Corriere della Sera, 21 luglio 2023
Se le telecamere tolgono il carattere di «fantastique» alla radio
Mercoledì sera, «Blob» ha omaggiato la radio: la radio nei ricordi, negli sketch, nei film, nelle canzoni (da «Radio Ga Ga» a «Video Killed the Radio Star»), la radio che si vede in televisione. Qualche anno fa mi ero espresso contro la cosiddetta «visual radio». Il progetto era dell’allora direttore di Rai Radio, Roberto Sergio, che intendeva «digitalizzare l’intera filiera produttiva radio e rendere Rai Radio la realtà tecnologicamente più avanzata nel panorama delle radio italiane».
Nel frattempo, Roberto Sergio è diventato amministratore delegato di Viale Mazzini e la ragione sta sempre dalla parte di chi vince. Sergio, che il «Foglio» ha sopranominato «generale Patton», è uomo di mondo, ha ben altro cui pensare (per esempio, dove collocare Nunzia De Girolamo ascesa al cielo delle conduttrici) e sopporterà di buon grado queste prediche inutili.
Ha vinto Sergio, ma ha vinto soprattutto la tecnologia: in un mondo in cui tutto è instagrammabile ci poniamo il problema di una telecamera che riprende un programma radiofonico? E lasciamo anche perdere le teorie dell’ascolto mobile, della parola come libero sfogo all’immaginazione dell’ascoltatore, dell’affinità tra ascolto e lettura (la scoperta del podcast), delle fisionomie auditive e di tutti gli invisibili pregi della radio.
Però «Blob», basta rivedere la puntata, è stato implacabile. A sentirla, una trasmissione come «Radio2 Social Club» sembrava di essere tornati ai fasti di «Gran varietà», quando la radio aveva ascolti televisivi (erano gli anni Sessanta e sembrava di assistere a un vero varietà, non sapendo che il programma era fatto di spezzoni montati nel corso della settimana); ebbene in video, «Radio2 Social Club» è un programma da tv locale. Così succede con «Il ruggito del coniglio» e con gli altri programmi mandati in onda. Persino i frammenti video che riguardano «Alto gradimento» (stiamo parlando del massimo) tolgono quel carattere di fantastique che ha generato un nuovo modo di fare la radio.
Tommaso Labranca diceva che «la radio stimola perché è erotica, la tv perché è esplicitamente pornografica». Chissà cosa ne pensa il generale Patton!