanto, anche a mia insaputa: quanto può durare? Spero il più a lungo possibile. Io di sicuro ce la metterò tutta».