il Giornale, 23 luglio 2023
Intervista a Larissa Iapichino
Dove tutto cominciò. Nel 2015 una Larissa Iapichino appena 13enne assiste come spettatrice alla Diamond League di Monaco, si innamora dell’atletica e decide di voler provare finalmente a fare questo sport. Nel 2023, l’altro ieri, Larissa appena 21enne gareggia per la prima volta alla Diamond League di Monaco e la vince. «È stata una gara veramente lunga - ha raccontato l’azzurra, vicecampionessa europea del salto in lungo a livello indoor -. Solo da un annetto frequento queste pedane, ma io mi sento ancora una bambina, non mi rendo conto di quello che sto facendo». Ovvero ha vinto tre gare di fila nel circuito, tra Firenze, Stoccolma e, appunto, Monte Carlo, ed è imbattuta a un mese dai Mondiali. E allora non svegliatela dal sogno.
Larissa, è riuscita a dormire? Come si sente?
«Sono veramente tanto stanca. In realtà lo ero già ieri (venerdì) e ho speso in pedana le ultime energie rimaste, praticamente. Perché sono tornata solo qualche giorno fa dalla Finlandia (dove ha vinto a Espoo l’oro agli Europei under 23). Ho costruito questo successo passo dopo passo».
Nonostante la stanchezza, è riuscita a tenere duro e ha vinto con un ultimo salto eccezionale di 6,95 metri (personale all’aperto di 2 cm), superando la statunitense Tara Davis e la serba Ivana Vuleta. Come riesce a restare così lucida fino alla fine?
«Non lo so. È una componente di tante cose, a livello mentale. Devo tantissimo al mio mental coach Marco, che mi ha aiutato a rimettere la testa dove doveva essere. È frutto del lavoro con papà Gianni, è frutto di questa leggerezza che ho ritrovato, della spensieratezza di bambina che prova l’atletica per la prima volta».
Una vittoria che l’ha fatta entrare già nella storia. Vincere tre gare di fila in Diamond League è un’impresa per pochi eletti.
«Mi fa strano, perché in realtà non è che ci abbia pensato. Me l’hanno fatto notare dopo. Ma quando vado in gara io non esistono per me né le cose future né le cose passate. Fa strano perché sono gare importantissime, che fino a un paio di anni fa guardavo in televisione. Sognando magari un giorno di potervi partecipare. Oggi mi ritrovo a viverle e anche con la soddisfazione di averle vinte».
Che cosa ha significato questo successo nel Principato?
«Tanto. Perché è qui che mi sono innamorata dell’atletica».
Cioè?
«Sì, è successo tutto molto casualmente: ero qui in vacanza con mia mamma e altri parenti e per fare qualcosa di diverso avevamo deciso di prendere i biglietti per la Diamond League. Era un’estate in cui avevo appena smesso di fare ginnastica artistica, che è stato il mio sport per otto anni e che tuttora amo. Mi stavo dunque guardando intorno, la mia idea era fare pallavolo a settembre senza impegno».
Poi cos’è successo?
«Anche se ero abbastanza piccola, ricordo che quando entrai nello stadio respirai questa atmosfera bellissima, magica. E vidi le gesta dei campioni. Ricordo un record del mondo sui 1500 metri che, ironia della sorte, adesso detiene Faith Kipyegon, la keniana che lo ha stabilito al Golden Gala di Firenze dove io ho gareggiato per la prima volta e che a Montecarlo ha abbassato anche quello del miglio. Tante coincidenze. Mi sono detta: anche io vorrei provare queste emozioni. Anch’io voglio fare questo. Voglio provare assolutamente. E così ho comunicato ai miei questa decisione di fare atletica. In realtà, era una cosa che volevo provare senza che mi aspettassi chissà che cosa. E niente, da lì è iniziato tutto».
Sente la responsabilità di essere una figlia d’arte?
«No, anzi credo sia più uno stimolo più che un peso ormai. Quando ero piccola la sentivo di più questa cosa. Ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, agli occhi di tutti sei l’erede. Ma io sono semplicemente Larissa che ha l’opportunità di essere arricchita dall’esperienza dei suoi genitori».
Come vive la vigilia delle gare?
«Io sono un tipo molto tranquillo, il giorno prima della gara lo passo a dormire letteralmente. Dormo tantissime ore. Mi sveglio la mattina, faccio colazione e poi ritorno a dormire. Poi pranzo e dormo ancora un po’ prima di svegliarmi in tempo per la gara. La vivo molto tranquillamente».
Manca meno di un mese al Mondiale di Budapest.
«Non farò gli Assoluti a fine mese, perché abbiamo deciso di staccare un po’ dalle gare e dai viaggi, perché inizio ad essere un po’ esaurita (ride). Riguardo al Mondiale, devo dire che la specialità del lungo è molto tosta. Siamo sempre tutte lì in pochi centimetri che possono spuntarla in qualsiasi momento. Non ci sono strafavorite, ma io intanto sono contenta di essere riuscita a cogliere le occasioni fin qui».