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 2023  luglio 24 Lunedì calendario

Come si vive fuori dal Palazzo. Parlano gli ex

Vite da ex. L’indagine, qui sommariamente riassunta, ha lo scopo di individuare i segni endemici della politica sul corpo di chi l’ha praticata e poi abbandonata. Quali gli effetti collaterali, i piaceri perduti, e le invidie e le cattiverie. Quanto orgoglio profanato, e quanto del conto in banca è andato perduto. È una sorta di riflessione collettiva, è un breve confessionale che libera i ricordi.
Luigi Vitali, 25 anni come luogotenente di Forza Italia. Nei giorni scorsi il suo nome è risuonato per aver coordinato gli sforzi e fatto reintrodurre i vitalizi. Al tempo di Silvio è stato curatore di alcune delle leggi
ad personam.
“Mi mancano le serate a cena con i colleghi, si cantava, si scherzava. Mi mancano anche le belle leggi sulla giustizia, quelle che il suo giornale appella in modo cattivo e polemico come ad personam: la ex Cirielli, il falso in bilancio… Non è rimasto più niente, tutto cancellato, tutto perduto. Un po’ di dolore lo avverto quando apro la porta del mio studio legale. C’è però un lato positivo della riduzione allo stato laicale: se sei deputato non sai mai quando si va in ferie. Magari prenoti una crociera e zac, il giorno prima succede il finimondo e bruci la vacanza, la famiglia si scompiglia, tu ti fai una belva, eccetera”.
Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione al tempo del Covid. Già grillina, ora senza fissa dimora politica.
“Mi sono liberata delle cattiverie e delle invidie dei miei colleghi, anche compagni di partito. È un sollievo indescrivibile, mi sento rinata. Però che bellezza era viaggiare, vedere l’Italia, parlare, ascoltare. Una giostra meravigliosa, un corri corri asfissiante ma memorabile. Sono dirigente scolastica ma vorrei ritornare a fare politica, è troppo bello. Mi chiedo: ma con chi?”
Gaetano Quagliariello, liberale, centrista, mediatore, ventidue anni consumati in Senato. Ora felice ex.
“La voglia e la foga si andavano perdendo a ogni legislatura. Notavo che l’entusiasmo declinava e anche il prestigio piegava verso il basso e per uno come me abituato a mangiare la politica, ad abbuffarmi di politica, ad esserne fagocitato, era un segnale di allarme mica da poco. Per me la politica era balsamo e vita, orgoglio e ragione. Poi il crac. Questo ridimensionamento ha iniziato a farsi fuoco e a bruciare. Sono corso all’università, sono tornato al mio lavoro di storico. Certo, il conto in banca si è ridotto, adesso guardo sempre con una goccia di apprensione al mutuo. Però, per dirla tutta: del Palazzo non ne potevo proprio più”.
Giovanni Legnini è stato parlamentare del Pd, poi vicepresidente del Csm e ancora commissario alla ricostruzione delle aree del Centro Italia.
“Beh, mi torna in mente l’esperienza esaltante della legge sul testamento biologico e l’intervento magistrale in aula di Umberto Veronesi nel giorno della drammatica notizia della morte di Eluana Englaro. Però sono stato spettatore anche di uno spettacolo orribile, indecoroso: lo champagne e la mortadella elevati alla più triviale delle azioni compiute dalla destra. I cosiddetti festeggiamenti per la caduta del governo Prodi ancora si rincorrono nella mia testa, e li rivivo con disgusto”.
E Maurizio Acerbo, pescarese, deputato per una manciata di mesi di Rifondazione comunista.
“Quando ero nel Palazzo la sinistra esisteva. Oggi dov’è?”.
Cinque anni il passaggio in Parlamento della forzista Melania Rizzoli.
“Quel posto droga la gente, la illude, chiunque crede di essere quasi presidente del Consiglio. E invece non sei nulla, e nel nulla ritorni”.
Gioacchino Alfano, ex sottosegretario alla Difesa.
“Mi manca la commissione Bilancio e le partite a pallone”.
Elio Vito, ministro berlusconiano.
“L’aula annoiava e si aspettava, allora come ora, il giovedì per correre a casa. Dicevo ai parlamentari: nessuno più di voi odia così tanto il Parlamento”.