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 2023  luglio 19 Mercoledì calendario

La classifica del carovita in Italia

Genova è la città più cara d’Italia: a giugno quando l’inflazione in Italia era scesa al 6,4% nella città della Lanterna si toccava l’8,5%. Valore che secondo le stime dell’Unione consumatori si traduce in una spesa aggiuntiva che per una famiglia media è di 1.853 l’anno. Va da sé che di conseguenza, tra le Regioni, la Liguria è quella dove i rincari pesano di più: +8,2% e 1.692 euro di maggiori costi.
L’Unc partendo dai dati territoriali dell’inflazione di giugno resi noti dall’Istat ha stilato la classifica completa di tutte le città più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita. Non solo, quindi, dei capoluoghi di Regione o dei Comuni con più di 150 mila abitanti.
Alle spalle di Genova si piazza Firenze con un +7,6% di inflazione a giugno (1.772 euro), quindi Grosseto che pur avendo la stessa inflazione di Firenze (+7,6%) ha una spesa supplementare pari a 1.713 euro annui per una famiglia tipo. Al quarto posto Milano, +6,3% e una stangata pari a 1.710 euro. Seguono Bolzano (+6,4%, +1.701 euro), Siena (+7,5%, +1.691 euro), al settimo posto Varese (+6,4%, +1.688 euro), poi Lodi (+6,6%, +1.675 euro) e Perugia (+7,2%, +1.654 euro). Chiude la topten Lecco (+6,5% e 1.650 euro di spesa in più). Tra le altre grandi città, Bologna si piazza al 13° posto (+6,5%, +1621 euro), Torino è 15ª (+6,9%, +1.587 euro), Roma è 27ª (+6,45, +1.499 euro) e Napoli è 61ª con 1.275 di maggiori costi (+6,3%).
Sull’altro fronte della classifica, la città più virtuosa d’Italia in termini di spesa aggiuntiva più bassa è ancora una volta Potenza, ovvero la città dove si registra l’inflazione più bassa del Paese (+3,8%) e dove in media si spendono «solo» 750 euro in più all’anno, in pratica la metà di quando si spende nelle prime 25 città dove i rincari sono più alti. Al penultimo posto si piazza Catanzaro, seconda città dove anche inflazione è più bassa (+4,7%, +878 euro), e quindi al terzultimo Reggio Calabria (+5,2%, +971 euro).
Per quanto riguarda invece le Regioni, alle spalle della Liguria si piazza l’Umbria, dove la crescita dei prezzi del 7,2% implica un’impennata del costo della vita pari a 1.626 euro, e quindi la Toscana, +7,2% e un rincaro annuo di 1.595 euro. Seguono, Lombardia e Trentino Alto Adige (+1.559), Piemonte (+1.506), Lazio (+1.424) ed Emilia Romagna (+1.403). Valle d’Aosta e Veneto, rispettivamente con +5,6 ed un +6% (che si traducono in rincari annui nell’ordine di 1.386 e 1.373 euro) sono appena sotto la media nazionale che secondo i calcoli dell’Unc comporta 1.391 euro di rincari a famiglia.
Ovviamente più la famiglia è numerosa e più il costo della vita incide sui singoli bilanci. Basta infatti un solo figlio e il conto dei rincari sale già a 1.673 euro all’anno, con la spesa per alimentari cresciuta di 764 euro, quella per la casa (utenze comprese) di 359, quella per servizi ricettivi e di ristorazione di 125. Essendo queste le tre voci in cui i prezzi continuano a crescere di più: +11% l’alimentare, +10,1% l’abitazione +7,6% alberghi e ristoranti.
Una coppia con due figli, invece, deve mettere in conto 1.834 di maggiori costi (+846 euro solo per cibi e bevande), mentre con tre o più figli il conto medio supera addirittura i 2000, a quota 2.068 euro per la precisione, con ben 1.010 di spesa in più per nutrirsi e dissetarsi.
«Una vera e propria batosta», commenta il presidente dell’Unione consumatori Massimiliano Dona. «Il rallentamento dell’inflazione - spiega - procede troppo a rilento dopo il ribasso del costo dell’energia che oramai dura da gennaio, oltre 6 mesi fa, e i ripetuti interventi della Bce». Per il presidente dell’Unc, che definisce «insoddisfacente, che lascia l’amaro in bocca» il calo dell’inflazione registrato a giugno, il problema da affrontare è «il solito», quello della doppia velocità, con le imprese «subito pronte ad alzare i prezzi non appena salgono i costi di produzione, ma ben più lente a farli scendere quando si inverte la rotta».
È il caso sollevato nei mesi passati dai consumatori a proposito del prezzo della pasta, con le imprese del settore che da tempo beneficiano anche del calo generalizzato del prezzo del grano in aggiunta a quelli dell’energia. Dopo una prima riunione della Commissione di allerta rapida sui prezzi oggi saranno direttamente il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso e dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ad incontrare le principali aziende della filiera della pasta, dai produttori alla grande distribuzione organizzata, per un aggiornamento sulla dinamica dei prezzi e per valutare le possibili iniziative da mettere in campo.
Per il Codacons «il governo deve intervenire sui prezzi e deve farlo subito, perché in alcuni settori fondamentali per i cittadini i listini continuano a registrare rincari record», a partire dagli alimentari «i cui prezzi continuano a rimanere in Italia elevatissimi, e a giugno, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat, hanno registrato un aumento annuo dell’11%». «Il Governo non molla - ha rassicurato nei giorni scorsi in tv il ministro Urso - perché ritiene che inflazione sia uno dei problemi principali».