Corriere della Sera, 20 luglio 2023
Bentivoglio racconta Gardini
Fabrizio Bentivoglio sembra sempre così serio. E lo è, ma scavando è anche molto ironico. Come il suo nuovo ruolo. Domenica 23 luglio, su Rai1 in prima serata, va in onda «Raul Gardini», coproduzione di Rai Fiction e Aurora tv, regia di Francesco Micciché. Bentivoglio dà il volto al grande imprenditore, nato a Ravenna e morto a Milano il 23 luglio 1993, trent’anni fa: si tolse la vita con un colpo di pistola. Era molto scosso per il suicidio di Gabriele Cagliari e ormai certo che la Procura di Milano, nel pieno di Tangentopoli, stesse per coinvolgere anche lui. La docufiction racconta gli ultimi tre anni di Gardini, partendo dall’11 marzo 1990, giorno del varo del Moro di Venezia, la barca a vela che ottenne grandi successi fino a sfiorare la Coppa America, al 23 luglio 1993. Un docufilm che mischia sapientemente documentario, e fiction.
È vero che desiderava da tempo interpretare Raul Gardini?
«Dieci anni fa mi fu proposto un film sull’imprenditore, ma poi non se ne fece più nulla, lasciando in me un certo rimpianto. Quando mi ha chiamato Micciché, ho accettato subito e ci siamo detti che avremmo diviso i compiti: il documentario avrebbe raccontato Gardini pubblico, il film Raul privato, marito, padre, amico. Ora a cose fatte dico che questo Raul è sgorgato quasi malgrado me, autonomamente, come se avesse una certa fretta di uscire e di liberarmi da quella promessa fattagli più di 10 anni fa».
È stato rapito dall’uomo Raul? Ha scoperto una certa affinità con lui?
«Affinità forse è un po’ troppo. Ci sono elementi che me lo hanno reso simpatico. In certe cose mi sono riconosciuto. Lui era un sognatore e un visionario, un giocatore che giocava per vincere, ma del resto tutti giochiamo per vincere. È che nessuno lo ammette, lui sì. La storia ce lo rimanda come esempio negativo, invece non lo è, è più che positivo. Un uomo che già 40 anni fa parlava di carburanti alternativi e plastica riciclabile. Viene da chiedersi come mai certe sue idee non siano state seguite. Oggi staremmo meglio».
Raul uomo..
«Un uomo d’altri tempi, di una franchezza antica. La stretta di mano per lui valeva più di certo firme».
Raul anche padre. E lei che papà è?
«Bisognerebbe chiederlo ai miei figli. Come sempre sbaglio. La costante è quella di sbagliare il meno possibile».
Il docufilm è stato girato a Ravenna e alla tenuta La Monaldina.
«I figli ci hanno aperto casa e ci hanno parlato di lui. Il nutrimento vero è stato questo, i racconti delle persone che l’hanno amato. Anche loro come tutti noi, si chiedono come mai Gardini sia stato dimenticato in maniera così proterva».
Raul si è tolto la vita. È riuscito a darsi qualche spiegazione in più?
«È stato certamente un gesto a protezione della famiglia. Altre tesi (qualcuno in passato aveva ventilato l’ipotesi di omicidio che però non ha mai trovato credito, ndr) sono irrispettose. Un gesto estremo e difficile il suo. Certo, Raul era rimasto profondamente colpito dal suicidio di Cagliari».
Il 14 agosto al cinema uscirà il film corale, «I peggiori giorni». Lei è protagonista con Giuseppe Battiston dell’episodio dedicato al Primo Maggio dove interpreta un imprenditore in crisi che pensa alle estreme conseguenze. Una similitudine con il personaggio di Raul Gardini.
«È la storia di un piccolo imprenditore veneto, e il tragico epilogo li accomuna. Purtroppo anni di pandemia hanno portato persone a contemplare la morte come soluzione. Del resto so che ci sono momenti di depressione, bestiaccia cattiva, in cui tutti possiamo arrivare a fare un gesto di questo tipo. Anni fa ci dicevano che la pandemia avrebbe tirato fuori il meglio di noi. Ci siamo sopravvalutati, non è uscito il meglio».
Lei è nato e cresciuto a Milano. Che ricordi ha?
«Molto bello, gli anni della mia prima formazione. Certo, era un’altra Milano: alle Varesine io ci vedo ancora il vecchio luna park. Ora ci sono grattacieli e grattacieli (la zona di Porta Nuova, ndr)».
Le piace l’estate?
«Per noi attori l’estate non corrisponde a vacanza, noi storicamente lavoriamo, infatti mi sto apprestando a fare un film nuovo. Bisogna rimanere pallidi: l’ultima abbronzatura non so a quanto tempo fa risale...non mi ricordo più».
Le vacanze le piacciono?
«Neanche tanto».
E se i bambini le chiedono di andare in vacanza?
«Gli dico di andare con la mamma».
Cosa diciamo al telespettatore del docufilm di domenica?
«In un Paese dove la meritocrazia non è all’ordine del giorno e i migliori vengono ostacolati, Raul Gardini era un migliore».