Corriere della Sera, 24 luglio 2023
Anziani, il welfare che manca
CITTÀ DEL VATICANO «Oggi la Parola di Dio è un richiamo a vigilare perché nelle nostre vite e nelle nostre famiglie non emarginiamo i più anziani». Francesco commenta la parabola evangelica del Regno dei cieli paragonato al lievito impastato con la farina, «Gesù usa proprio il verbo “mescolare”, crescono insieme», fa notare: «Stiamo attenti che le nostre città affollate non diventino concentrati di solitudine. Non succeda che la politica, chiamata a provvedere ai bisogni dei più fragili, si dimentichi degli anziani, lasciando che il mercato li releghi a scarti improduttivi. Non accada che, a furia di inseguire i miti dell’efficienza e della prestazione, diventiamo incapaci di rallentare per accompagnare chi fatica a tenere il passo. Per favore, mescoliamoci, cresciamo insieme».
Il Papa ha celebrato ieri a San Pietro la Messa per la terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, che ha voluto lui stesso. Le parole di Francesco, 86 anni, hanno a che fare con uno dei temi più importanti del suo pontificato, la denuncia della «cultura dello scarto» e la tendenza a emarginare gli anziani come i più giovani, perché non più o non ancora «produttivi».
Proprio ieri mattina, sul Corriere, Ferruccio de Bortoli ricordava che «in una società che purtroppo invecchia sempre di più, il crescere della fragilità si accompagna alla perdita della dignità, alla cancellazione della cittadinanza». L’Italia è rimasta indietro, rispetto al resto dell’Europa occidentale, soprattutto nella tutela dei più fragili. Dal governo Draghi a quello Meloni, si sta lavorando alla prima riforma nazionale di assistenza agli anziani, «in Germania lo hanno fatto nel 1995 e il Paese più simile a noi, la Spagna, nel 2006», sospira il professor Cristiano Gori, docente di Politica sociale a Trento e coordinatore del «Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza» cui aderiscono 59 associazioni, dalla Caritas ai sindacati.
Per intenderci, spiega, in Italia vivono poco meno di 3 milioni e 800 mila persone anziane non autosufficienti. Diventeranno 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050. Solo il 6,3 per cento di questi anziani è ospitato in una struttura residenziale, soprattutto persone di oltre 85 anni spesso affette da demenza. A questi si aggiunge uno 0,6 per cento in strutture semi-residenziali. Il 21,5 per cento beneficia di servizi di assistenza domiciliare, ma ciascun anziano in media per sole 15 ore all’anno. Il 26 per cento, circa un milione, è assistito da una badante. Il 45,6 per cento che rimane è privo di qualunque assistenza professionale, affidato quindi alla cura dei familiari, nel 71 per cento dei casi una donna, «e questo spiega come la mancanza di servizi di cura adeguati limiti la partecipazione al lavoro di oltre un milione di donne».
L’appello del Papa
Non accada che le nostre città affollate
diventino concentrati
di solitudine
La riforma non era prevista nel Pnrr, ma il «Patto per un nuovo welfare» ne ha ottenuto l’inserimento da Draghi. La legge delega è stata poi approvata dal Parlamento il 21 marzo. E questo è l’aspetto positivo, «il governo Meloni ha resistito alla tentazione, ricorrente nel nostro Paese, di smontare la legge precedente, e ha portato in Aula un testo che in sostanza era lo stesso», spiega Gori. Ma adesso inizia il difficile. «Il rischio è che resti solo un insieme di buone intenzioni. La riforma andrà finanziata con la prossima legge di Bilancio e per reperire i fondi, dai 5 ai 7 miliardi annuali a regime, occorre la consapevolezza che si tratta di una riforma importante, la materia deve diventare una vera priorità politica». E poi ci sono i decreti attuativi da approvare entro gennaio, come prevede il Pnrr. «C’è fiducia perché il governo ha mostrato attenzione. Ma è una materia complessa, ora c’è un welfare frammentato tra diverse Regioni e Comuni, bisogna riuscire a inserire poche regole nazionali che rispettino i contesti locali e insieme aiutino a crescere», riassume il coordinatore del «Patto».
Per questo è necessaria una svolta culturale, oltre che politica. Non è che si stia parlando di zavorre della società: «La Fondazione Ravasi Garzanti, che ho l’onore di dirigere, ha ricevuto come missione da Livio Garzanti di occuparsi degli anziani di Milano. E lo facciamo sapendo che l’invecchiamento è un fenomeno articolato, con aspetti molto positivi e creativi, perché è un grande successo dell’umanità degli ultimi decenni e non bisogna mai dimenticarsi di questo», sorride l’avvocato Felice Scalvini: «L’essenziale è evitare visioni millenaristiche, l’aumento dell’età media è un dono di Dio».
Le immagini del Duomo di Milano, semivuoto ai funerali delle sei vittime morte nel rogo di una residenza per anziani, sono solo l’ultimo esempio di una mentalità diffusa. Ma una società che scarta non funziona. Ieri il Papa ha voluto affacciarsi all’Angelus con «un nipote e una nonna». Gli anziani sono una risorsa preziosa, la «saggezza del mondo», e Bergoglio lo sa. La persona forse più importante della sua vita si chiamava Rosa Vassallo ed era la nonna paterna. Fu lei ad allevarlo, a custodire le radici italiane e trasmettergli la fede. «Si tratta di crescere insieme: i nonni con i figli e i nipoti, gli anziani con i giovani. Serve una nuova alleanza tra giovani e anziani, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo».