Il Messaggero, 21 luglio 2023
Intervista a Raffaele Ranucci. Parla dei problemi di Roma
L’imprenditore Raffaele Ranucci, ex senatore, ha promosso alle ultime comunali la lista civica per Gualtieri, che è stata determinante per l’elezione del sindaco.
Ranucci, che Roma è questa Roma che abbiamo sotto gli occhi?
«È una metropoli con tanti problemi e con soluzioni che possono essere adottate ma è complicato. Per esempio il termovalorizzatore è una soluzione alla questione dei rifiuti e per fortuna il Tar ha appena dato un’ulteriore spinta alla realizzazione dell’impianto. I cittadini però, nel frattempo, vogliono la pulizia. Il problema vero è trovare un accordo con i sindacati. I quali devono difendere giustamente i lavoratori ma anche garantire un buon servizio ai cittadini. Ed è impensabile che i mezzi dell’Ama, molto vetusti, non abbiano un gps e che non esista un sistema centralizzato che individui e controlli tutta la flotta. Cerchiamo di uscire dalla paura della privatizzazione dei servizi di raccolta, incominciando da qualche municipio per arrivare a coinvolgere tutta la città. L’Acea deve valere come modello. 30 anni fa era un’azienda in perdita, poi con l’ingresso dei privati è diventata una delle prime società di servizi in Italia. Così si potrebbe fare anche per Ama e per Atac».
Ma lo sa, Ranucci, che sta tentando d’infrangere un tabù ideologico resistentissimo, quello del vade retro privati?
«Invece non mi sembra affatto uno scandalo, anzi è la ricetta giusta, quello di società con il 51 per cento di proprietà comunale, e il Comune non deve perdere il controllo, e con il 49 per cento di proprietà dei privati».
Su questo tipo di discorsi trova che il Campidoglio sia indietro?
«Credo che il sindaco sia una brava persona, ed è molto impegnato sui vari dossier. Ma ha bisogno di una struttura e di un sistema all’altezza. Io per esempio nominerei subito un city manager».
Come fece Letizia Moratti a Milano?
«Esattamente. Nominò Giuseppe Sala. A Roma non mi farei sfuggire Carlo Fuortes».
Ma sta per andare a dirigere il teatro San Carlo di Napoli.
«Roma deve avere la capacità di trattenere e valorizzare la buona classe dirigente che ha. Servono per una città così complessa buoni piloti e una macchina performante. Per averla, occorre superare i freni ideologici. Parlavamo delle privatizzazioni, e mi chiedo: ma è mai possibile che questo sia ancora uno spauracchio, in un mercato che ha bisogno di più soggetti possibili e di più risorse possibili dall’Italia e dall’estero verso una Capitale che ha la necessità di fare un salto di qualità?».
Se esistessero più taxi, per di più in previsione del Giubileo, il salto verrebbe meglio, non crede?
«Firenze ha fatto un bando per 70 licenze a pagamento, a 175mila euro ognuna. Il 20 per cento del totale del bando andrà al Comune per il servizio pubblico non di linea. E l’80 per cento alle cooperative dei tassisti, così rinnoveranno il parco auto e l’offerta. Un bando simile potrebbe benissimo essere fatto a Roma, magari per 1000 licenze. È chiaro che, insieme a interventi simili, bisogna aiutare i taxi e i mezzi pubblici fluidificando il traffico, con più corsie preferenziali e molto meglio controllate. Per esempio, i lungotevere possono essere dotati di una corsia preferenziale. Fluidificare il traffico significa avere anche minore inquinamento».
Lei sta dicendo che questa è una città pensata poco?
«È pensata in una maniera vecchia. Non ci si può attardare ancora sul trasporto via tram, soprattutto su tratte già servite ora dalla metro e che nei prossimi anni lo saranno ancora di più. Oggi i bus già acquistati dal Comune sono all’idrogeno, a metano ed elettrici: tutte tecnologie che 30 anni fa non esistevano. È un’assurdità far passare un tram a Corso Vittorio. Bene ha fatto la lista civica a convocare, su questo, la commissione trasporti e urbanistica. Ma è anche vero, purtroppo, che Roma prende la metà dei fondi pubblici pro-capite rispetto a Milano. Il governo ha un’ottima collaborazione con Roma, però alcune sperequazioni vanno eliminate».
Non bisogna essere apocalittici, però.
«Io non lo sono affatto. Anzi, mi sento fiducioso verso questa grande Capitale che amo e che va difesa. È un’ottima cosa, per esempio, il contratto con l’Anas per il ripristino di 80 chilometri di vie consiliari. Bene il ritorno dei turisti e l’essere di nuovo la città dei grandi eventi. Ma penso che ai romani piacerebbe vedere delle cose che sono vecchie e nuove allo stesso tempo. Mi riferisco a Regina Coeli: non può essere trasformata in uno studentato, in un luogo di cultura, in una sede enorme e nel mezzo della città a disposizione di qualsiasi buon uso per i cittadini?».
Sullo Stadio Flaminio, qual è lo stato dell’arte?
«C’è un progetto di Cassa depositi e prestiti e Credito sportivo che può essere preso subito in mano e non si perda più tempo. È un progetto che ingloberebbe tutta l’area da Villa Glori al Palazzetto dello Sport e allo stadio Flaminio. E ancora: perché non riprendere la grande risistemazione del lungomare di Ostia? Per riqualificare il centro e le vie commerciali, una buona idea sarebbe chiudere alle 10 il transito per le consegne delle merci ai negozi: camion e camioncini ingombrano quelle vie di pregio ed è uno schiaffo al decoro. Vanno ripristinate le regole, ci vogliono più vigili ed è richiesto un maggiore senso civico dei romani. Mi auguro che la lista civica possa rappresentare lo spirito critico-costruttivo per le idee che ho esposto finora. Gliene dico un’altra. Serve un responsabile della sicurezza e del decoro. Una figura dotata di grande esperienza e autorevolezza. Una sorta di generale Figliuolo per Roma Capitale. Il quale si occupi, con grande determinazione, anche dello sconcio delle case abusivamente occupate».
Sui Fori lei un’idea ce l’ha?
«Ho anzitutto una domanda: perché applicare l’ideologia all’assetto del Foro Romano e della zona circostante? Vorrei ricordare che i collegamenti delle due parti del Foro esistono e possono essere valorizzati. Fu Rutelli a concepire questa cucitura, senza smantellare via dei Fori Imperiali né renderla un suk per fakiri, centurioni e venditori di acqua a 5 euro perché tale diventerebbe a causa della risistemazione di cui si parla ora. E mi faccia dire un’ultima cosa. Quando vedo gli sfregi dei turisti vandali sul Colosseo o contro le nostre fontane, vengo preso dallo sconforto per questi atti d’ignoranza e cafonaggine. Ci vorrebbe una patente per essere turista a Roma».