La Stampa, 20 luglio 2023
Intervista a Thomas Ceccon
L’ arrivo a Fukuoka mette Thomas Ceccon di fronte al suo record. Prima lo guardava con più distacco, ora che torna dentro un Mondiale se lo trova faccia a faccia. L’anno scorso, a Budapest, ha nuotato i 100 dorso più veloci di sempre: 51"60. Poi li ha messi da parte. Adesso avverte la responsabilità di un oro da confermare, di risultati attesi in tante gare sparse nel programma di una settimana che vale la stagione, che apre alle Olimpiadi.
Dopo la vittoria inizia la parte difficile. Verità o banalità?
«Vero, la pressione me la metto io, da solo, però è giusta. In questo sport tutto avviene nella tua testolina, ti puoi autodistruggere con grande facilità e io sto cercando di stare tranquillo».
Testoline in difficoltà. Dressel, dominatore dal 2019 non si è qualificato, l’ungherese Milak, primatista dei 200 farfalla, dice di "aver toccato il fondo", Peaty, re della rana, è depresso. Che succede in piscina?
«Fa strano, ma chi guarda da fuori vede campioni a casa, io vedo fuoriclasse che contrastano le difficoltà. Dressel è tornato a nuotare, ed è una bellissima notizia, non aiuta metterlo in croce perché non è ripartito dai tempi che ha lasciato».
Perché il nuoto stressa più degli altri sport?
«Logora. Sei solo, c’è l’acqua, mentalmente ti consuma. O si ama o si odia».
Chi nuota per mestiere può odiarlo?
«Eccome. A me piace nuotare, ma non è scontato. Ci sono colleghi che hanno una vita più… terrestre, molti tra gli sprinter, per esempio».
Milak e Peaty sono entrati in crisi per questo secondo lei?
«Hanno vinto molto più di me, tenere l’equilibrio dopo tanto successo è dura. Noi ci ossessioniamo, abbiamo tutti un io interiore con cui parlare, senza in vasca non reggi. Peaty ha scritto: "Prendo una pausa, se non vinco ai Giochi è come se non avessi mai vinto nulla". Si spiega da solo»
Non è un pensiero estremo, poco sano per chi ha tre ori olimpici già a casa?
«Per superare i limiti devi spingere e lì e ti porti per forza in una zona d’ombra. Più vinci e più sei in pericolo».
Lei si è votato alla sofferenza quindi?
«Ho un piccolo antidoto. Le tante gare diverse, 50 delfino, i 50 e i 100 dorso, lo stile libero in staffetta. Peaty fa solo rana e si sfinisce di più».
Serve di più l’ossessione o il talento?
«L’ossessione».
Come? Da quando è bambino tutti esaltano le sue doti naturali?
«Senza ossessione non mi avrebbero portato oltre la piscina di Creazzo, senza ossessione mi sarei lasciato portare a spasso da chiunque proponesse eventi dopo gli ori ai Mondiali. Già così ho avuto i miei giramenti, per fortuna ho limitato gli impegni. Mi costa molto perdere un allenamento per uno shooting fotografico».
Almeno si piace dopo?
«Sì, si, mi truccano mi mettono a posto, è divertente. Dopo un po’ basta, però. Tutto quello che è fuori dall’acqua lo prendo con moderazione».
La maniglia dell’acqua è quella presa ideale che i tecnici insegnano a trovare da bambini e i talenti non hanno bisogno di imparare, fuori dalla piscina l’ha trovata?
«Fuori è complicato. Io poi sono proprio interessato al nuoto e quando prendo un appuntamento extra subito mi chiedo: ma perché non sono stato a casa a riposarmi? E se conosco nuove persone è difficile che capiscano quello che faccio, per questo alla fine frequento persone dell’ambiente».
Pensa mai a una vita senza il nuoto?
«Difficile, cioè non vedo proprio nulla».
Se si immagina tra dieci anni?
«Sempre nulla. Ma colleghi un po’ più grandi di me, come Rivolta e Paltrinieri mi hanno detto che non serve avere adesso il piano per dopo. Si farà».
Vivere di nuoto non lascia spazio per altro?
«Ho molti interessi e non riesco a coltivarli. Mi piace la fotografia, a Melbourne mi hanno dato una macchinetta e facevo il dietro le quinte dei Mondiali in vasca corta. Quando le riguardo scopro atteggiamenti di cui non mi accorgo dal vivo. Ma appunto, sono attimi. Poi nuoto».
Alternativo, indipendente, vincente, si sente un punto di riferimento per i ventenni come lei?
«Ni. So che quello che ho fatto io è riuscito a pochi in Italia».
Quindi" ni "perché?
«Molti mi scrivono sei il mio idolo eccetera. Resta strano, mi fa piacere, ma non mi sento. Non sono un super intelligentone, sono un ragazzo tranquillo anche se mi raccontano diverso. Ho 22 anni, esco faccio cose banali».
Sembra uno che non vuole essere giudicato.
«Lo sono stato moltissimo, la gente ha a che ridire più o meno sempre».
Nell’estate di Caronte che pensieri fa sulle problematiche ambientali?
«Che cavolo di mondo ci hanno lasciato? I danni sono irrecuperabili. Qualcuno inizia a cambiare mentalità e dall’altra parte la gente che se ne frega è più radicale. Non c’è via di fuga»
Parliamo del secondo oro del 2022. La staffetta mista.
«No».
Che cosa no?
«Difenderemo il titolo, ma così come mi sentivo super convinto lo scorso giugno, so che ci manca qualche cosa adesso. Vedremo, siamo belve e pure i primi detrattori di noi stessi».
Phelps la invita a cena. Di che parlate
«Di niente perché non so l’inglese. Chiederei una foto, non ce l’ho di nessuno, la sua la vorrei».