Corriere della Sera, 23 luglio 2023
Chi politicizza la giustizia
Com’è il ritornello? Ah sì: fuori le correnti della magistratura dal Csm, fuori la politica dalla giustizia, basta con la cinghia di trasmissione dall’Anm dentro il Csm. Tanto che lunedì scorso, durante la visita del Csm negli uffici giudiziari lombardi, il vicepresidente Csm, l’avvocato Fabio Pinelli, aveva rimarcato come «il primo passaggio sia restituire al Csm la sua funzione», perché in passato «è stato confuso con un luogo improprio di rappresentanza politica», e invece «è un organo che si deve fare portatore non di interesse politico ma di valori: anche per questo ha scontato un deficit di credibilità».
Auspicio impeccabile, un po’ meno lo svolgimento due giorni dopo nel plenum sul routinario collocamento fuori ruolo di un magistrato italiano selezionato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo in una rosa di nomi spettante mesi fa al Ministero della Giustizia. Per tentare di paralizzare il voto, non soltanto il braccio destro del ministro Carlo Nordio, e cioè il magistrato suo capo di gabinetto Alberto Rizzo, un’ora e mezza prima della seduta Csm invia ai consiglieri una richiesta di rinvio (non prevista dalle regole) per la generica doglianza (espressa a sua volta due ore prima in una mail di due righe) di un altro candidato non selezionato da Strasburgo.
Ma, soprattutto, alcuni consiglieri Csm «laici» (cioè della quota di 10 avvocati o professori di cui la Costituzione riserva al Parlamento l’elezione sui 30 membri), e in particolare Claudia Eccher, eletta su indicazione della Lega ed ex avvocata di Matteo Salvini (cioè del leader leghista di cui il magistrato scelto dalla Strasburgo era stato gip a Palermo nel 2021 nel procedimento Open Arms), si squagliano appositamente per fare mancare il numero legale dei laici, che devono sempre essere almeno 7 su 10.
Affermazione
Alcuni laici di centrodestra rivendicano la pratica dell’ostruzionismo
come in Parlamento
Prima, dai laici di centrodestra, fioccano i motivi più creativi, come chiedere un rinvio «per cortesia», scoprirsi di colpo non più in grado di fare il relatore della pratica, accampare a posteriori di aver dovuto accompagnare dal medico un’altra consigliera assente. E poi Eccher, rientrata su appello telefonico di Pinelli, si avventura in una rivendicazione dell’ostruzionismo «per motivi puramente estetici, non dovendo io giustificare l’assenza: l’ostruzionismo, che si concretizza in interventi fiume, applicazione letterale dei regolamenti, e assenze per fare mancare il numero legale, è da sempre ammesso fin dalla prima forma di governo parlamentare, quella inglese. In Italia con questo metodo sono state combattute le più grandi battaglie politiche, spesso in difesa di principi e libertà fondamentali: rammento a tutti che, se pur non siamo in Parlamento, comunque l’ostruzionismo è un principio costituzionalmente garantito». Piccato tentativo di rispondere al fatto che – nell’iniziale silenzio del vicepresidente Pinelli, o preso in contropiede dall’enormità di quanto stava accadendo, o in imbarazzo per la mossa della collega votata all’epoca come lui dal Parlamento su indicazione della Lega – aveva ritenuto di intervenire persino un magistrato notoriamente di area moderata come Margherita Cassano, la prima donna presidente della Cassazione, componente anche del Comitato di Presidenza del Csm (insieme al procuratore generale Luigi Salvato e appunto al vicepresidente Pinelli) invitato a «richiamare al rispetto delle regole basilari» in «una riflessione sulla nostra funzione di tutela effettiva dell’autonomia e indipendenza della magistratura: se noi accettiamo quello che si è verificato oggi, e che già aveva rischiato di accadere un’altra volta, ossia la paralisi dell’attività del Csm per dissenso sull’esito di un voto democraticamente espresso, introduciamo un precedente gravissimo».
Alla fine il via libera al magistrato selezionato dalla Cedu arriva, e se la vicenda conquista prende qualche riga (peraltro su pochi giornali) è più che altro solo per censurare o esaltare (a seconda del loro orientamento) il «dito», cioè il fatto che la Lega ce l’abbia con il giudice che mandò a processo Salvini. Ma è la «luna» che spicca, se si riascolta la seduta Csm su Radio Radicale: la luna nera della politicizzazione, quella vera, della giustizia.