Avvenire, 19 luglio 2023
Coltivare patate su Marte
L’ESPERTA
De Pascale: «Cibo fresco nello spazio? Futuro già iniziato»
ANTONIO
LO CAMPO
«Coltivare ortaggi su un altro pianeta? Sarà possibile su Marte con patate e cereali, ma prima ancora sulla Stazione Spaziale, dove piccole serre potranno fornire agli astronauti verdure fresche per integrare la loro dieta. E questo è già iniziato “ufficialmente” nel 2015 con l’insalata gustata in orbita dall’astronauta Scott Kelly». Non è l’affermazione di un regista di fantascienza, ma di una ricercatrice nel settore dell’Agrospazio, la professoressa Stefania De Pascale, ordinario di Orticoltura e floricoltura dell’Università di Napoli Federico II e, dal 2019, responsabile del Laboratorio di Ricerca sulle piante per lo spazio: «Ho iniziato a occuparmi di agricoltura sulla Terra, e poi sono passata allo spazio. D’altra parte, se l’umanità aspira a raggiungere lo spazio per esplorarlo e utilizzarlo al fine di migliorare la vita sulla Terra o con la prospettiva di colonizzare altri corpi celesti non potrà fare a meno delle piante. Da tempo, le agenzie spaziali di tutto il mondo lavorano per far crescere le piante in sistemi biorigenerativi per supportare la vita dei futuri coloni spaziali e presto le tecnologie in fase di progettazione sulla Terra potranno essere trasferite sulla Luna. E poi, speriamo, su Marte», dice la ricercatrice napoletana, che di recente ha progettato un modulo-serra per coltivare micro- ortaggi sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) e collabora alla realizzazione di un apparato di crescita per coltivare patate in microgravità a bordo della Iss. E se la lattuga rossa coltivata in orbita e consumata a cena da Scott Kelly per la prima volta nell’agosto 2015, è già realtà, le patate da coltivare su Marte, come nel celebre film Sopravvissuto – The Martian saranno presto realtà? «Stiamo lavorando – racconta Stefania De Pascale – alla coltivazione di piante in sistemi biorigenerativi di supporto alle vita per le future missioni sulla Luna e su Marte, in un team internazionale nell’ambito del programma “Melissa” dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e in un grande progetto dell’Agenzia spaziale italiana. E le patate sono uno dei nostri obiettivi di lungo periodo, dato il loro valore energetico. Ma non solo quelle. Stiamo lavorando alla coltivazione delle principali colture alla base dell’alimentazione umana quali i cereali, come il frumento e il riso, e le leguminose, quali soia e fagiolo, anche su simulanti di suoli lunari e marziani, le cosiddette regoliti. I risultati sono incoraggianti». Ma a Terra, tra i progetti a cui ha preso parte la De Pascale, vi è il progetto europeo “Eden Iss” che aveva l’obiettivo di dimostrare le tecnologie di coltivazione in condizioni ambientali e logistiche estreme «nell’ambito del progetto Eden, coordinato dal Dlr, l’Agenzia spaziale tedesca, è stato realizzato un impianto mobile delle dimensioni di un container presso la Stazione Neumayer III in Antartide – aggiunge la De Pascale – nel quale vengono coltivati ortaggi in coltura idroponica e con illuminazione artificiale a led, per produrre cibo fresco per il personale della base». E il cibo nello spazio? «Sulle piattaforme orbitanti e le navicelle spaziali, si potranno coltivare ortaggi come lattuga, pomodori, rapanelli. E anche piccoli frutti quali le fragole. Per integrare l’alimentazione degli astronauti con cibo fresco ricco di composti nutraceutici ma anche come importante supporto psicologico per gli astronauti». Ma le piante non producono solo cibo, sono in grado di rigenerare l’aria attraverso la fotosintesi (utilizzano l’anidride carbonica emessa dall’uomo, e ne producono l’ossigeno necessario) e purificare l’acqua attraverso la traspirazione. «Al momento attuale, la vita dell’equipaggio della Stazione spaziale internazionale si basa essenzialmente sul rifornimento dalla Terra in quanto i sistemi chimico-fisici a bordo della Iss non sono sufficienti a rigenerare le risorse ambientali necessarie (aria e acqua) e il cibo arriva dalla Terra. Ecco perché è importante realizzare un sistema biorigenerativo in cui le piante saranno una componente essenziale». Non si tratta di progettare un giardino spaziale ma di una necessità per consentire lunghe permanenze dell’uomo nello spazio. E con importanti ricadute per l’agricoltura terrestre: «Questi progetti portano ricadute in termini di conoscenze e tecnologie per migliorare la sostenibilità dell’agricoltura sulla Terra. Sono convinta che la ricerca di possibili soluzioni per l’agricoltura spaziale consentirà non solo di colonizzare altri pianeti ma anche di rendere il nostro un mondo migliore»