Marco Molendini per Dagospia, 21 luglio 2023
Biografia di Tony Bennett
Tony Bennett se ne va da sopravvissuto. Del resto coi suoi 96 anni ne ha viste di tutti i colori. Tony, newyorkese di sangue calabrese, era già in testa alle classifiche di vendita nel 1951, con Because of you, e poi è stato protagonista di dischi memorabili come quelli con l’orchestra di Count Basie o come quelli (i due più belli della sua carriera) con il pianista Bill Evans. In carriera ha vinto 19 grammy, di cui due con I left my heart in San Francisco, il suo cavallo di battaglia, che ha venduto 50 milioni di dischi.
Insomma, un’istituzione, oltreché un sopravvissuto, citato da Francis Ford Coppola nel Padrino, quando il cantante Johnny Fontaine, in un ruolo che voleva rifarsi a Sinatra, chiede a Michael Corleone: «Mike dove vai? Sto per cantare la tua canzone favorita». E Mike: «Vado in cucina ad ascoltare un disco di Tony Bennett».
Tony ha vissuto e resistito all’usura del tempo in modo miracoloso, provando a non arrendersi finché ha potuto, perfino quando l’alzheimer ha minacciato di cancellare la sua memoria personale. Fino all’ultimo ha messo in campo la sua voce, con la sua esuberanza e tecnica.
Eppure ha avuto una vita tutt’altro che tranquilla. Ha fatto la Seconda guerra mondiale (in Germania ha partecipato alla liberazione di un campo di concentramento), negli anni Cinquanta, al Paramount theatre di New York, faceva sette concerti al giorno. Ha vissuto anni di dipendenza da pillole e cocaina (con un episodio di overdose). Il libro, All the things you are: The life of Tony Bennett, ha raccontato che a finanziare, dopo la guerra, i suoi primissimi passi nel mondo dello spettacolo sarebbero stati gli “amici degli amici”.
Ma si racconta anche un spaventoso episodio, che risale a quando lo sconsiderato crooner si mise a corteggiare la ragazza di Tony Spilotro, capomafia che terrorizzava Las Vegas negli anni 70 (un tipo violento che ha ispirato il personaggio di Joe Pesci nel film Casino di Martin Scorsese). Finì bene, nel senso che Bennett se la cavò solo con qualche livido.
La sua carriera ebbe un periodo di flessione e la risalita, grazie all’amicizia con Frank Sinatra, ripartì dal 1986 (l’anno di nascita di Lady Gaga) con l’album The art of excellence. Era solo l’inizio di un’ascesa incredibile che lo ha visto cercato, sedotto, ingaggiato da rock e pop star (anche Andrea Bocelli lo ha scelto quando ha fatto il concerto a Central park).
È stato l’ultimo a registrare una canzone con Amy Winehouse (il classico Body and soul), ha messo insieme duetti discografici con celebrità come Paul McCartney, Elton John, Stevie Wonder, Bono, Sting, Michael Bublè, e poi ha vissuto un’ultima stagione trionfale con Lady Gaga che gli è stata vicino fino all’ultimo. Insieme qualche anno fa sono venuti anche in Italia, a Umbria jazz, un luogo che Tony amava particolarmente (lo ricordo fermarsi piacevolmente nella terra della sua famiglia, tornando Anthony Benedetto, passando, le giornate a dipingere). E quell’ultima volta con Lady Gaga aveva già 88 anni, ma mostrava a tutta la voglia di non arrendersi al tempo che passa e, di mattina presto usciva dall’hotel Brufani in tuta e andava a fare jogging. Miracoloso Bennett.